Il ministro Hari Kostov e il logo dell'ANA (AKSH in albanese)

Un reportage da Skopje sui recenti violenti episodi accaduti nella capitale macedone. Scrive Dejan Georgievski

03/09/2003 -  Anonymous User

Cosa possiamo dire sulle vicende dell'ultima settimana? Innanzitutto, è stata piazzata una mina sotto i binari della linea ferroviaria Skopje-Belgrado, che è esplosa martedì scorso quando un mezzo gli è passato sopra. Fortunatamente, il danno causato dall'esplosione era lieve e d è stato riparato immediatamente. La vera questione, però, era solo dietro l'angolo.

Mercoledì, il comandante Chakala, il cui vero nome è Avdilj Jakupi di Aracinovo, ha fatto la sua prima mossa. A Kumanovo, Jakupi con un gruppo dei suoi uomini, ha rapito una pattuglia del Ministero dell'interno e ha tenuto in ostaggio i due poliziotti della pattuglia. Immediatamente ha chiamato i media e li ha informati che richiedeva, per il rilascio dei due poliziotti rapiti, che venissero rilasciati alcuni uomini detenuti per il loro coinvolgimento nell'ondata di bombe dello scorso anno.

Il Ministero dell'interno ha riposto che non ci sono possibilità per una negoziazione con Chakala, ma gli ha raccomandato di "rilasciare i poliziotti rapiti e di arrendersi". È stato poi annunciato che il Ministero avrebbe avviato un'azione per la liberazione dei colleghi. Ma, come spesso accade in Macedonia, la suddetta azione avrebbe dovuto svolgersi nel villaggio di Aracinovo, il che rappresenta un problema. Aracinovo è stato a lungo, e sembra ancora esserlo, il compendio della resistenza allo Stato macedone nella regione, per non parlare delle sue asserite posizioni come centro di tutti i tipi di attività illegali, in particolare il contrabbando di tabacchi. Il Ministero dell'interno si è sentito costretto a chiedere alla popolazione di Aracinovo e dei villaggi circostanti alla regione in cui Chakala opera, di non impedire l'azione del Ministero, e di "evitare di provocare i membri delle forze di polizia".

Giovedì mattina, tutti i più importanti politici macedoni (significativamente, solo dei partiti politici macedoni, con l'eccezione di Xhezair Shaqiri del NDP) si sono sentiti costretti a dire qualcosa sulla questione. Il ministro della difesa Vlado Buckovski, in viaggio per Varsavia, ha detto che "la Macedonia non teme i terroristi" e che "d'ora in poi mostrerà tolleranza zero per ogni attività di questo tipo". Una buona domanda sarebbe, se devono ancora iniziare con la politica della tolleranza zero, perché hanno aspettato fino ad ora? Specialmente quando in tutto il mondo questa politica è la condicio sine qua non per il sostegno alla lotta contro il terrorismo. Un altro problema sarebbe naturalmente, la risposta alla domanda, chi è terrorista e chi è criminale. Tale dicotomia è particolarmente visibile in Macedonia. Non è strano sentir dire da qualche ufficiale alla mattina che queste persone che sparano ogni giorno, gente che vaga per le montagne, che qui e là mettono qualche bomba, che sono terroristi e poi dire, nel pomeriggio, che si tratta invece di comuni criminali ed estremisti (che è ancora un termine politico) i quali non desiderano la destabilizzazione della regione.

Ma per tornare alla nostra storia, dopo Buckovski, anche il primo ministro Crvenkovski ha rilasciato la sua dichiarazione, con la quale ha inviato un messaggio a Jakupi, dicendo che "l'unico posto sicuro per lui e per la sua gang dovrebbe essere il carcere di Suto Orizari". Jakupi o Chakala, come preferite, ha risposto, direttamente nelle news della televisione A1, dicendo che "inizierà una grande campagna di bombardamenti" e ha minacciato di far saltare in aria lo stesso carcere. Jakupi ha inviato un messaggio a Crvenkovski dicendogli che va sempre in giro con addosso tre chili di esplosivo pronto per esplodere nel caso cercassero di arrestarlo.

