Nel marzo scorso si è tenuto a Piacenza il Consiglio Generale della Diaspora Bosniaca nel Mondo. Le associazioni giovanili della diaspora e della Bosnia Erzegovina hanno trovato in quest'occasione uno spazio comune di discussione. Ivan Butina della rete giovani bosniaci in Italia "BHOmladina_Italia" intervistato da BalcaniCooperazione racconta

27/04/2006 -  Roberta Bertoldi

Come sono nate e con quali scopi operano le associazioni giovanili della diaspora?
Le associazioni giovanili della diaspora sono sorte in diversi modi. Alcune sono comparse come sezioni giovanili di associazioni già esistenti di cittadini bosniaci altre invece sono state fondate fin dall'inizio come specifiche associazioni giovanili. Nel secondo caso, l'associazione è spesso creata da parte di un gruppo di studenti universitari che ne diventano la base.

Gli scopi e le attività delle associazioni dipendono in buona parte anche dalla posizione geografica del Paese in cui hanno sede, così ad esempio nel rapportarsi con la Bosnia Erzegovina, un'associazione danese svolge meno attività con il Paese d'origine mentre una slovena ha maggiori contatti. Ogni associazione ha comunque tra i propri scopi quello far conoscere la Bosnia Erzegovina nel proprio Paese di residenza. Le altre attività comunemente realizzate sono di tipo educativo-formativo, di sostegno agli studenti universitari e di integrazione nella società del Paese di residenza, nonché la promozione della cultura bosniaca e aiuti alla Bosnia Erzegovina.

A livello di reti tra le associazioni giovanili della diaspora esiste la EMM BiH (Rete Europea dei Giovani della Bosnia Erzegovina). Questa rete è stata fondata da associazioni giovanili della Danimarca, della Svezia, della Germania e della Gran Bretagna. Al primo incontro tenutosi a Sarajevo la partecipazione giovanile fu alta e, dopo la conoscenza reciproca, le associazioni presenti si distribuirono i compiti per lo sviluppo della rete. Ogni anno, in un Paese diverso, si tiene così un incontro della EMM BiH, la quale ha un proprio statuto aperto anche ad adesioni future. All'incontro di Piacenza erano presenti le seguenti organizzazioni giovanili:
BHOmladina_Italia (Italia) - Bonus (Danimarca) - Avangarda BiH (Germania) - BH4 (Slovenia) - Udruzenje gradjana BiH (Austria) - Omladinski Centar Jajce (Bosnia-Erzegovina) - Svjetionik Prijedor (Bosnia-Erzegovina) - Vratite nam osmijeh Istocno Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) - ACIPS (Bosnia-Erzegovina)
Come sono organizzate le associazioni giovanili in Bosnia Erzegovina?
In Bosnia Erzegovina esiste un grande numero di associazioni giovanili, il che è un fatto molto positivo perché dimostra che tra i giovani del posto esiste la voglia di organizzarsi per provare a dare il proprio contributo allo sviluppo socio-economico del Paese. Le associazioni giovanili organizzano corsi e attività volte ad occupare il tempo libero dei ragazzi e sono spesso una fonte molto importante di informazioni utili. Si lavora anche allo sviluppo della democrazia e della società civile soprattutto laddove persistono ancora forti divisioni etnico-religiose.
Partecipando ai programmi per i giovani promossi dall'Unione Europea, queste associazioni riescono inoltre a mandare giovani bosniaci in soggiorni all'estero. Questa è una grossa opportunità per perfezionare o imparare nuove lingue, sviluppare abilità professionali e conoscere culture e stili di vita diversi nonché per creare legami con i propri coetanei in altri Paesi europei.
Come vengono finanziate le attività delle associazioni in Bosnia Erzegovina?
Principalmente tramite autofinanziamento (tessere associative, affitto locali, feste), donazioni, fondi pubblici inoltre attraverso fondi provenienti da progetti internazionali.
Da parte dello Stato non è prevista alcuna forma di finanziamento alle associazioni giovanili?
E' molto difficile trovare dei finanziamenti perché bisogna sempre sottostare a richieste specifiche e ai progetti e la cosa peggiore è che non esistono (o sono comunque rari) fondi specifici per le attività giovanili, così che ci si trova a competere con le realtà associative di altri settori nella distribuzione dei fondi comunali. Da parte di alcune realtà associate è stata fatta una domanda formale di maggiore attenzione da parte del Governo.
Qual'è dunque l'interesse da parte delle autorità locali e delle istituzioni alle politiche giovanili?
C'è un interesse insufficiente da parte delle istituzioni pubbliche che si comportano spesso verso l'associazionismo giovanile come se il loro fosse una specie di gioco piuttosto che una forma di espressione dei bisogni di una categoria della società civile.
Uno dei problemi principali è l'ottenimento degli spazi per le attività giovanili. Ai tempi della ex Jugoslavia questi spazi esistevano ed erano destinati proprio a tale scopo, ma oggi vengono affittati diventando così una mera fonte di profitto per le istituzioni pubbliche. E' opinione diffusa che per i giovani vadano bene i "kafic" - i bar, i pub - come punti di ritrovo. La conseguenza di ciò è l'esposizione al consumo eccessivo di alcolici, alla droga ecc.
Per superare queste difficoltà comuni come si organizzano le diverse associazioni?
Esistono alcune reti di associazioni a livello di Entità o a livello statale, tuttavia esse non sono ancora ancora rappresentative della realtà del Paese poiché gravitano principalmente attorno a Sarajevo, Tuzla o BanjaLuka. Vi sono alcuni progetti esterni che vogliono la creazione di reti come quello avviato dalla OCSE e che riguarda le associazioni giovanili e il loro networking a livello del Cantone di Tuzla. In questo contesto le associazioni si conoscono tra di loro, imparano a sviluppare i progetti e le altre attività. La creazione di reti è fondamentale non solo per lo scambio delle esperienze, ma anche per avere una voce comune nei confronti delle istituzioni di Governo (a qualsiasi livello), visto lo scarso interesse dimostrato verso i giovani. Essendo questa una situazione comune a tutta la BiH, ed essendo quindi la consapevolezza di ciò sempre più diffusa, l'incontro e il legame tra le realtà associative può diventare un passo importante verso il superamento delle barriere etnico-religiose. La consapevolezza di una contrapposizione reale giovani-potere pubblico può infatti creare una coscienza comune (anche bosniaco-erzegovese) più forte delle contrapposizioni etnico-religiose, sulle quali tra l'altro il potere pubblico spesso si basa. In questa prospettiva diventa ovviamente fondamentale portare i giovani fuori dai soli kafic, unire le forze e fare fronte comune nelle proprie richieste.
Come sono i rapporti tra i giovani bosniaci che studiano o lavorano in Italia e il loro Paese d'origine?
Per ora in Italia esiste soltanto una rete che riunisce una trentina di giovani. Una buona parte di questi sono in Italia per motivi di studio per cui non vi rimangono a lungo. Il legame con questi studenti vuole essere comunque mantenuto anche una volta che loro avranno fatto ritorno in Bosnia Erzegovina. Questo motivo, oltre alla posizione geografica dell'Italia e all'alto numero di contatti e progetti esistenti tra l'Italia e la Bosnia Erzegovina, fa sì che per i giovani che vivono qui la cosa più logica sia quella di sviluppare dei legami con la Bosnia-Erzegovina e con le sue associazioni giovanili.

