Crisi in Macedonia, l’UE preoccupata

11 maggio 2015

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L’Unione europea, Germania in testa, esprime profonda preoccupazione per la grave situazione in Macedonia.

Il Commissario per l’allargamento e la politica di vicinato, Johannes Hahn, ha dichiarato che tutti all’UE sono preoccupati degli avvenimenti dello scorso week end in Macedonia. “Questo attacco non deve influire sui colloqui tra governo e opposizione in merito ad una soluzione della crisi politica nel paese, e nemmeno essere il preludio alla diffusione di tensioni etniche”, precisa il Commissario UE, invitando tutte le parti in causa ad indagare in modo trasparente su quanto è accaduto.

Gli fa eco il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, durante una conferenza stampa a Bruxelles: “Faccio appello ad un’indagine trasparente su cosa è accaduto e come può essere accaduto”.

Non solo preoccupata ma anche delusa dalla situazione in Macedonia sembra essere la Germania. Berlino, che negli ultimi anni è stato uno dei membri UE ad aver spinto di più per l’integrazione euro-atlantica di Skopje, pare stia  iniziando a perdere fiducia nella politica macedone: “L’immagine positiva che la Macedonia ha avuto in passato, nei mesi scorsi è stata continuamente danneggiata [… ] È difficile ora convincere i deputati del Bundestag a promuovere l’impegno tedesco sulla Macedonia, sia esso finalizzato ai negoziati di adesione o alla questione del nome”, afferma il professor Franz-Lothar Altmann, intervistato dalla Deutsche Welle.

Alla fine di aprile l’ambasciatrice tedesca in Macedonia, Christine Althauser, aveva criticato il governo di Skopje chiedendone le dimissioni. All’inizio di maggio il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier in visita nella regione non ha mancato di sottolineare una viva preoccupazione per due paesi: Macedonia e Bosnia Erzegovina.

Gli ambasciatori degli Stati Uniti, Unione europea, Osce e Nato hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui si esprime la speranza che il dramma dello scorso week end  a Kumanovo possa spingere i leader politici “a cooperare e impegnarsi nel dialogo su tutte le questioni che il paese sta affrontando, inclusa la lunga crisi politica”.


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