
Nelle strade di Tiraspol - © Shutterstock
La crisi energetica in Transnistria, scatenata dallo stop al gas russo che arrivava nella regione separatista attraverso l'Ucraina, si trasforma sempre di più in pesante crisi economica, con possibili ricadute sulle tornate elettorali in programma nei prossimi mesi
Dopo la crisi energetica di gennaio, la Transnistria è di nuovo nei guai: il problema non è più solo la fornitura di gas ma un grosso buco nel bilancio della regione che fatica a pagare i lavoratori pubblici e i pensionati. Il problema alla base resta lo stesso, la situazione energetica.
Tiraspol ha dichiarato lo stato di emergenza economica per trenta giorni. In un comunicato stampa si legge: "La necessità di dichiarare un nuovo stato di emergenza nell'economia è giustificata dall'emergere di una grave crisi economica generale e dal continuo deterioramento degli indicatori socio-economici, causato dalla riduzione delle forniture di gas naturale alla regione."
Il deficit della Transnistria
Stime suggeriscono che, fino a gennaio 2025, la Transnistria coprisse il 55% delle proprie spese di bilancio attraverso un conto dove riceveva i pagamenti dei propri cittadini per il gas e quelli di Chişinău per l'elettricità acquistata da Cuciurgan, la centrale elettrica che operava grazie al gas fornito gratuitamente dalla Russia.
Fino alla fine del 2024, la Russia ha concesso gas gratuitamente attraverso il gasdotto che transitava attraverso l'Ucraina. Questo gas veniva destinato ai consumatori domestici della regione, alle attività industriali della Transnistria e alla centrale elettrica di Cuciurgan, che a sua volta vendeva una grande parte dell’energia elettrica prodotta a Chişinău. Nemmeno un centesimo arrivava a "Gazprom" che, negli anni scorsi, ha chiesto la differenza al governo moldavo.
Dopo il 1° gennaio 2025, ovvero da quando l'Ucraina ha bloccato il transito del gas russo verso la Transnistria, il regime separatista di Tiraspol è costretto a utilizzare gli introiti che vengono dalla popolazione per pagare il transito di gas. L'industria è ferma e nella regione non si produce quasi nulla da due mesi perché, secondo Tiraspol, il volume di gas che la Transnistria riceve è condizionato dal governo di Chişinău.
Al contrario, l'Ufficio per la Reintegrazione del governo moldavo nega questa versione, sostenendo di non essere stato informato dell'esistenza di una crisi energetica o economica: "La società Moldovagaz informa che i volumi di gas contrattuali vengono consegnati senza impedimenti. Le modalità con cui Tiraspoltransgaz decide di ridistribuire tali volumi non sono concordate con noi. L'ufficio del rappresentante politico di Tiraspol non ha contattato Chișinău per segnalare l'esistenza di eventuali problemi."
Infine, da gennaio la Moldova ha smesso di acquistare energia da Cuciurgan. Tra meno di quattro mesi, Chișinău ultimerà la costruzione della linea ad alta tensione Isaccea-Vulcănești-Chișinău che collega il sistema energetico moldavo a quello romeno.
Secondo i dati diffusi da Tiraspol il 17 giugno , nei primi cinque mesi del 2025 la produzione industriale è diminuita del 43%, una perdita di circa 3 miliardi di rubli (circa 165 milioni di euro). Le maggiori riduzioni sono state registrate nel settore energetico (-51,5%), in quello metallurgico (-66%) e nell’industria chimica (-68%).
Il volume del commercio estero è diminuito del 31,5% ma si prevede che nel 2025 calerà oltre il 50%. Il 2026 potrebbe portare a un calo del PIL del 12% e a un'inflazione fino al 16%. La crisi nella regione sta costringendo sempre più residenti a cercare lavoro nei territori controllati dalle autorità costituzionali di Chișinău, dove gli stipendi sono in media più alti del 50%.
L’ipotesi sabotaggio
Il governo moldavo sostiene che questa crisi sia stata indotta consapevolmente dal Cremlino con l’obiettivo di sabotare le elezioni politiche che si terranno nel paese a settembre. Anche sulla riva sinistra del Nistru/Dniester incominciano i preparativi per le elezioni.
Il 30 novembre di quest'anno, gli abitanti della regione eleggeranno i deputati e i leader degli enti locali. Inoltre, nel 2026, verrà eletto un nuovo capo dell'amministrazione separatista di Tiraspol. La trasparenza e regolarità di queste elezioni è discutibile.
Un'argomentazione a sostegno della posizione moldava deriva dal fatto che il paese dà per scontato la sua adesione all'UE entro il 2030 indipendentemente dal fatto che la questione della Transnistria sia risolta o meno.
Chișinău è riuscita a convincere Bruxelles a prendere in considerazione l'adesione in due fasi della Repubblica Moldova. Ciò scoraggerebbe la Russia dal mantenere l'enclave separatista in Moldova, la cui spesa si è rivelata ben superiore ai guadagni strategici.
L’unico altro scenario che giustifichi il sostegno russo alla Transnistria sarebbe quello dell’apertura di un secondo fronte nella guerra con l’Ucraina. Quest’ipotesi diviene via via più improbabile col prolungarsi del conflitto.
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