Mani di un anziano lavoratore agricolo (foto ©  Di Mark Strozier/Shutterstock)

Mani di un anziano lavoratore agricolo (foto ©  Di Mark Strozier/Shutterstock)

Nonostante l’economia della Romania sembri godere di ottima salute, i suoi cittadini continuano a emigrare verso l’Europa occidentale attratti da salari più alti. I datori di lavoro romeni sempre più spesso decidono di assumere i pensionati. Un reportage

(Originariamente pubblicato da Le Courrier des Balkans

Bucarest, zona Militari, un quartiere popolare situato nella periferia ovest della capitale romena. Sono le 7 del mattino. Ștefan Paraschiv si annoda la cravatta davanti allo specchio accanto alla porta d’ingresso. Saluta la moglie e va al lavoro. Ștefan ha 67 anni, sarebbe già dovuto andare in pensione, ma continua a lavorare come addetto alla sicurezza di un ristorante McDonald’s. “Io lavoro da quando avevo 18 anni”, dice Ștefan prima di salire sull’autobus che lo porta in centro città. Ștefan ha lavorato per molti anni come operaio meccanico nella fabbrica “Republica”, un’antica fabbrica statale che produceva tubi per il trasporto di idrocarburi. Ha lavorato anche come elettricista e saldatore. “Credo di aver fatto la mia parte. Sono molto felice di essere arrivato a quest’età. Ma non posso starmene seduto tutto il giorno davanti alla televisione col telecomando in mano. Alcuni pensionati si lamentano delle pensioni troppo basse. Ma hanno due mani e due piedi, e ci sono aziende che li aspettano a braccia aperte”, dice Ștefan.

In Romania nel 2018 circa 10mila pensionati sono stati assunti con un regolare contratto di lavoro. La crisi di manopera – con cui la Romania si confronta ormai da diversi anni – , provocata da una massiccia emigrazione dei cittadini romeni verso l’estero, spinge molte aziende ad assumere lavoratori in età pensionabile. Al momento il mercato del lavoro romeno registra un carenza di manodopera pari a mezzo milione di unità.

“Attualmente sono 38 i pensionati che lavorano nei nostri ristoranti”, precisa Irina Panaite, direttrice delle risorse umane di McDonald’s Romania. “Sono molto stimati dalla direzione e dai colleghi più giovani, che sono sorpresi di lavorare con persone della stessa età dei loro genitori o nonni”, aggiunge Irina Panaite.

“Un uomo con i capelli bianchi ha un’educazione diversa”, dice Ștefan Paraschiv sorridendo. “È come in una famiglia”.

“Ci confrontiamo con una vera e propria crisi di manodopera”, dice Anca Decu, direttrice delle risorse umane di Cora Romania, catena di supermercati di proprietà del gruppo belga Louis Delhaize. “In questo momento non saprei dirvi il numero esatto, ma i lavoratori con più di 65 anni, cioè i lavoratori che hanno raggiunto l’età pensionabile, rappresentano il 7% del totale dei nostri dipendenti”, spiega Decu, aggiungendo: “Abbiamo intrapreso diverse campagne di reclutamento rivolte specialmente alle persone giunte al termine della loro carriera lavorativa, e abbiamo deciso di farlo per diverse ragioni: questi lavoratori non hanno paura di sporcarsi le mani, sono affidabili, attivi e in generale sono buoni colleghi. Quindi, assumerli porta solo vantaggi”.

Tra i pensionati che hanno deciso di continuare a lavorare vi è Anna Anghel, addetta al servizio clienti presso Cora Romania. “Sono rimasta a casa per due anni. Non riuscivo a rassegnarmi all’idea che tra cinque, dieci giorni sarebbe arrivata… Non so come dirlo. Aspettavo la morte!”, dice Anna, lasciandosi andare a una risata liberatoria. “Non vi è alcuna gioia nell’essere pensionati, per cui ho deciso di inviare il mio curriculum vitae a diverse aziende. Per vent’anni sono stata assistente alla gestione clienti, ma ho accettato di essere ‘degradata’ e per un anno e due mesi ho lavorato come cassiera, prima di essere assunta come addetta al servizio clienti. A volte è dura, ma sono ancora in grado di lavorare. Se continuo a lavorare, è perché lo voglio, perché mi piace. Lo faccio anche per i soldi, mi aiutano. Con i soldi che ho guadagnato con questo lavoro ho fatto un viaggio in Thailandia; grazie a questo lavoro ho la possibilità di vedere il mondo, di vedere cose che non avevo mai visto prima. Me la sto godendo!”.

