Bucarest, Romania - © Shutterstock

Bucarest, Romania - © Shutterstock

Dopo lunghi negoziati, lo scorso 23 giugno la Romania ha dato vita ad un nuovo esecutivo. Premier è il liberale Ilie Bolojan, nel 2027 la poltrona dovrebbe passare ai socialdemocratici. La nuova maggioranza dovrà fare i conti con le gravi difficoltà economiche del paese

30/06/2025 -  Mihaela Iordache

Dopo settimane di incertezza e paralisi istituzionale, la Romania riparte con un nuovo governo, guidato dal liberale Ilie Bolojan, noto anche per i sui risultati nello sviluppo locale della città di Oradea.

Il nuovo esecutivo, in carica dal 23 giugno, è frutto di una grande coalizione politica pro-europea, che unisce formazioni politiche con ideologie diverse, dal PNL (centrodestra liberale), al PSD (centrosinistra), l'USR (progressisti) ed all’UDMR (rappresentanza ungherese).

Da notare è che ci sono cinque vicepremier, fatto che descrive il modo in cui sono stati divisi - con difficoltà - i ruoli nel Governo. In parlamento la coalizione può contare su una maggioranza di circa il 67%. Si tratta di un’alleanza dettata dalla necessità di proseguire il percorso europeo e costruita attorno a un obiettivo comune: evitare il collasso fiscale del paese, garantire stabilità in un contesto regionale sempre più instabile, nonché come risposta all’avanzata della destra sovranista.

I partiti della nuova maggioranza — PNL, PSD, USR e UDMR — coprono l’intero spettro politico democratico,  hanno in comune  un forte orientamento occidentale. L’obiettivo principale è riconquistare la credibilità finanziaria della Romania a Bruxelles e sui mercati.

Il presidente Nicușor Dan, che ha svolto un ruolo cruciale nei negoziati per la formazione del nuovo esecutivo, ha spiegato che “la Romania ha bisogno di ripresa economica, perché la prosperità può derivare solo dallo sviluppo. Siamo in una situazione di, per cosi dire, stagnazione economica da diversi anni e c’è bisogno di un equilibrio nella spesa pubblica, che dia ossigeno, la possibilità di sviluppo al settore privato, in cui ho grande fiducia. Quindi, come con una malattia: prendi una pillola, non ti piace ma guarisci”.  

Le sfide del governo Bolojan

Secondo l’accordo della coalizione di governo, il premier Ilie Bolojan (56 anni) potrà restare in carica fino al 2027, poi la poltrona dovrebbe passare ai socialdemocratici. Nel frattempo tocca a lui annunciare le previste misure di austerità. Tra queste ci sono i licenziamenti nel settore pubblico, con un taglio previsto di almeno 167.000 posti di lavoro, scrive la stampa di Bucarest.

Il programma di governo prevede, infatti, una diminuzione del 20% dei posti nell’amministrazione pubblica. Tra gli obiettivi dell’esecutivo c’è il recupero della fiducia dei romeni nelle autorità, eliminando privilegi ingiustificati in diversi ambiti e garantendo servizi pubblici dignitosi, ad esempio nel sistema sanitario.

Una delle misure mira a ridurre fino al 20% entro il 2030, il numero di posti letto nelle unità mediche con attività ridotta. Le cliniche private - per poter usufruire dei servizi erogati dallo stato - dovranno avere almeno l’80% del personale impiegato a tempo pieno. Attualmente molti ospedali privati collaborano con medici che hanno contratti di lavoro presso gli ospedali pubblici. 

Tra le misure di risanamento fiscale sono previsti aumenti di tasse e imposte, che dovrebbero portare entrate aggiuntive al bilancio statale, come il ripristino dell’IVA a due aliquote e l’aumento delle accise. Si aspetta una maggiore attenzione al gioco d’azzardo e alle transazioni bancarie correlate, alla tassazione delle criptovalute, alla tassazione dei redditi derivanti dalle piattaforme di social media.

Le misure fiscali saranno annunciate dal primo ministro già a partire da questa settimana. Intanto il malcontento sociale cresce. Anche i magistrati e i funzionari del sistema giudiziario hanno reagito duramente all’ipotesi di riforma delle pensioni e alla possibilità di tagli nel sistema giudiziario. Scontenti sono anche gli studenti che temono di restare a breve senza borse di studio.

Il principale partito di opposizione, l’Alleanza sovranista per l’Unità dei Romeni (AUR) critica duramente le misure di austerità. Il leader AUR, George Simion, afferma che diverse categorie sociali sono state "ingannate" da un "enorme apparato di propaganda”.

Anche il presidente Nicușor Dan, fino a ieri figura di riferimento per il mondo civico, comincia a ricevere dure critiche.

Questa settimana saranno quindi annunciate le misure per ridurre il deficit di bilancio e migliorare l'accesso ai fondi europei. Lunedì scorso la Commissione Europea ha pubblicato una raccomandazione al Consiglio dell'UE, in base alla quale, per uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo, la Romania deve garantire che il ritmo di crescita della spesa non superi il 2,8% nel 2025 e il 2,6% nel 2026.

La raccomandazione dell'esecutivo di Bruxelles al Consiglio dell'UE, che a sua volta dovrà raccomandare alla Romania di adottare misure di contenimento della spesa, ha fissato il termine del 15 ottobre affinché Bucarest adotti misure efficaci. In questo documento, la Commissione europea ha inoltre formulato raccomandazioni per gli anni successivi in ​​merito all'aumento della spesa, che non dovrà superare il 4,6% nel 2027, il 4,4% nel 2028, il 4,2% nel 2029 e il 4% nel 2030.

Le prospettive non sono quindi ottimistiche. Il bilancio nazionale deve trovare entrate. Un'entrata potenzialmente significativa dovrebbe arrivare dalla lotta all’evasione fiscale, considerata una minaccia significativa per la sicurezza nazionale.

Il presidente Nicușor Dan aveva precedentemente dichiarato di stare valutando la possibilità di modificare la Strategia di Difesa Nazionale per consentire un coinvolgimento più attivo dei servizi segreti nella lotta all'evasione fiscale.

"La lotta all'evasione su larga scala è una priorità. Sono ottimista sul fatto che ci riusciremo, ma gli effetti si vedranno nel 2026", ha dichiarato il presidente romeno in una conferenza stampa tenutasi a Vilnius, in occasione del vertice B9, all'inizio di giugno.

Nel frattempo al vertice NATO dell'Aia, la Romania si è impegnata ad aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035. Di questa percentuale, il 3,5% sarà destinato alla spesa militare diretta (equipaggiamenti, addestramento) e l'1,5% alla spesa per la sicurezza più ampia, come infrastrutture, difesa informatica e resilienza civile.


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