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L'Ucraina ospita circa 2,7 milioni di persone con disabilità, ma la cifra reale nel paese in guerra è oggi sicuramente più alta. Il conflitto ha reso più difficile rispondere alle loro esigenze, soprattutto nelle aree rurali
Nei compatti uffici amministrativi di Torchyn, nella parte nord-occidentale dell'Ucraina, Maria Hlod inizia la sua giornata esaminando le domande e rispondendo alle telefonate. Da coordinatrice regionale dell'Assemblea nazionale delle persone con disabilità, il suo ruolo consiste nell'affrontare gli ostacoli logistici e burocratici per fornire supporto alle persone con disabilità in questa comunità rurale.
"Il mio lavoro consiste nel risolvere problemi pratici", spiega Maria. "Si va dall'aiutare qualcuno a ottenere ausili per la mobilità e tecnologie assistive all'assicurare l'accesso alle cure mediche. Ogni caso richiede un approccio diverso".
Anche lei persona con disabilità, Maria è stata sfollata dalla sua città natale, Kherson, nell'Ucraina meridionale, nel 2022, quando la Russia russi ha invaso il suo paese. All'epoca, è riuscita a malapena a fuggire dalla città allora occupata verso la relativa sicurezza di Torchyn, sperimentando in prima persona le difficoltà di trasferirsi e trovare la propria voce in una nuova comunità. Ora, si impegna a sostenere i diritti e i bisogni delle persone con disabilità, oltre ad aiutare gli altri in situazioni di vita difficili, aggravate dalla guerra.
L'entità del problema
Secondo le statistiche, l'Ucraina ospita circa 2,7 milioni di persone con disabilità. Questa cifra rappresenta oltre il 6% della popolazione e include persone affette da ferite legate al conflitto, malattie croniche e patologie congenite.
Il dato, tuttavia, è obsoleto, essendo stato raccolto prima dell'invasione russa. La guerra ha portato alla più grande crisi di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale, con oltre sette milioni di ucraini in fuga dal Paese. Non ci sono nuove statistiche che includano coloro che sono diventati disabili di recente a causa della guerra, il che rende più difficile per queste persone cercare aiuto.
Inoltre, la guerra ha aggravato altri problemi per le persone con disabilità, come la mancanza di infrastrutture inclusive, in particolare nelle aree rurali dove l'accesso ai trasporti e all'assistenza sanitaria è limitato.
"La guerra ha reso più difficile soddisfare i bisogni primari", spiega Maria. "In alcuni casi, basta semplicemente aiutare qualcuno a raggiungere un ospedale o a ottenere la documentazione necessaria, il che può fare la differenza, perché ad alcune persone manca anche questo".
Maria stessa ha lasciato la città relativamente grande di Kherson, con i suoi quasi 300mila abitanti, per la comunità di Torchyn, che comprende 24 villaggi e piccole città in una zona rurale dell'Ucraina. Con una popolazione di circa 13mila abitanti, la mancanza di infrastrutture accessibili pone numerose sfide in questa regione.
"I trasporti rappresentano un ostacolo significativo per le persone con disabilità", spiega Maria. "Diversi villaggi della comunità sono molto isolati e non ci sono autobus regolari o mezzi di trasporto alternativi. Per le persone con problemi di mobilità, questo isolamento è particolarmente acuto. Nel mio lavoro, cerco di affrontare questo problema".
Da forestale a sostenitrice dei diritti umani
Prima di assumere il suo ruolo attuale, Maria ha trascorso oltre 25 anni da professionista forestale a Kherson. Il lavoro le piaceva molto, racconta ricordando il periodo trascorso nella sua città natale.
Maria non avrebbe mai pensato di diventare una sostenitrice dei diritti delle persone con disabilità e una persona così coinvolta nella vita della comunità, ma la guerra ha portato grandi cambiamenti nella sua vita.
Kherson è stata l'unica grande città e capoluogo di regione che la Russia è riuscita a occupare durante i primi mesi dell'invasione del 2022. Situata a poche ore di distanza dalla penisola di Crimea, occupata illegalmente dalla Russia nel 2014, Kherson era un bersaglio facile. Migliaia di residenti locali sono fuggiti dall'occupazione russa cercando rifugio nell'Ucraina occidentale, più lontana dalle linee del fronte e più vicina ai confini con l'UE.
Maria si è trasferita nella comunità di Torchyn, vicino al confine con la Polonia, all'estremità nord-occidentale del paese. Torchyn, un villaggio di circa quattromila abitanti, ha rappresentato un grande cambiamento.
