Varna (foto ©  Di Valentin Valkov /Shuttestock)

Varna (foto ©  Di Valentin Valkov /Shuttestock)

Secondo il ministero del Turismo di Sofia, il settore rappresenta oggi ben il 12% del prodotto interno lordo del paese, per un giro di affari di circa 4 miliardi di euro nel 2018. La Bulgaria tuttavia non è ancora riuscita a trasformarsi da “soluzione alternativa” a “destinazione preferita”

23/08/2019 -  Francesco Martino Sofia

Colonne infinite di auto piene di villeggianti in fuga dalla Bulgaria, in chilometriche code alla frontiera con la Grecia, direzione mare Egeo. Allo stesso tempo immagini di spiagge vuote e ombrelloni chiusi sulle spiagge delle principali località turistiche bulgare sul Mar Nero. Era iniziata così, a inizio luglio, con fotografie contrastanti e cariche di cattivi presagi, la stagione turistica bulgara dell'estate 2019.

Le polemiche avevano fatto presto a seguire, rimbalzando dai social media all'arena della politica. Per alcuni, la stagione appena iniziata – evidentemente col passo sbagliato - non era che l'inevitabile conseguenza di politiche irresponsabili, prezzi fuori controllo e eccessivo sfruttamento delle coste del Mar Nero, altri invece minimizzavano, parlando di un assestamento naturale dopo anni di forte crescita del settore.

Oggi, a stagione ormai matura, è possibile fare un primo, seppur parziale punto della situazione che, pur archiviando gli scenari più apocalittici, lascia aperti numerosi punti interrogativi sulla sostenibilità di lungo corso del modello di turismo sviluppato in Bulgaria negli ultimi anni.

12%

Innanzitutto, qualche numero: secondo i dati del ministero del Turismo di Sofia, il settore rappresenta oggi ben il 12% del prodotto interno lordo del paese, una fetta dell'economia importante, soprattutto se, oltre alle entrate dirette, si considerano anche la ricadute della presenza dei turisti su altri rami, come i trasporti, i generi alimentari, i servizi, non sempre facilmente quantificabili.

Lungo le coste bulgare del Mar Nero - Nenov Brothers Images / Shutterstock.com

Lungo le coste bulgare del Mar Nero - Nenov Brothers Images / Shutterstock.com

Dell'intera torta del turismo bulgaro, che nel 2018 ha fatto registrare un giro d'affari totale intorno agli 8,4 miliardi di leva (4,3 miliardi di euro) il 70% è rappresentato proprio dal turismo estivo, che gravita intorno alle località di mare distribuite sui quasi 400 chilometri di coste che si affacciano sul mar Nero. Ecco perché, i primi dati statistici significativi, arrivati proprio a inizio luglio, e che mostravano un calo drastico di prenotazioni e presenze, quantificabile intorno al 20% in meno rispetto al 2018, hanno scatenato così in fretta preoccupazioni, malumori e polemiche.

C'è da dire che, effettivamente, il turismo estivo in Bulgaria negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita importante, a tratti tumultuosa. A sentire gli esperti, però, dovuta più ai problemi della concorrenza che a virtù proprie. Gli ultimi anni, infatti, sono stati estremamente difficili per alcune delle classiche destinazioni dei flussi turistici nell'area mediterranea, come Turchia, Tunisia ed Egitto, che tra terremoti politici, problemi di terrorismo e instabilità hanno visto un crollo nelle presenze di visitatori, soprattutto stranieri.

La Bulgaria, approdo tradizionalmente meno gettonato, ma da anni stabile e tranquillo (unica eccezione, il sanguinoso attentato contro i turisti israeliani all'aeroporto di Burgas del luglio 2012) , ha saputo imporsi come “piano B” per moltissimi turisti provenienti da Germania, Regno Unito, Russia, Ucraina, e molti paesi dell'Europa centro-orientale, che spesso conoscevano già il Mar Nero bulgaro dai tempi della Cortina di ferro.