Lo stesso giorno, i due poliziotti sono stati rilasciati, ma apparentemente non grazie alla "decisiva azione della polizia" come promesso dal ministro dell'interno Hari Kostov, piuttosto sono stati rilasciati dallo stesso Chankala, il quale probabilmente li ha considerati come una inutile zavorra nella caccia all'uomo che la polizia aveva già organizzato per catturarlo. Durante i giorni scorsi, una pesante forza di polizia, composta sia dalla unità speciale antiterrorismo che dalle forze regolari di polizia, ha pattugliato le zone in cui Chakala è comparso. Significativamente durante l'azione hanno evitato di entrare negli abitati e nei villaggi della regione, probabilmente per paura di una reazione negativa della popolazione locale, non di certo nota per la sua fedeltà alla repubblica. Venerdì Hari Kostov è andato ad Aracinovo (sei km da Skopje) per parlare con le autorità locali. Con le quali ha discusso della necessità di combattere le gang criminali che scorrazzano nella regione, ma ha anche espresso la sua costernazione per il fatto che "nonostante le autorità costantemente si lamentino con la polizia, non hanno fatto nulla per fornire informazioni sulle suddette gang". Kostov ha lasciato l'incontro soddisfatto, aspettandosi una maggiore cooperazione dalle autorità locali.

Ad ogni modo, gli eventi dei giorni scorsi sono stati piuttosto drammatici. Innanzitutto, ancora direttamente nel programma informativo della TV A1, Chankala ha annunciato di nuovo la sua campagna di bombe e il "coprifuoco per Skopje" dopo le ore 20.00. Subito dopo quell'ora, una Mercedes-Benz (più tardi si è scoperto che era stata rubata ad un taxista alcune sere prima, insieme con altri due veicoli) con due persone a bordo è sfrecciata nella città, passando di fronte al palazzo del municipio e la Corte distrettuale di Skopje, dove sono state scagliate due granate con un mortaio di 40 mm, che hanno mandato in frantumi i vetri del palazzo. Cinque minuti più tardi, sono sfrecciati davanti al palazzo del Governo e hanno lanciato un'altra granata, che è esplosa nel cortile, ma senza causare gravi danni. Un po' più tardi, altre due granate sono state sparate sulle baracche dell'esercito macedone, una delle due ha centrato il reparto medico e un soldato è stato lievemente ferito.

Il giorno successivo, durante il suo incontro ad Aracinovo, il ministro dell'interno Hari Kostov ha annunciato che è "impossibile che Jakupi e la sua gang possano essere dietro le bombe di Skopje". Egli ha aggiunto che le autorità sono consapevoli della possibilità che le gang di criminali e di estremisti possano aver commesso alcune azioni disperate, ma che ogni mossa dovrebbe portare all'arresto di chi sta dietro simili attacchi.

Ciò, tuttavia, si può rivelare molto più difficile di quanto ci si attende. L'auto-nominato Esercito nazionale albanese (ANA) ha rivendicato la responsabilità degli attacchi, che sono stati condotti, come si legge sul loro sito web, dall'Unità speciale denominata "Cobra", di stanza ad Aracinovo. Lo stesso comunicato afferma che "la comunità internazionale dovrebbe rendersi conto che non ci sarà pace nei Balcani finché tutti gli Albanesi non vivranno in un solo paese". Ora, sembra che l'ANA stia lanciando una campagna tutt'attorno alle regioni di crisi, non solo in Macedonia, ma anche nel Sud della Serbia e in Kosovo. La stessa comunità internazionale sta cercando con difficoltà di contenere il pericolo e loro possono anche avere ragione. Tuttavia, durante il forum organizzato dall'UNESCO sul tema "Dialogo delle civilizzazioni" che si è tenuto lo scorso weekend a Ohrid, tutti i partecipanti hanno espresso la loro costernazione per l'attuale situazione e hanno condannato il terrorismo. Solo per informarvi, c'erano otto capi di stato, numerosi esperti, scienziati, storici, scrittori tra i quali un premio Nobel.

L'opinione pubblica non sta mostrando il minimo segno di ansietà. In barba ai proclami di Chankala e del suo "coprifuoco". I caffè lungo il fiume Vardar erano pieni di persone mentre il Palazzo di Giustizia, dall'altra parte del fiume, è stato preso di mira. L'editoriale di sabato del quotidiano "Dnevnik" ha reso esattamente la posizione della gente di Skopje. "Mentre il mio redattore mi bestemmiava contro per non essere stato sul luogo della scena " - scrive Gjorgi Barabarovski - "i miei amici stavano bevendo le loro birre in un ristorante a meno di cento metri dall'esplosione, quando la bomba è caduta vicino al palazzo del governo cantavano canzoni della Vojvodina".

Dopo tutto, questo potrebbe essere il lavoro di criminali piuttosto che di terroristi. Se teniamo in considerazione che l'obiettivo principale del terrorismo è la pubblicità e la creazione di uno stato di terrore di massa, l'ANA ha fallito miserabilmente. Alla gente qui non potrebbe fregare di meno. Oppure potrebbe?


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