In Romania ci sono 158mila persone in età pensionabile assunte con un regolare contratto di lavoro e il loro numero è in costante crescita. I datori di lavoro dicono che non è facile trovare giovani disposti a lavorare. Negli ultimi dieci anni circa 3 milioni di romeni sono emigrati all’estero per cercare lavoro.

“Molte volte mi hanno detto di tornare a casa perché sono vecchio e di lasciare spazio ai giovani. Ben vengano i giovani! Quando un giovane vorrà prendere il mio posto, glielo lascerò volentieri. Ma io non vedo da nessuna parte i giovani”, dice Constantin Petre.

Constantin ha 62 anni. Ormai da 41 anni lavora in una fabbrica di mobili a Bucarest. “È difficile contare gli anni”, dice Constantin ridendo. Il suo collega Dumitru Gâmanv, 64 anni, ricorda: ”Ai tempi del comunismo si lavorava su tre turni”. L’età media dei lavoratori di questa fabbrica è di 55 anni. “Arrivati a una certa età, non si può più lavorare”, dice Octavian Benga, direttore della fabbrica. “Abbiamo avuto un giovane di 30-35 anni, senza alcuna esperienza, che era venuto qui per lavorare. Gli ho detto: ‘Non c’è nessun vincolo, non ci sono orari fissi, rimani e impara il lavoro’. E lui mi ha risposto: ‘Non mi vedo a fare questo lavoro tra dieci anni’, e ha lasciato la fabbrica. Dall’altra parte, ci sono lavoratori di età tra i 50 e i 60 anni che potrebbero andare in pensione, ma si rendono conto che, con una pensione troppo bassa, non possono permettersi di stare a casa senza far niente”, spiega Octavian Benga.

Benga ha deciso di assumere un pensionato di 67 anni, Cristian Ifrose, come addetto alla contabilità generale. “67 anni! A volte dimentica le cose, ma fa il suo lavoro”, afferma Benga. Ifrose ha iniziato a imparare l’informatica nel 2000 e si pente di non averlo fatto prima. È particolarmente abile nell’uso dei programmi del pacchetto Microsoft Office. “Stare troppo tempo sul divano non fa di certo bene. È nocivo per la salute, soprattutto dopo una certa età”, dice Cristian Ifrose, aggiungendo: “Quando ho lavorato in Germania ho notato che i tedeschi lavorano quanto più possibile, perché il lavoro aiuta a mantenersi in forma. Quando si smette di lavorare all’improvviso e non si fa più niente, la salute inizia a deteriorarsi”.

“Lavoreremo fino al giorno in cui non potremo più muoverci”, dice Constantin Petre. “Cos’altro possiamo fare? Quando percepisci una pensione misera non hai altra scelta che lavorare. Quindi, continui a lavorare finché riesci a muoverti”.

“Ci chiediamo sempre cosa faremo quando i nostri dipendenti compiranno 65, 66, 67 anni. Chiediamo troppo, vogliamo troppo. La colpa è nostra, dei datori di lavoro. Viviamo nell’illusione di poter abbassare gli stipendi per aumentare i margini di profitto. Ma l’aumento del profitto non deve andare a scapito degli stipendi; il profitto deve derivare dal prodotto, da innovazioni, dalla creatività. I romeni devono capire che non si può avere un buon stipendio senza lavorare, e i datori di lavoro devono capire che non possono pretendere di trovare lavoratori se non sono disposti a retribuirli adeguatamente”, afferma Octavian Benga.

La durata della vita lavorativa aumenta in tutta Europa. In Germania nel 2017 la durata media della vita lavorativa era di 38,4 anni (oltre quattro anni in più rispetto al 2000). Secondo uno studio realizzato dalla confederazione romena dei datori di lavoro Concordia, in Romania il deficit di lavoratori, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe salire da 548.000 unità nel 2019 a 910.000 unità nel 2023.


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