Anche alcuni rappresentanti del sud est Europa al Forum Social Mundial in Brasile.

04/02/2002 -  Anonymous User

Difficile pensare che la colonna sonora degli intensi giorni che il movimento no global sta vivendo a Porto Alegre possa essere in croato, albanese, rumeno, serbo o macedone. I Balcani, almeno prendendo come punto di riferimento l'Italia, sono vicini e contemporaneamente "dall'altra parte del mondo", e forse per quest'ambiguità sono stati in questi anni ai margini di un dibattito con radici prettamente terzomondiste.
Inoltre i movimenti e le varie espressioni della società civile del sud est Europa, usciti da un decennio di tragedie e da un sistema dove poco era lo spazio concesso al dibattito politico ed alla contestazione, solo ora stanno riuscendo a svilupparsi e riorganizzarsi, iniziando ad affrontare temi inerenti alla globalizzazione, ai mercati mondiali, ai processi di privatizzazione, all'operato di alcune delle grandi agenzie internazionali quali ad esempio FMI e Banca Mondiale, ad uno sviluppo di tipo alternativo al modello neoliberista.
Ma nonostante le difficoltà quest'anno a Porto Alegre vi è una novità: due rappresentanti del neonato Social Forum del sud est Europa, provenienti da Croazia e Serbia, grazie al supporto finanziario garantito dal Network italiano a sostegno dell'Agenzia della Democrazia locale di Nis e del centro-sud della Serbia, sono partite per il Brasile. Assieme a loro vi è, invitato da Le Monde Diplomatique, Andrej Grubacic che, con la sua associazione "Iniziativa per una democrazia economica", con sede a Belgrado, è stato tra i promotori del Social Forum balcanico.
"Porto Alegre sarà sicuramente un grande data base di esperienze" ha chiarito Andrej in un'intervista curata da Ada Sostaric, corrsipondente per l'Osservatorio, poco prima della partenza per il Brasile, "rappresenta inoltre un fenomeno inusuale poiché da una parte è il simbolo della lotta alla globalizzazione neoliberista, dall'altra è anche il simbolo della capacità del movimento di mettere assieme e coordinare capacità e risorse della società civile globale". "Mi auguro solo che a Porto Alegre non si cada nella trappola di rinchiudersi in una sorta di "Nuova cultura politica della società civile" ma che il movimento trovi la forza di trovare, attraverso la lotta e la sperimentazione, nuovi valori per un tipo nuovo e diverso di civilizzazione".
Con tutta probabilità altri gruppi ed associazioni provenienti dai Balcani sono riusciti ad essere presenti in Brasile. E' quindi una buona occasione, sotto l'ombrello del Forum Social Mundial, di continuare a tessere quei rapporti che possano portare ad un'Europa dal basso ed in questa ad un'area balcanica che sappia, grazie alle relazioni tra cittadini ed associazioni, annacquare ed arricchire di contenuti "altri" quei troppi confini che hanno frammentato e che rischiano ulteriormente di ferire questa terra.


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