I magistrati della regione di Sofia denunciano: basta con le pressioni dell'esecutivo. Ma i media sottolineano come anche tra le toghe dilaghi la corruzione. La riforma della giustizia bulgara: un macigno sulla strada verso l'UE.

10/06/2004 -  Tanya Mangalakova Sofia

266 giudici delle corti di appello della regione di Sofia hanno inviato una lettera di protesta al Primo ministro Simeone di Sassonia Coburgo Gotha per protestare contro la "svergognata pressione" esercitata da membri del potere esecutivo sulla magistratura. Tra gli esempi vengono citati i frequenti interventi e commenti del Segretario del Ministero dell'interno Boiko Borissov sulle sentenze di primo grado.

Nella lettera si sottolinea come non sia compito della magistratura quella di mascherare l'incompetenza della polizia nel raccogliere le prove ai processi e come, al contrario, alla polizia spetti indagare e non commentare le sentenze. I magistrati sottoscrittori della protesta si dicono preoccupati della possibile anarchia nella quale potrebbe finire l'intero sistema. Si afferma inoltre che sui giudici viene fatta pressione strumentalizzando l'opinione pubblica. I magistrati, si continua nella missiva inviata al premier, non possono venir meno ai propri compiti per giustificare le aspettative di qualcuno o per essere amati dal pubblico.

La protesta dei magistrati della regione di Sofia è sostenuta anche dai colleghi di altre città bulgare. Konstantin Penchev, Presidente della Corte suprema amministrativa, mantiene invece le distanze. "Sono lontano da queste modalità di affrontare il rapporto tra i poteri", ha affermato al quotidiano bulgaro Troud.

Il caso Yotov
Molte delle polemiche sono correlate alla vicenda giudiziaria di Pavel Yotov. Figlio dell'ex capo dell'ufficio investigazioni di Vratza, città non distante dalla capitale Sofia, è accusato di aver investito, uccidendoli, due ragazzi mentre, ubriaco, era alla guida della propria vettura. In primo grado Yotov è stato ritenuto in parte colpevole ma è di nuovo libero godendo della condizionale.

Boiko Borissov ha subito criticato la sentenza augurandosi che venga modificata. Il quotidiano 24 Chassa si schiera dalla parte del generale ed afferma che "non basta che 260 magistrati si lavino le mani accusando Borissov e dimenticando la sentenza vergognosa emessa dai propri colleghi nei confronti del killer di Vratza". L'autore dell'articolo poi continua affermando che i magistrati fanno parte di un sistema giudiziario corrotto ed è a suo avviso proprio per questo che molti criminali arriverebbero addirittura ad occupare gli scranni del Parlamento. Su posizioni simili ma più moderate il quotidiano "Troud". Secondo i giornalisti di quest'ultimo i magistrati potrebbero aver ragione a protestare contro alcune esternazioni di Borissov ma anche le critiche mosse da quest'ultimo non sono infondate. "I mugugni delle toghe nere sarebbero molto più efficaci se i magistrati non provassero a convincerci che sono immacolati".

Sempre 24 Chassa sottolinea come sia pretestuoso prendersela con Borissov quando in seguito alla sentenza le sue non sono state le critiche più pesanti mosse ai giudici. La stessa stampa bulgara il giorno dopo è uscita con titoli dove dominavano le parole "vergogna" e "disgrazia". In un editoriale pubblicato sullo stesso quotidiano si sottolinea invece come in molti casi non sono stati trovati i colpevoli di determinati crimini non perché la magistratura tutelasse i presunti colpevoli ma perché le forze di polizia, nelle indagini, non hanno fatto bene il loro mestiere. La magistratura infatti, sottolinea l'autore, non dev'essere un combattente contro il crimine, ma un arbitro.

Gangster agli arresti domiciliari

Lo scorso 5 giugno sono stati concessi gli arresti domiciliari ad Anton Miltenov. Kluna, questo il suo soprannome, è indicato come il successore di Samovetska, tra i più potenti boss del narcotraffico bulgaro, ucciso lo scorso anno ad Amsterdam. Contemporaneamente sono stati concessi gli arresti domiciliari anche a Ilian Varsanov, accusato di aver progettato l'uccisione di Kluna. "Mi dimetterò. Ogni volta che arrestiamo qualcuno viene immediatamente rilasciato. Mi sento un idiota che continua a sbattere la testa contro il muro", la dichiarazione riportata da molti media di un ufficiale dell'anti-droga della capitale bulgara.

E' guerra

Negli stessi giorni in cui i due venivano rilasciati altre tre persone rimanevano sull'asfalto della capitale bulgara, una vera e propria esecuzione compiuta da killer travestiti da sacerdoti. Le vittime: personaggi legati alla criminalità organizzata. Il quotidiano Standard all'indomani commenta: "mentre magistratura e Ministero degli interni si palleggiano le responsabilità la criminalità fa il suo dovere, e molto bene". E dal dipartimento omicidi della capitale si sottolinea come le varie organizzazioni che si battono per il controllo del traffico degli stupefacenti arruolerebbero killer dalle zone rurali. A spingere a commettere un omicidio basterebbero 500 leva, circa 200 euro.

La riforma del sistema giudiziario

James Pardew, ambasciatore USA a Sofia, spesso assume posizioni critiche nei confronti del sistema giudiziario bulgaro. Il 12 marzo scorso, a Kardzali, città dei monti Rodopi, ha affermato che i tre problemi che ancora bloccano lo sviluppo democratico del Paese sarebbero la corruzione, il crimine organizzato e un sistema giudiziario debole e spesso inefficace. Nel dicembre 2003 era stato ancora più severo. Ad una conferenza sulla corruzione aveva affermato che in Bulgaria non vi è alcuna volontà politica di combattere il crimine organizzato. Posizioni spesso condivise dal resto della comunità internazionale. Certo è che la Bulgaria dovrà avviare un radicale processo di riforma della propria magistratura in vista dell'ingresso nell'Unione europea e questa sfida è da molti percepita tra le più difficili che dividono la Bulgaria dall'integrazione nell'UE. L'Unione insiste soprattutto sull'accelerazione delle procedure, sulla diminuzione dei casi pendenti, sulla facilitazione dell'accesso al sistema giudiziario, sulla protezione effettiva dei testimoni in particolar modo nei casi legati al crimine organizzato. Data la situazione attuale sembra un vero e proprio macigno sulla strada per l'Europa.

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