Dopo il boom il calo

Il problema però, è che la Bulgaria non ha saputo o potuto trasformarsi da “soluzione alternativa” a “destinazione preferita”: ecco perché, col relativo miglioramento della situazione nei paesi summenzionati, il vantaggio accumulato dal paese negli ultimi anni sembra essersi esaurito in fretta, e agli anni del boom è seguito quest'anno un calo imponente.

I conti finali, naturalmente, potranno essere fatti solo a stagione conclusa, ma il trend per il 2019 difficilmente potrà essere ribaltato nelle ultime settimane d'estate. Se i dati sembrano chiari, però, la loro interpretazione è invece aperta al dibattito. Uno degli elementi in discussione, ad esempio, è il tormentato rapporto dei turisti bulgari con il proprio litorale, dopo anni di sviluppo caotico, speculazione edilizia, costruzioni selvagge.

In occasione delle code al confine con la Grecia il quotidiano Dnevnik pubblicava un accorato editoriale dal titolo tanto lungo quanto esplicito: “Quest'estate rappresenta la condanna del turista bulgaro della cementificazione del Mar Nero”. “Sì, i bulgari non amano protestare”, argomentava l'editoriale, “ma non potete obbligarli ad andare sul litorale del Mar Nero, dove deve pagare ai mafiosi quaranta leva per una sdraio, o bere alcol taroccato che gli viene servito sempre dagli stessi mafiosi”.

Come gestire il Mar Nero?

Il clima politico sulla gestione del Mar Nero in realtà si era arroventato già prima, con l'approvazione a metà giugno di una nuova normativa da parte del parlamento di Sofia. Principale motivo del contendere, l'introduzione del divieto di campeggio libero, iniziativa apertamente contestata da una parte della società civile, e che aveva portato addirittura al veto parziale da parte del presidente Rumen Radev. Per i critici, la nuova normativa si accanisce contro gli amanti del campeggio libero, lasciando però mano libera a una nuova ondata di cementificazione lungo le coste, anche ai danni di aree protette.

C'è però anche chi ha interpretato il calo delle presenze sul Mar Nero sotto una luce meno negativa. Per Rumen Draganov, presidente dell'Istituto per l'analisi sul turismo, la crisi dell'estate 2019 in realtà è “salutare” per tutto il settore. Intervistato dalla tv pubblica, Draganov ha parlato di una “pausa dovuta”, dopo anni di crescita a due cifre che ha portato a “affollamento, pessimo servizio e in ultima battuta, a clienti insoddisfatti”. Nel 2019, invece, “abbiamo prezzi più contenuti, spiagge meno affollate, un servizio di gran lunga migliore”. L'ottimistica previsione di Draganov è che “l'anno prossimo avremo nuovamente un aumento nel numero dei turisti, perché chi ha visitato il Mar Nero quest'anno sarà rimasto soddisfatto, e tornerà ancora”.

Sospeso tra prospettive catastrofiche e sogni di gloria, il futuro del turismo sul litorale bulgaro resta segnato da non poche incognite rispetto ai piani di sviluppo per il futuro. Al momento, nei confronti dei turisti internazionali, il suo punto di forza restano ancora e soprattutto i prezzi bassi rispetto alla maggior parte delle destinazioni alternative in Europa. Un vantaggio che però ha generato un turismo di massa dagli effetti devastanti su molte delle località più gettonate, e che non sembra sostenibile sul lungo periodo.

Per i turisti bulgari il Mar Nero resta il “mare di casa”, carico di ricordi ed emozioni. Con la facilità di spostamento oltreconfine e la concorrenza di destinazioni alternative a portata di mano, però, la loro presenza non può più essere data per scontata. E se le località sulla costa bulgara non riusciranno a fare il salto di qualità, le code per il mare della Grecia continueranno ad allungarsi nelle prossime estati.


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