Trasferitasi lì durante i primi mesi della guerra, inizialmente ha lavorato da remoto per il suo precedente datore di lavoro. Nel 2023, è passata all'advocacy sociale, prima come facilitatrice per gli sfollati e poi come coordinatrice per il supporto alla disabilità.
"Non si è trattato di un cambio di carriera pianificato", spiega Maria. "Ma le competenze che ho sviluppato nel settore forestale (gestione dei progetti, risoluzione dei problemi) sono state applicabili qui. Ed essendo stata accolta con favore in questa comunità, volevo supportare gli altri perché sapevo di avere le capacità per farlo".
Dopo essere diventata coordinatrice regionale per l'Assemblea nazionale delle persone con disabilità, Maria si è concentrata sull'aiutare la popolazione locale a ottenere il supporto di cui ha bisogno, poiché la guerra rende la vita molto più difficile per molte persone.
Le giornate lavorative di Maria sono piene di compiti diversi. Al mattino, esamina le domande di aiuto o documenta le valutazioni dei bisogni per i nuovi casi. Una parte fondamentale del suo lavoro è identificare le persone che potrebbero non essere ancora registrate come disabili o che non sono a conoscenza delle risorse disponibili.
"La sensibilizzazione è fondamentale", spiega. "Facciamo affidamento sulle reti locali (capi villaggio, assistenti sociali e a volte anche sul passaparola) per trovare chi ha bisogno di supporto. Il mio lavoro comprende incontrare persone con disabilità o problemi di salute, imparare a conoscerle e a capire i loro bisogni, e spiegare loro che tipo di supporto possiamo offrire".
Nell'ultimo anno, ha lavorato al programma "Empower Ukraine" che, grazie al supporto di donatori europei, ha assistito oltre 530 persone nella comunità di Torchyn. La gente del posto ha potuto ottenere sussidi economici, ausili per la mobilità come deambulatori e sedie a rotelle, e letti funzionali per persone con mobilità ridotta. Di queste, 42 erano bambini e nove persone sono diventate disabili a causa delle ferite riportate durante la guerra.
Il lavoro prevede spesso il coordinamento con gli uffici regionali e i programmi nazionali. "Una volta documentate le esigenze, le inoltriamo alla capitale per l'elaborazione", spiega Maria, "Da lì, ci impegniamo per garantire la messa in atto e il follow-up".
Nonostante questi sforzi, permangono delle sfide, come l'impossibilità per le persone con disabilità di muoversi liberamente, che limita le loro possibilità di trovare lavoro o di raggiungere le scuole. Come racconta Maria, nel 2023, un taxi sociale era operativo in una zona accessibile alle persone in sedia a rotelle; ma ha smesso di funzionare dopo pochi mesi a causa di problemi di finanziamento.
"Era un'ancora di salvezza per le persone nei villaggi remoti", spiega Maria. "Senza di esso, fanno fatica a raggiungere ospedali o uffici amministrativi. Ripristinare questo servizio rappresenterebbe un miglioramento significativo, ma è costoso e le risorse sono limitate".
Oltre ai problemi logistici, Maria vede la necessità di promuovere una maggiore consapevolezza pubblica e un maggiore supporto istituzionale.
"C'è la percezione che una pensione di invalidità risolva tutto", afferma. "Molte persone pensano che con pagamenti mensili le persone con disabilità possano mantenersi, senza bisogno di fornire altro supporto o parlare di accessibilità. In realtà, molte persone necessitano di servizi aggiuntivi: riabilitazione, supporto psicologico o semplicemente una migliore comunicazione sui propri diritti. È una questione di dignità e di senso di appartenenza a una comunità, anche se i propri bisogni sono maggiori”.
Maria crede che piccoli e costanti sforzi a livello locale possano produrre risultati significativi. "Non stiamo cercando di rivoluzionare il sistema da un giorno all'altro", afferma. "Ma ogni persona che assistiamo è un passo avanti verso la creazione di una comunità più inclusiva."
Il suo obiettivo per il prossimo anno è ampliare la portata delle attività di sensibilizzazione e promuovere risorse aggiuntive. "Con gli strumenti e le partnership giuste, possiamo colmare queste lacune in modo più efficace", aggiunge.
Per Maria, il lavoro rimane una risposta pragmatica a bisogni visibili.
"Si tratta di garantire che i sistemi che abbiamo funzionino per tutti", conclude. "Non si tratta di beneficenza; si tratta di garantire accesso ed equità, e ricordare alle persone che contano e che anche loro dovrebbero chiedere di più e lottare per i propri diritti."
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