Una cantina modava (flickr/Hans Põldoja)

Il settore vitivinicolo in Moldavia conta per più del 20% del Pil del paese e un terzo delle sue esportazioni. Ma il consumo d'alcol nel paese è anche una vera e propria piaga sociale

23/09/2014 -  Titouan Lemoine

(Pubblicato originariamente da Les Nouvelles de Roumanie, nel settembre 2014)

Tra i 16 e i 20 litri di alcol puro per anno a persona. I dati sono spesso interpretabili ma in questo caso il messaggio è chiaro: la Moldavia è il paese dove si beve più alcol al mondo e supera di gran lunga i vicini ucraini, rumeni e russi. La produzione e la consumazione di bevande alcoliche trova il proprio spazio nella vita quotidiana moldava, nella sua politica e anche in politica estera.

L'alcol in Moldavia è frutto di una storia millenaria. Le prime tracce di vigne si possono collocare nel 2800 a.c. Una storia passata poi tra le mani di mercanti greci e romani e che ha fatto la fortuna del Gran Ducato di Stefano III prima di essere lasciata all'abbandono per tre secoli di dominazione ottomana.

Nel 1812 la Moldavia diviene russa a seguito del trattato di Bucarest e riscopre l'alcol. Nel XXmo secolo diviene la cantina dell'Urss. Come aneddoto, due futuri Segretari del partito comunista sovietico, Leonid Brèžnev e Konstantin Černenko, si incontrano proprio in Moldavia e irrorano la loro cirrosi con il “divino”, il nome così carico di promesse del liquore locale. In missione, i sommergibilisti sovietici, ricevevano ogni giorno un bicchiere di Cahors moldavo, conosciuto per la sue proprietà antiradiazioni.

Chisinau (flickr/Dorin Nicolaescu-Musteață)

Chisinau (flickr/Dorin Nicolaescu-Musteață)

La tradizione vitivinicola è poi sopravvissuta al crollo dell'Urss. Oggi, questo piccolo paese di 3 milioni e 600mila abitanti, schiacciato tra Ucraina e Romania, è il 22mo produttore mondiale di vino. In Moldavia vi è l'1,9% della superficie mondiale di vigne e prodotti più di 124.000 tonnellate di alcol all'anno, delle quali il 95% è destinato all'export. Secondo quanto riportato dall'Agenzia mondiale del vino il settore vitivinicolo conta per più del 20% del Pil del paese e un terzo delle sue esportazioni.

Ma come soddisfare la sete della popolazione con quel 5% di vino restante? Con la grappa, secondo quanto emerge da un rapporto dell'Organizzazione mondiale per la sanità.

Il consumo di alcol ufficiale dei moldavi risulta essere poco più di sei litri all'anno a testa, molto al di sotto della media europea. Ma questi dati ignorano la vecchia tradizione delle “distillerie casalinghe” dell'ex Urss. Nella campagna moldava almeno 40.000 ettari di vigne sono consacrati esclusivamente alla grappa fatta in casa. Ciascuna famiglia ha la sua ricetta. Secondo una stima prudente degli esperti dell'Oms i moldavi di più di quindici anni consumerebbero 10 litri di alcol puro all'anno, uscito dal “circuito corto”.

Gli effetti sulla salute della popolazione sono drammatici: L'Oms mette la Moldavia nella categoria peggiore riguardante gli anni di vita persi a causa del consumo di alcool. Tra gli uomini il tasso di mortalità per cirrosi (uno per 1000 abitanti, sei volte di più che in Francia) e in incidenti stradali (uno per 4000 abitanti, due volte in più che in Francia) sono molto alti.

Proibizionismo?

Nonostante il governo di Chișinău a volte si rifugi dietro alle statistiche ufficiali in merito al consumo di alcol, si è impegnato in una campagna per limitarne l'abuso, tentando di fare attenzione alle lezioni che arrivano dal passato.

Nel 1985 Mikhail Gorbachev ha lanciato nell'Urss una grande campagna proibizionista. Malgrado qualche successo iniziale il risultato principale fu un crollo improvviso delle entrate statali, una crescita esponenziale delle reti mafiose in città ed un aumento della produzione artigianale di alcol nelle campagne.

