Svetla Dimitrova 9 aprile 2014

Il 4 aprile scorso l’Associazione mondiale della stampa e degli editori (WAN-IFRA - World Association of Newspapers and News Publishers) ha lanciato la campagna “30 giorni per la Libertà”, allo scopo di mettere in evidenza l’emergenza dei giornalisti incarcerati in tutto il mondo

“Nei prossimi 30 giorni, fino al 3 maggio, Giornata della Libertà della Stampa, pubblicheremo quotidianamente i profili di giornalisti imprigionati e incoraggeremo gli attivisti a condividere informazioni sui loro casi attraverso internet e i social media” hanno affermato gli organizzatori annunciando l’iniziativa. “Attraverso l’hashtag @FreethePress, puntiamo ad una campagna via Twitter che abbia risonanza mondiale”.

Il primo caso della campagna sarà dedicato alla giornalista turca Füsun Erdoğan, che ha lavorato per Özgür Radyo (Radio Libera) fino a settembre 2006, quando venne arrestata da poliziotti in borghese nelle strade di Smirne. “Soltanto dopo due anni Füsun Erdoğan ha scoperto di essere formalmente accusata di appartenere ad un partito Marxista-Leninista fuorilegge” ha dichiarato la WAN-IFRA, che ha anche rilevato come la giornalista sia rimasta in carcere per tutti i cinque anni del processo.

Erdoğan “è stata infine condannata ad inizio novembre 2013 – insieme ad altri tre giornalisti – all’ergastolo, più altri 300 anni di detenzione, senza possibilità di appello”. Mentre divulgava il caso il 4 aprile, WAN-IFRA ha anche inviato una lettera al Presidente della Repubblica turca Abdullah Gül e al Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan, invocando “la liberazione di Füsun Erdoğan e di tutti gli altri giornalisti incarcerati in Turchia a causa dello svolgimento della loro professione”.

Secondo il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Committee to Protect Journalists - CPJ), i giornalisti in prigione nel 2013 ammontavano a 211, la metà dei quali scontava la pena in soltanto 3 dei 30 paesi considerati. La Turchia, candidata all’ingresso nell’UE, è il paese con il maggior numero di giornalisti in carcere, 40, seguita da Iran e Cina con 35 e 32 detenzioni. L’unico membro dell’Unione a comparire sull’elenco dei paesi con giornalisti in carcere, divulgato del CPJ, è l’Italia, a causa del caso del giornalista Francesco Gangemi. Oltre alla Turchia, anche la Macedonia, tra i paesi candidati, figura nell’elenco in seguito alla condanna di Tomsilav Kezarovski da parte di un tribunale di Skopje.

WAN-IFRA invita tutti a twittare messaggi di protesta alle cariche istituzionali dei paesi coinvolti e a condividere informazioni sui giornalisti imprigionati, “nella speranza che tutto questo possa servire” a diffondere consapevolezza attorno a professionisti finiti in carcere solamente a causa del proprio lavoro. L’ultimo giorno della campagna sarà dedicato al caso del giornalista etiope Eskinder Nega, eletto nel 2014 Penna d’Oro della Libertà da WAN-IFRA.

 

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