Andrea Fabbri dell'associazione bolognese "Adottando", che opera sul territorio del cantone di Tuzla, ha affermato che loro, come probabilmente altre associazioni italiane, sentono il bisogno di poter contare su giovani bosniaci che vivono in Italia per via del ruolo che potrebbero avere in quanto mediatori rispetto alla realtà della Bosnia-Erzegovina, soprattutto nell'implementazione di alcuni progetti.

E noi siamo più che disponibili a collaborare con le associazioni e con gli Enti locali italiani. E' uno dei nostri obbiettivi principali in quanto siamo consapevoli del fatto che il nostro potenziale si esprimerebbe al meglio nell'essere parte attiva dei rapporti di cooperazione tra Italia e Bosnia Erzegovina. Per ora come gruppo non abbiamo esperienze significative da raccontare, essendoci riuniti da poco e dovendo ancora prendere una forma chiara dal punto di vista associativo, però ciascuno di noi ha già collaborato a livello personale con associazioni ed Enti locali operanti in BiH, il che sta a dimostrare anche la spontaneità di questa vocazione. Come gruppo siamo stati proprio da poco invitati dall'associazione Rondine Cittadella della Pace di Arezzo a prendere parte alla manifestazione internazionale "Le piazze di maggio" da loro organizzata. Possiamo dire che questo sia il nostro primo invito "ufficiale" come giovani bosniaci in Italia da parte di un'associazione locale!
La collaborazione tra le associazioni italiane operanti in Bosnia Erzegovina e i giovani che fanno ritorno nel loro Paese una volta terminato il periodo di studi in Italia, sono un grande potenziale. I giovani bosniaci in Italia devono puntare a diventare un solido ponte tra il proprio Paese d'origine e quello di adozione.


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