Per evitare di riprodurre questo schema, il governo moldavo ha adottato un piano per gli anni 2012-2020, che punta in particolar modo sull'informazione e sulla prevenzione, associata a tasse più elevate, divieti di vendita alla sera e un divieto a pubblicizzare prodotti alcolici. Attualmente la Moldavia fa parte di un ristretto gruppo di paesi al mondo, assieme a Ucraina, Croazia e Israele, che ha una voce di budget esplicitamente consacrata alla lotta all'alcolismo.

Ma Chișinău deve anche prendersi cura del marchio “Moldavia”. La produzione di vino è un orgoglio nazionale, che rappresenta un forte potenziale economico e turistico in uno dei paesi meno visitato in Europa.

Assortimento (flickr/jans_world)

Assortimento (flickr/jans_world)

La guida della Lonely Planet parla del settore vitivinicolo come la “principale attrattiva del paese”. Tra le destinazioni imperdibili: i monasteri dove si produce vino; splendidi vigneti e la più grande cantina del mondo a Milestii Mici, con i suoi due milioni di bottiglie stoccate e i suoi 200 km di tunnel.

Anche in Transnistria

Altra destinazione unica per visitatori assetati: la Transnistria, regione secessionista della Moldavia, piccolo angolo di Urss conservatosi nel tempo ed alla Perestroika.

Anche là la produzione di alcol è un'attività economica chiave. La celebre distilleria Kvint, fondata nel 1897, è uno dei più grandi esportatori del paese con i suoi dieci milioni di bottiglie prodotte all'anno.

I suoi venti cru "divini", dodici vodke, tre calvados e un gin sono sempre più apprezzati dal Giappone all'Uruguay. I rari turisti che hanno partecipato alla visita guidata dell'azienda parlano di una delle migliori sessioni di degustazione d'Europa. Il Soviet supremo di Tiraspol, la capitale, ha dimostrato l'amore che prova la popolazione per la sua Kvint stampando quest'ultima sui biglietti da cinque rubli transnistriani.

La geopolitica del vino

Dal 2001, anno in cui la Moldavia è entrata a far parte dell'Organizzazione mondiale del commercio, Chișinău ha fatto gli occhi dolci all'Unione europea. Un atteggiamento che non è piaciuto a Mosca, poco incline a lasciar scappare i paesi ex sovietici dalla sua sfera di influenza, come si è visto drammaticamente negli ultimi mesi.

Come l'Ucraina, anche la Moldavia dipende interamente dalle importazioni di gas dalla Russia. Ma quest'ultima ha preferito colpire la sua industria vitivinicola. Nel 2006, l'Agenzia sanitaria russa, le cui analisi s'adeguano celermente ai programmi politici di Mosca, trova importanti concentrazioni di pesticidi nei vini moldavi e georgiani. Viene posto l'embargo all'importazione, e quest'ultimo colpisce fortemente le economie dei due paesi.

Privati dell'80% del loro mercato all'estero, numerosi produttori moldavi finiscono in bancarotta. La crescita del Pil del paese passa dal 7,5% del 2005 al 3% del 2007. Ed è solo a seguito della minaccia di Chișinău di bloccare l'ingresso di Mosca nell'Organizzazione mondiale del commercio per porre fine all'embargo e tornare ad un tasso di crescita del 7,8% nel 2008.

Nel 2013 le tensioni con la Russia si ravvivano per i negoziati per la firma dell'Accordo di associazione tra Moldavia e Unione europea. Di nuovo, l'Agenzia sanitaria russa entra in gioco e impone un altro embargo. Questa volta però Mosca non riesce a colpire così gravemente l'economia moldava. Tra il 2006 e il 2013 la percentuale di alcol esportato verso la Russia è scesa dall'80% ad un ben più ridotto 25%. I vini moldavi hanno continuato ad andare verso l'estero, verso Germania o in Italia, senza rilievi di sorta da parte delle locali autorità sanitarie.

L'embargo russo è stato quindi revocato. Certo, Mosca rimane il primo partner commerciale della Moldavia e ha la mano sul rubinetto del gas, ma sempre più il rubinetto divino è aperto verso occidente.


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