I Niet in concerto (screenshot youtube)

I Niet in concerto (screenshot youtube)

Lo scorso 25 aprile a Trieste si sono esibiti i veterani del punk sloveno, i Niet, al teatro Miela davanti a un pubblico di poche centinaia di persone. Un concerto che non è solo musica ma momento di autentica riflessione

06/05/2025 -  Mitja Stefancic

(Pubblicato in collaborazione con Meridiano 13 )

Lo scorso 25 aprile gli sloveni Niet hanno fatto nuovamente tappa a Trieste, dopo le precedenti apparizioni dal vivo nel corso della loro carriera nel 1985 e nel 2016. Borut Marolt (al microfono), Igor Dernovšek e Robert Likar (alle chitarre), Janez Brezigar (al basso) e Tomaž Bergant Breht (alla batteria) hanno suonato al teatro Miela dinnanzi ad un pubblico di 200 spettatori, metà dei quali sono arrivati dalla Slovenia. Ecco un riepilogo in otto punti su come è andata la serata, che è stata all’insegna della buona musica e, allo stesso modo, pregna di messaggi da non scordare e su cui riflettere.

1. Qualche minuto prima delle 21.30 si sono spente le luci del teatro ed è partita in sottofondo la musica della “ballata degli impiccati” (Balada za Obešence), una critica diretta alle società che, senza scrupoli, mettono le persone in una posizione di sudditanza, privandole di una reale libertà.

2. La band è stata introdotta sul palco dalle parole di Igor Vidmar, una delle figure più importanti della cultura slovena contemporanea, che alla fine degli anni Settanta e nel corso degli anni Ottanta ha contribuito maggiormente allo sviluppo delle culture alternative slovene nonché a rendere la capitale Lubiana all’epoca una delle città più prolifiche d’Europa dal punto di vista musicale ed artistico.

3. Rivolgendosi al pubblico in sala, Vidmar ha chiesto in che situazione ci troviamo oggigiorno. Citando niente meno che Adriano Celentano, ha fornito immediatamente la risposta in italiano e in sloveno: “la situazione non è buona”. Dopodiché ha sottolineato che dove c’è un potere autoritario e poco attento agli aspetti democratici della vita comune, c’è tantissimo spazio per le controculture e per le scelte alternative. Vidmar ha così sintetizzato: “punk is everywhere: il punk è ovunque, il momento è eccellente!”.

4. Preso in mano il microfono, il cantane Borult Marolt ha aperto la serata con il brano “Molk” (Silenzio). Durante l’intero concerto le canzoni punk-rock dei Niet si sono susseguite una dietro all’altra, con pochissime pause ed intermezzi.

5. Durante la prima parte della scaletta sono state eseguite soprattutto le canzoni del repertorio dei primi anni, di matrice hardcore, ovvero i pezzi contenuti nell’esordio “Srečna mladina”, per esempio: Perspektive (Prospettive), Umiranje (Morire), e la title-track Srečna mladina (Gioventù Felice).

6. Nella seconda parte della serata i Niet hanno suonato anche pezzi tratti dagli album del secondo periodo compositivo: “Dekle iz zamreženega okna” (La ragazza dietro alla finestra a sbarre), “Ti in jaz in noč in večnost” (Tu, io, la notte e l'eternità), ed altre ancora. Citando la recensione pubblicata dal quotidiano sloveno “Primorske Novice” a firma del giornalista Aljaž Novak, possiamo dire che il programma della serata triestina è stato “una vera e propria antologia dell’opus dei Niet”.

7. Sul palco del Miela la canzone “Bil je maj” (Era maggio) è stata dedicata al primo cantante della band, Primož Habič, scomparso prematuramente all’età di 24 anni. Il brano è stato concepito sia in riferimento alla morte del cantante nel 1991 sia in ricordo del tour che nel 1985 ha portato i Niet (all’epoca dei ragazzi appena maggiorenni) a suonare in Francia.

8. Quasi certamente anche Papa Francesco, di cui si sarebbero celebrati i funerali il giorno seguente a Roma, avrebbe idealmente condiviso la scelta artistica dei Niet, coerente nell’arco dell’intera carriera, di schierarsi a favore degli “emarginati”, degli “ultimi”, di coloro che cercano di superare gli ostacoli per assicurarsi un’esistenza dignitosa.

In ultima battuta, possiamo dire che il concerto triestino della compagine slovena si è rivelato pieno di arte, musica punk-rock, simboli e messaggi su cui riflettere. Non per ultimo ci è rimasta impressa quella scritta “Sloboda narodu!”, proiettata prima in serbo-croato, e subito dopo in italiano con “Libertà al popolo!”, che i Niet hanno portato sul palco a conclusione di una Giornata di Liberazione che per la città di Trieste è stata complessivamente tesa e non facile.


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