Parlamento europeo, elezioni e social media

16 aprile 2014

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In vista delle prossime elezioni il Parlamento europeo ha scelto di investire sui social media, presentandosi su ben 12 piattaforme social.

Anche numerosi eurodeputati hanno aperto account sui social: 400 su 766 sono su Twitter con complessivi 2 milioni di follower. Ma che fare di tutto questo capitale sociale? Riusciranno i social network a favorire il legame tra i cittadini europei e Bruxelles?

Alcuni guru dei media digitali provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti si sono dati appuntamento il 2 aprile scorso al Parlamento europeo per dire la loro sull'utilizzo efficace delle reti social in politica, su come condurre campagne elettorali social e su come riuscire (se è possibile farlo) a creare on-line coinvolgimento civico.

Alec Ross, già consigliere per l’innovazione del segretario di Stato Hillary Clinton, ha ricordato che 1/3 degli aventi diritto al voto nell'Unione europea sono su Facebook ed ha invitato deputati e partiti politici ad essere molto più decisi nell'incontrare i nuovi elettori lì dove sono e cioè online. “I candidati che usano le tecnologie in una maniera sofisticata sono avvantaggiati. Non è il più forte – ha affermato – che vincerà le prossime elezioni, nemmeno il più intelligente, a vincere sarà quello più pronto a cambiare”. Ross ha evidenziato anche come i social media tendano a punire la moderazione e il compromesso e a premiare invece le voci più estreme e in riferimento a ciò ha citato Beppe Grillo.

Di diverso tono l'intervento di Andrew Keen, imprenditore ed esperto di internet, che ha descritto i social media come luoghi profondamente anti-sociali. Secondo Keen noi utilizziamo solo i social media per confermare ciò che già pensiamo, rimanendo all'interno di quella che l'attivista internet Eli Pariser chiama la bolla filtro.

Per Keen i social media oggi non portano quindi a una maggiore democrazia. Una nuova sfida potrebbe essere l'immaginare la loro evoluzione in strumenti che possano davvero creare un'organizzazione politica. Keen prosegue la sua critica sostenendo che non c'è nulla di magico circa l'uso dei social media e che qualcosa che è noioso o percepito come irrilevante resterà tale. “A mio parere è del tutto irrilevante avere un milione di follower. La vera questione è chiedersi perché alla gente non importa di andare a votare", stigmatizza Keen.

La giornalista del The Guardian Laura Olivier ha alleggerito il dibattito raccontando di come al suo giornale si tenga in gran conto l'interazione con i lettori. Se ad esempio Twitter è un ottimo strumento per diffondere le ultime notizie, la discussione poi deve, a suo parere, avvenire all'interno dei siti web.

Il dibattito trasmesso in video streaming ha coinvolto tramite l'hashtag #EP2014SMC moltissime persone. Solo nella prima ora si sono avuti oltre mille tweet.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament


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