Marzia Bona 6 aprile 2018

A dieci anni dalla fondazione di RECOM, l'iniziativa per la riconciliazione regionale nello spazio post-jugoslavo guarda al summit di Londra del luglio 2018 come momento per un rilancio sotto gli auspici del Processo di Berlino

Con la chiusura del Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia a dicembre 2017 si è tornati a parlare di giustizia di transizione nello spazio post-jugoslavo. Lo si è fatto a volte formulando giudizi troppo schematici rispetto alla complessità del tema, ma anche, fortunatamente, con l'intento di ridare la giusta centralità alla dimensione locale del processo di riconciliazione: d'ora in poi saranno le corti nazionali e la società civile della regione a portare avanti gli sforzi per stabilire le responsabilità penali per i crimini commessi in passato e dare voce alle vittime.

RECOM, che da anni opera proprio nel tentativo di non confinare la giustizia di transizione nelle sole aule dei tribunali, cerca un'occasione di rilancio a  Londra dove, nel luglio 2018, si terrà l'ultimo dei vertici in programma nell'ambito del processo di Berlino. L'incontro interministeriale sarà occasione per appellarsi ai primi ministri dei paesi post-jugoslavi per firmare l'accordo sull'istituzione di RECOM.

La “Commissione regionale per l'accertamento dei crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani commesse sul territorio della ex Jugoslavia” (RECOM), lanciata nel 2008, ha raccolto finora oltre 500mila firme nei paesi della regione e nel 2014 ha ottenuto l'appoggio formale dei capi di stato di Croazia, Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia e dei rappresentanti bosniaco e croato della Presidenza della Bosnia Erzegovina. Ma i progressi sono reversibili, come dimostrato dal venir meno dell'appoggio di Zagabria in seguito all'elezione a presidente di Kolinda Grabar-Kitarović , secondo la quale “il sostegno alla creazione di RECOM non rientra nell'ambito delle competenze del Presidente”. Alla stregua di quanto accaduto in Croazia, anche i rappresentanti della componente serba e di quella croata in Bosnia Erzegovina, in carica dal 2014, hanno finora rifiutato di incontrare i promotori di RECOM.

In questa situazione di deterioramento, la Coalizione per RECOM ha deciso di adottare una nuova strategia, che vede nel processo di Berlino la piattaforma appropriata per stimolare il raggiungimento di un accordo tra i leader politici della regione dando finalmente il via all'iniziativa intergovernativa di riconciliazione. Il processo di Berlino potrebbe effettivamente costituire la cornice adatta al rilancio di RECOM, tenuto conto che l'obiettivo primario del processo è di stimolare l'adesione all'Ue dei paesi della regione e che la Commissione europea ha da poco ribadito la centralità del processo di riconciliazione in prospettiva di un futuribile allargamento.

Nel documento in questione la Commissione ha infatti chiesto “riforme complete e convincenti” nel campo della riconciliazione e della cooperazione regionale. I promotori di RECOM chiedono quindi che la creazione della piattaforma regionale sia considerata tra gli indicatori per valutare l'effettivo raggiungimento di progressi significativi in questo campo.