Commissione UE: status da candidati per Moldavia e Ucraina, per i Balcani invece nulla

20 giugno 2022

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Quella della Commissione europea era una presa di posizione attesa dopo il viaggio a Kiev del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del presidente francese Emmanuel Macron, del primo ministro italiano Mario Draghi e del presidente romeno Klaus Iohannis. Ed è puntualmente arrivata venerdì scorso . La Commissione ha invitato i 27 leader Ue a concedere immediatamente lo status di candidato alla Moldavia e all'Ucraina in occasione del vertice UE del 23-24 giugno.

Ursula Von der Layen alla presentazione del parere della Commissione sulla concessione dello status di candidato a Ucraina, Moldavia e Georgia - Commissione europea

"L'Ucraina ha dimostrato la sua determinazione nel coltivare i valori europei", ha dichiarato la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, aggiungendo che anche prima della guerra l'Ucraina aveva compiuto passi importanti sulla strada dell'Europa. "Gli ucraini sono pronti a morire per la prospettiva europea. Vogliamo che il sogno europeo continui a vivere assieme a noi", ha aggiunto su Twitter.

Per quanto riguarda la Moldavia, Ursula von der Leyen ha dichiarato che ha compiuto "passi decisivi verso le riforme". Il 7 maggio il Parlamento europeo aveva già votato a favore della concessione dello status da candidata alla Moldavia. La Commissione, invece, non ha raccomandato altrettanto per la Georgia.

Durante la conferenza stampa organizzata per spiegare la decisione della Commissione il commissario per l'Allargamento Olivér Várhelyi, ad una domanda sulla concessione dello status di candidato per la Bosnia Erzegovina, ha ricordato che quest’ultima deve prima soddisfare le condizioni poste dalla Commissione: "La Bosnia Erzegovina ha un proprio percorso avviato, che si basa su condizioni chiare e richieste ad ogni paese. La Bosnia Erzegovina deve soddisfare quattordici priorità e noi stiamo ancora aspettando che il paese le soddisfi. Rinegoziare le condizioni sarebbe come concedere uno 'sconto' sul processo di allargamento, e noi non vogliamo farlo”.

Riuniti il 16 giugno scorso a Ohrid, nella Macedonia del Nord, per il Forum di Prespa, i presidenti di Croazia, Macedonia settentrionale, Kosovo, Montenegro e Slovenia hanno nuovamente invitato Bruxelles a completare il processo di integrazione dei Balcani occidentali, in particolare concedendo lo status di candidato immediato e incondizionato alla Bosnia Erzegovina.

Il presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha invitato gli europei a non tenere il suo paese "in un ghetto". Ha ricordato che il Kosovo attende la liberalizzazione dei visti da cinque anni, denunciando la "grande ingiustizia" commessa nei confronti dei cittadini del suo paese. Il presidente macedone Stevo Pendarovski ha sottolineato che la politica di allargamento è "congelata", ricordando che il suo paese ha ottenuto lo status di candidato ormai 17 anni fa e che si sta avvicinando al triste record detenuto dalla Turchia (candidata dal 1999, ndr), e che tutti i paesi della regione soffrono, nell’attesa, dell'emorragia dei propri cittadini, che emigrano all’estero. Il presidente croato Zoran Milanović ha dichiarato di non essere contrario alla concessione dello status di candidato all'Ucraina, ma che la Bosnia Erzegovina dovrebbe ottenerlo "lo stesso giorno".

La concessione dello status di candidato non significa, tuttavia, che l'effettiva adesione all'UE sarà più rapida per la Moldavia e l'Ucraina: l'intero processo di allargamento è infatti in fase di stallo da anni. La Turchia ha lo status di candidato ufficiale dal 1999, la Macedonia del Nord dal 2005, il Montenegro dal 2010, la Serbia dal 2012 e l'Albania dal 2014. L'apertura dei negoziati di adesione con l'Albania e la Macedonia del Nord è stata a lungo bloccata dalla Francia ed è tuttora bloccata dalla Bulgaria, a causa del suo veto a Skopje, che si ripercuote anche su Tirana.

 

Link: Le Courrier des Balkans


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