Lazarat (foto G. Vale)

Lazarat (foto G. Vale)

Secondo numerosi rapporti internazionali, le organizzazioni criminali albanesi sono molto attive nel traffico di stupefacenti. Oltre alla produzione locale si aggiungono ora importanti rotte dal sud America

31/07/2018 -  Giovanni ValeLaetitia Moreni

Le organizzazioni criminali albanesi “controllano territori, producono investimenti notevoli e influenzano la politica albanese in modo attivo”. L’ultimo rapporto di Open Society sull’evoluzione del crimine organizzato in Albania (2017) punta il dito contro il peso che la criminalità ha assunto sulla società e sull’economia reale nel paese. Finanziati dalla produzione e dal traffico di cannabis, che ha vissuto un boom tra il 2013 e il 2016, i gruppi malavitosi assumono oggi un ruolo di primo piano nel paese delle aquile, al punto che le autorità di polizia di diversi paesi mettono in guardia sulla loro crescita.

Dalla marijuana alle droghe pesanti 

“L’Albania produce ed esporta una quantità notevole di marijuana, soprattutto a destinazione dell’Europa, ed è un paese di transito per l’eroina afgana e la cocaina, servendo da entrata principale per la distribuzione dell’eroina in Europa”. Il Dipartimento di Stato americano scrive così nel suo report sulla Strategia per il controllo internazionale dei narcotici , pubblicato a marzo 2018, notando che anche se “il numero di sequestri di droga e di arresti è aumentato nel paese negli ultimi anni”, “dei dubbi rimangono sull’impegno duraturo del governo ad un’applicazione decisa (della legge, ndr.)”.

L’Albania s’iscrive nella mappa globale degli stupefacenti sia come paese produttore che come nodo di distribuzione. Una valutazione confermata anche nel World Drug Report 2017 delle Nazioni Unite, in cui si evidenzia l’esistenza di “prove concrete” del coinvolgimento di gruppi criminali albanesi in tutti i principali traffici di droga verso l’Europa (eroina, cocaina, cannabis). Queste “prove concrete” sono facilmente individuabili tra le pagine di cronaca, che recensiscono regolarmente degli importanti sequestri di cocaina in Albania o delle recenti morti sospette di cittadini albanesi in Sud America.

A febbraio 2018, ad esempio, un carico record da 613 kg di cocaina pura è stato sequestrato nel porto di Durazzo, dopo essere arrivato - nascosto in un container di banane - direttamente dalla Colombia. Il suo valore notevole, stimato dalla polizia albanese a 180 milioni di euro , mostra che una nuova rotta si è stabilita tra il Sud America e le coste albanesi. Un fatto confermato anche dall’Agenzia nazionale per il crimine (NCA) britannica , secondo la quale “i criminali dei Balcani stanno aumentando sempre di più la loro rete di influenze, formando delle relazioni dirette con i fornitori di cocaina in America Latina”.

Per la NCA, “la minaccia dei gruppi criminali albanesi è significativa. Londra è il loro hub principale, ma si sono stabiliti in tutto il Regno Unito”.  Un un discorso simile può essere fatto anche per l’eroina. A Losanna, la polizia del Canton Vaud nota che “albanesi e kosovari sono alla guida dei network di importazione e distribuzione dell’eroina”, delle reti di trafficanti “createsi in Svizzera tra il 1999 e il 2000”.

La parabola del riciclaggio

Questa espansione a livello internazionale produce inevitabilmente delle conseguenze all’interno dei confini albanesi. “L’Albania serve da base per le operazioni delle organizzazioni criminali regionali. Gli incassi illeciti sono riciclati con facilità”, nota il Dipartimento di Stato americano. Ma in che modo i soldi della droga sono riciclati in Albania? Il rapporto di Open Society cita soprattutto il settore immobiliare, i casinò e i centri scommesse, così come fa anche il report del Dipartimento di Stato (precisando anche che “le forze dell’ordine riconoscono la necessità di combattere il riciclaggio di denaro, ma rimangono in gran parte incapaci di farlo”).

Per Carloalberto Rossi, uno dei fondatori del portale albanese Exit.al, “i soldi della droga stanno deformando il sistema: le attività finanziate dalla criminalità sbaragliano la concorrenza e la droga, da problema criminale, sta diventando un problema sociale”. Il giornalista fa notare “il boom immobiliare a Tirana finanziato soprattutto tramite partenariati pubblici-privati (PPP) poco trasparenti e criticati anche dal Fondo monetario internazionale ”. Il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, tuttavia, difende la necessità delle costruzioni (“ogni anno dobbiamo accogliere 20mila nuovi cittadini”) e la trasparenza dei cantieri (“si tratta di normalissimi investitori”).

L’improvvisa rivalutazione del “lek”, la moneta nazionale albanese, ha destato anch’essa dei dubbi di riciclaggio di denaro. Il tasso di cambio lek/euro - per anni stabile attorno ai 140 lek per ogni euro - è sceso gradualmente negli ultimi due anni, accelerando questa primavera col rafforzarsi del lek al punto che a giugno, la banca centrale di Tirana è dovuta intervenire per fermare l’ascesa della valuta albanese . Ma nonostante ciò, oggi bastano 126 lek per comprare un euro. Quali sono le cause di questo fenomeno? Per molti osservatori, tra cui i giornalisti di Exit.al, sarebbero i profitti della droga, entrati nel mercato sotto forma di valute straniere, ad aver fatto crollare il tasso di cambio.

La decisione del Consiglio europeo

Ma la vivacità del mondo criminale albanese non preoccupa soltanto le forze di polizia internazionali e alcuni osservatori interni al paese. Lo stesso Consiglio europeo, che a inizio estate si è riunito per decidere se aprire o meno i negoziati di adesione con l’Albania, ha deciso di rimandare di un anno l’inizio del cammino europeo di Tirana. Tra le motivazioni espresse, figura anche la necessità di una lotta alla criminalità più efficace . Il Consiglio, pur accogliendo positivamente “gli sforzi” albanesi, prende nota che “smantellare i gruppi criminali rimane una sfida importante”.

“Il Consiglio sottolinea l’importanza per l’Albania di inseguire risultati tangibili e sostenibili, anche in aree specifiche come la repressione della coltivazione e del traffico di droghe”, si legge nel comunicato conclusivo della riunione del 27-28 giugno scorso. I ventotto leader europei invitano Tirana a “continuare e ad approfondire gli sforzi per ridurre la coltivazione di cannabis” e ad “assicurare il raggiungimento di risultati concreti nella lotta alla corruzione e nello smantellamento delle reti del crimine organizzato”.

Su questi e altri punti, il governo albanese dovrà lavorare da qui al 2019 per convincere l’Unione europea ad aprire i negoziati di adesione. Entro quella data, la “lotta senza pietà alla droga” promessa nel 2013 dal Primo ministro Edi Rama dovrà allora produrre dei risultati concreti.


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