Lunar Justice (Foto stevec77, Flickr)

Alcune repubbliche ex jugoslave sono diventate un paradiso per i criminali, grazie al meccanismo delle doppie (e triple) cittadinanze e all'assenza di trattati di estradizione. I percorsi di mafiosi e criminali di guerra per evadere la giustizia nei Balcani

10/06/2009 -  Drago Hedl Osijek

La polizia serba ha arrestato a Belgrado alla fine di maggio Željko Milovanović, sospettato di aver collocato e attivato l'esplosivo che il 23 ottobre scorso ha ucciso a Zagabria il giornalista croato Ivo Pukanić e il suo agente di marketing Niko Franjić. Anche se la polizia croata ha firmato un mandato di cattura, Milovanović non le verrà consegnato perché, oltre alla cittadinanza croata, il ricercato possiede anche quella serba.

All'inizio di maggio Branimir Glavaš è stato condannato dalla corte di Zagabria per i crimini di guerra commessi a Osijek nel 1991 ma, qualche giorno prima della lettura della sentenza, è fuggito in Bosnia Erzegovina (BiH). Anche se la polizia croata ha firmato il mandato d'arresto, non le verrà consegnato perché Glavaš possiede anche la cittadinanza della Bosnia Erzegovina. La costituzione di questo Paese protegge i propri cittadini dal trasferimento in un altro Paese.

L'ex rappresentante della presidenza della Bosnia Erzegovina Ante Jelavić, dopo essere stato condannato come criminale a 10 anni di carcere in BiH, è fuggito in Croazia, dove vive come libero cittadino, perché oltre alla cittadinanza bosniaco-erzegovese ha anche quella croata.

Anche il chirurgo di Fiume Ognjen Šimić, condannato lo scorso anno a 9 anni di carcere per tangenti, è fuggito in Bosnia Erzegovina. Non ha motivo di temere la pena né il trasferimento in Croazia perché, oltre a quella croata, possiede anche la cittadinanza della Bosnia Erzegovina.

"Ogni criminale o assassino della ex Jugoslavia che tiene alla sua pelle si è procurato la cittadinanza di almeno un altro Paese", ha dichiarato a Osservatorio un alto funzionario della polizia serba dopo la cattura di Milovanović. "Milovanović ha pensato bene di procurarsene addirittura tre: ha la cittadinanza serba, quella croata e della Bosnia Erzegovina, così ha potuto commettere crimini in due Paesi e nascondersi in un terzo".

Branimir Glavaš, accusato di crimini di guerra e in fuga dal carcere e dalla legge croata, attualmente latitante in Bosnia Erzegovina, ha dimostrato in modo lampante come si possa abusare della doppia cittadinanza. Nel momento in cui era chiaro che lo attendeva il carcere, lo scorso ottobre, ha richiesto e ottenuto la cittadinanza della Bosnia Erzegovina. Anche se è nato a Osijek, in Croazia, nel 1956, e non ha vissuto nemmeno un giorno in Bosnia, ha ottenuto la cittadinanza sulla base del fatto che lì sono nati i suoi genitori. Anche se è evidente che ha escogitato la richiesta solo con l'intenzione di evitare il carcere in Croazia, questo non gli impedisce di godersi tranquillamente la sua libertà in Bosnia Erzegovina.

Secondo i dati pubblicati dal quotidiano sarajevese Dnevni Avaz sarebbero più di 40 i bosniaco-erzegovesi, in possesso anche della cittadinanza croata, che negli ultimi anni sono stati indagati o condannati in Bosnia e che sono fuggiti in Croazia. Non si conosce esattamente il numero dei casi dei croati che si nascondono in Bosnia, oltre al già citato Glavaš e al chirurgo Šimić, ma non è certo molto inferiore. L'ultimo caso è stato quello della fuga del controverso imprenditore Blažo Petrović, scappato in Bosnia Erzegovina (già ne possiede la cittadinanza) quando ha saputo che sarebbe stato arrestato a Zagabria perché accusato di essere implicato in un crimine.

"Qualcuno dei criminali croati che ora si nascondono in Bosnia, e degli erzegovesi che si nascondono in Croazia, e che durante la guerra erano ferventi sostenitori dell'Herceg-Bosna (entità parastatale sostenuta anche dal presidente croato Franjo Tudjman) e dell'unione dell'Erzegovina con la Croazia, probabilmente ora sono molto contenti che i loro desideri non si siano realizzati. Se così fosse, oggi non avrebbero un luogo per sfuggire alla legge", ha affermato un politico croato.

Il numero crescente di criminali che sfuggono al carcere rifugiandosi in un altro Paese è diventato un problema, per le repubbliche nate dopo la fine dell'ex Jugoslavia. Alcuni paesi addirittura, come la Bosnia Erzegovina, prevedono con le loro leggi che una persona con doppia cittadinanza che ha commesso un crimine in un altro Stato possa scontare la pena in Bosnia solo se ne da il consenso!

Gli Stati della regione, in questo modo, diventano rifugio di un numero crescente di criminali che hanno capito di poter rubare, uccidere e commettere altri crimini restando impuniti.

"In settembre organizzeremo a Belgrado un summit dei ministri degli Interni e della Giustizia dell'intera regione, così da risolvere questo problema. La Serbia non dovrà cambiare la propria costituzione per permettere il trasferimento dei suoi cittadini in altri Paesi, perché questa disposizione è già stata eliminata, ma gli altri Stati dovranno farlo. Tuttavia, nemmeno la Serbia può trasferire i suoi cittadini fintanto che non saranno siglati accordi bilaterali con gli Stati della regione. Per questo proporremo un accordo multilaterale che, in seguito alle modifiche costituzionali nei Paesi della regione, possa finalmente permettere il trasferimento dei criminali", ha affermato Slobodan Homen, funzionario al ministero di Giustizia della Repubblica serba.

Fino ad allora, i criminali potranno starsene in libertà. Sembra che sarà così ancora a lungo, perché la modifica della costituzione non è un lavoro facile e, oltre a richiedere del tempo, necessita anche di volontà politica.


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