Veduta aerea di Piazza Syntagma (© Aerial-motion/Shutterstock)

Veduta aerea di Piazza Syntagma (© Aerial-motion/Shutterstock)

Dopo un lungo decennio di crisi e piani d'austerità i greci non voltano le spalle all'Unione europea. Sul piano interno, le votazioni europee saranno un test per le legislative dell'autunno

11/04/2019 -  Marina Rafenberg

(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans l'8 aprile 2019)

Vassilis, 24 anni, ha fatto come numerosi altri cittadini greci: con la crisi, se ne è andato all'estero. In Germania nello specifico, dove ha seguito un master in finanza e spera di trovare un lavoro. “Per me l'Europa è fonte di opportunità. È grazie all'Ue che ho potuto facilmente viaggiare, studiare a Berlino e sperare in un futuro migliore”, racconta. Non ha alcuna intenzione di rientrare in Grecia prima che siano trascorsi almeno 4 o 5 anni.

“Certo, gli europei ci hanno imposto misure difficili, ma i governi greci che si sono succeduti dagli anni '80 sono anch'essi responsabili della situazione. La crisi e le misure d'austerità non sono certo solo colpa dell'Europa”, sottolinea Vassilis. Secondo Eurobarometer del marzo 2018 il 57% dei giovani greci si dichiaravano molto legati all'Ue, 5 punti percentuali in più dei coetanei francesi. Secondo un altro sondaggio realizzato da MRB Hellas in gennaio, il 68% dei greci ritengono che l'essere membri dell'Ue sia un fattore positivo. 15 punti percentuali in più rispetto allo stesso sondaggio effettuato l'anno precedente.

Tra le preoccupazioni di Vassilis vi è senza dubbio il miglioramento della situazione nel mercato del lavoro in Grecia e in Europa, ma anche la crescita esponenziale della narrativa xenofoba. “L'avanzata dell'estrema destra ovunque in Europa è inquietante. Siamo un'Unione che spinge per gli scambi, per l'accoglienza delle differenze, ma vediamo sempre più società che si ripiegano su loro stesse”, s'allarma.

“I partiti tradizionali dovrebbero interessarsi alle regioni più isolate, ai più poveri, all'immigrazione e non lasciare tutti questi argomenti all'estrema destra”. Il 26 maggio Vassilis voterà per un “partito umanista” e si recherà appositamente in Grecia perché la diaspora greca non può votare all'estero presso consolati o ambasciate. “Una grande ingiustizia”, secondo Vassilis.

Panos è seduto ad un tavolino di un bar di Piazza Syntagma, nel centro di Atene. È un “pro-europeo”, come ama definirsi, anche se ammette di essere stato deluso dall'atteggiamento di alcuni partner europei, come la Germania, durante la crisi della Grecia. “Spero che l'Ue prenda un'altra direzione, che tenda a ridurre le grandi ineguaglianze esistenti tra i vari paesi e che insista sulla solidarietà, in particolare in merito alla questione migratoria”, specifica.

“Purtroppo sono molti i governi europei che considerano esclusivamente i propri interessi e non si preoccupano dei loro vicini o dei migranti”, aggiunge. Nonostante la sua delusione rispetto alle misure di austerità adottate da Alexis Tsipras, Panos, che lavora nell'amministrazione pubblica, ritiene che “è positivo che la Grecia non sia uscita dalla zona euro”. A suo avviso “senza l'Europa la Grecia non può farcela in un sistema globalizzato”.

Sabato 6 aprile durante un comizio davanti ai militanti del suo partito Syriza il primo ministro Alexis Tsipras ha richiamato ad “un'alleanza progressista per un'Europa dei popoli”. Ma per Konstantinos Karra, pensionato che ha perso il 30% della sua pensione durante gli anni della crisi e costretto a sopravvivere con 700 euro al mese “l'Europa è stata costruita solo per i più ricchi”. Konstantinos si ricorda dell'ingresso della Grecia, nel 1981, in quella che ancora si chiamava Comunità economica europea, antenata dell'Ue, e che poi si è allargata a nord ed est del continente. “Il paese è cambiato molto, i greci si sono arricchiti”, sottolinea questo commerciante ora in pensione. “Ma alla fine quest'arricchimento era in parte fittizio. I greci si indebitavano e pensavano di poter vivere come i tedeschi”.

“Alexis Tsipras può fare anche i suoi bei discorsi, la crisi ha dimostrato che l'Europa dei popoli e della solidarietà non è certo quella di oggi”, sottolinea Konstantinos. “Purtroppo ciò che interessa di più i dirigenti è salvare le banche piuttosto che i semplici cittadini come noi”. Per la prima volta nella sua vita questo sessantenne non andrà a votare. Alle ultime legislative Konstantinos aveva votato per Tsipras. “Mi sento smarrito”, ammette "ho l'impressione che tutti i partiti abbiano la stessa politica neoliberale e che alla fine le decisioni vengano prese a Bruxelles dalla Commissione piuttosto che dal parlamento greco od europeo".

Secondo un sondaggio pubblicato lo scorso fine settimana dal quotidiano Protothema, Nuova Democrazia, la principale formazione di destra è data in vantaggio nelle intenzioni di voto con il 29,4% davanti a Syriza (28,6%). Il partito neonazi di Alba Dorata è dato al 5,4%.


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