Una radio simbolo della guerra fredda: Radio Free Europe/Radio Liberty, finanziata dal Congresso americano, si riceveva in tutti i Paesi dell'est. Ora in Bulgaria, venuto meno il sostegno USA, il management vuole aumentare ascolti e pubblicità. E diminuire gli spazi dedicati all'informazione

16/08/2006 -  Francesco Martino Sofia

Da alcuni mesi una battaglia a denti stretti sta decidendo il futuro di Radio Nova Evropa, erede in Bulgaria di Radio Free Europe/Radio Liberty, emittente finanziata dal Congresso americano che ha segnato con le sue trasmissioni un ruolo importante negli ultimi cinquant'anni di storia non solo in Bulgaria, ma nell'intera Europa orientale. Da una parte l'amministrazione della fondazione "Radio Nova Evropa" che, dichiarando l'insostenibilità economica dell'attuale programmazione, fatta esclusivamente di notizie e programmi di approfondimento, vuole trasformare la radio in un'emittente musicale. Dall'altra i giornalisti, che parlano di affossamento premeditato di uno dei pochi media che in Bulgaria si pone l'obiettivo di essere luogo di dibattito e discussione politica e sociale.

Per il momento il futuro di "Radio Nova Evropa" ancora non è chiaro, ma al di là delle reciproche accuse tra giornalisti e management, e del dibattito sulla possibilità di rendere attuale e moderna una radio che ha rappresentato sotto molti aspetti un fenomeno tipico della guerra fredda, l'aspetto più preoccupante è che il panorama radiofonico bulgaro, oggi monopolizzato o quasi da emittenti commerciali, rischia di diventare ancora più povero di spazi di informazione e confronto di idee ed opinioni.

Chi è "Radio Nova Evropa"?

Quando, nel gennaio 2004 il Congresso americano prese la decisione di sospendere la programmazione di Radio Free Europe/Radio Liberty in sette paesi dell'ormai scomparso blocco sovietico, tra cui la Bulgaria, un'epoca storica sembrava essere giunta al suo definitivo compimento. Radio Free Europe, nata per decisione del governo americano, aveva iniziato a trasmettere nel 1949 dalla sua sede di Monaco di Baviera. Il suo principale obiettivo era quello di contrastare l'informazione ufficiale dei paesi comunisti, e a seconda delle passioni politiche è stato considerato un baluardo di libertà o uno strumento di propaganda politica. Dopo il crollo del muro, Radio Free Europe ha continuato a trasmettere, anche in Bulgaria, con lo scopo dichiarato di continuare a supportare la transizione democratica, soprattutto nel campo della libertà di espressione. Con la "guerra al terrorismo" dichiarata da Bush, però, le priorità politiche sono diventate altre, e il Congresso ha deciso di chiudere le trasmissioni in molti paesi dell'Europa orientale per concentrarsi su Asia centrale e Medio Oriente.

E' allora che il gruppo di giornalisti riunito intorno alla redazione bulgara di Radio Free Europe ha deciso di dare vita ad un soggetto nuovo, Radio Nova Evropa, che potesse ereditare " le tradizioni e il sistema di valori di Radio Free Europe", proponendo una programmazione focalizzata sull'informazione e l'analisi, secondo il modello "all news, all talk". Oltre all'esperienza dei suoi giornalisti, "Radio Nova Evropa" ha ereditato sia le frequenze che le apparecchiature di Radio Free Europe. Quella che però è cambiata radicalmente è la situazione economica. La radio non ha più usufruito dei finanziamenti del governo americano, e la sua programmazione di otto ore al giorno è diventata poco adatta ad una situazione di mercato, in cui la pubblicità è fondamentale per poter sopravvivere.

Rock and roll, please

Nel frattempo, all'interno del consiglio di amministrazione della fondazione "Radio Nova Evropa", che detiene la licenza delle frequenze utilizzate dalla radio, molte cose cambiavano in modo radicale. A metà settembre 2005 due dei tre membri del consiglio venivano sostituiti, all'insaputa dei giornalisti della radio, che lo scopriranno solo ad aprile del 2006. Il 13 giugno 2006 Krasimir Stoykov, direttore esecutivo della fondazione, presenta al SEM (Consiglio per i Media Elettronici), organismo indipendente che esercita funzioni di controllo su radio e televisione, la richiesta di trasformare la radio in una stazione musicale, che dovrebbe chiamarsi "Zi-Rock", per trasmettere ventiquattro ore al giorno blocchi musicali intervallati da brevi notiziari. Le motivazioni della richiesta sarebbero puramente economiche. "Vogliamo aumentare i dati di ascolto", ha dichiarato Stoykov al quotidiano Dnevnik, "che al momento sono intorno al misero 1% del pubblico radiofonico.

Di fatto ci ascolta solo qualche funzionario all'interno dei ministeri". I giornalisti però criticano severamente il comportamento della direzione. "Tutto è stato fatto alle nostre spalle, e il tentativo di privatizzare e rendere commerciale una radio nata per essere strumento di informazione è stato portato avanti senza nessun rispetto per la legge e per la carta costitutiva della radio", ha dichiarato ad Osservatorio Ekaterina Boncheva, conduttrice del programma "Studio Bulgaria". E' stata lanciata anche una raccolta di firme per salvare l'attuale formato della radio, sottoscritta da più di mille persone, tra cui molti politici, giornalisti e intellettuali. "L'ultimo stipendio l'abbiamo ricevuto ad aprile, e ho forti sospetti che questo sia un'atto di ritorsione", ci ha detto la Boncheva.

Il 26 luglio il SEM ha dichiarato l'impossibilità di trasformare Radio Nova Evropa da operatore di tipo sociale a soggetto commerciale. Radio Nova Evropa ha vinto la prima battaglia, ma il suo futuro non è ancora chiaro. A metà settembre lo stesso SEM dovrà esprimersi sul cambiamento di programmazione richiesto da Stoykov, mentre i problemi finanziari rimangono irrisolti. "Secondo noi la radio può essere salvata", ci ha detto sabato 12 agosto Vasil Chobanov, altra voce storica della radio e autore di molti dei suoi programmi più seguiti, "quello che manca è la volontà di volerlo fare. L'amministrazione parla di problemi finanziari, ma non fa nulla per risolverli, vuole solo vendere la radio. Nell'incontro di ieri di fatto ci hanno licenziati, per poi tornare sui loro passi quando gli abbiamo ricordato che non potevano trasmettere i nostri programmi contro la nostra volontà. Lunedì andremo al lavoro, ma da lì in avanti il futuro rimane incerto".

Un circolo vizioso

Il caso Radio Nova Evropa entra in modo più ampio nel panorama informativo e giornalistico bulgaro. Oggi in tutto il paese esistono soltanto quattro programmi radiofonici dedicati all'informazione: i canali Horizont e Hristo Botev della radio nazionale, il canale privato Darik Radio e la stessa radio Nova Evropa. Secondo Aleksandar Andreev, giornalista di Radio Deutsche Welle, la tendenza è di una graduale diminuzione di possibilità di scelta per l'ascoltatore che vuole ricevere informazioni e punti di vista differenti su quello che accade nel paese e nel mondo. D'altra parte l'offerta di intrattenimento continua a crescere, spesso abbinata ad un'informazione superficiale e scandalistica. Questo modello, secondo Andreev, genera un circolo vizioso ed "arriva fino all'assurda formula: quanto più intrattenimento e scandali, tanto più scandali e intrattenimento".

Un altro problema riguarda la mancata applicazione della legge sul sostegno alle radio e tv di interesse pubblico. Votata alcuni anni fa, prevede un canone minimo con cui rendere possibile la sopravvivenza di radio come "Nova Evropa", ma non è mai entrata in vigore per la mancata approvazione dei regolamenti attuativi. I media "sociali" sono così privati di un fattore cruciale per la loro stabilità economica, e sono costretti a dipendere quasi esclusivamente dalla pubblicità, che in Bulgaria è controllata in modo quasi monopolistico.

E' difficile prevedere quale saranno gli sviluppi dell'attuale crisi di Radio Nova Europa, ma la speranza è che la radio possa trovare gli strumenti per superare gli errori e le difficoltà incontrate e la forza per modernizzarsi, trovare stabilità finanziaria e continuare a fornire uno spazio di discussione e dibattito. "Abbiamo sopportato anche troppo, adesso ci faremo sentire, e potremmo anche sospendere le trasmissioni", ha detto a Osservatorio Vasil Chobanov, "noi crediamo ancora nella possibilità di salvare la radio. Ci servono alla guida persone che abbiano la stessa convinzione".


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