Migliaia di armeni hanno abbandonato le città siriane per rifugiarsi in Armenia. La maggior parte di loro confida in un rapido ritorno in Siria, ma il protrarsi del conflitto rende sempre più incerto il loro futuro. Il sostegno ai profughi da parte del governo armeno e della diaspora, il punto di vista dell'UNHCR a Yerevan

10/10/2012 -  Ilenia Santin Yerevan

Il numero di profughi che dalla Siria fuggono verso l’Armenia non accenna a diminuire. Secondo le stime del ministero della Diaspora armeno, sarebbero circa quattromila gli armeni siriani giunti finora nel Paese, mentre sono più di venti gli armeni rimasti uccisi nel conflitto in Siria.

Tra coloro che sono arrivati in Armenia, alcuni si sono fermati per un breve periodo di tempo, come i gruppi di bambini – più di quattrocento – provenienti da Aleppo e Damasco che hanno partecipato a campi estivi e che, dopo alcune settimane, sono rientrati nel loro Paese. Altri non sono più ripartiti, ma il loro futuro in Armenia resta incerto.

Asilo temporaneo

“A parte il divario linguistico, il problema principale per gli armeni di Siria è il lavoro”, ha spiegato in un’intervista ad Osservatorio Lusine Stepanyan, Capo Dipartimento delle Comunità armene del Vicino e Medio Oriente al Ministero della Diaspora. “Lasciando la Siria, hanno abbandonato tutto e perso impieghi spesso ben pagati e di alto livello. Una volta in Armenia, molti vorrebbero aprire un’attività ma non è facile, incontrano vari ostacoli che si traducono in difficoltà economiche e problemi di adattamento agli standard di vita locale”.

Un valido aiuto in tal senso è giunto dal mondo dell’imprenditoria locale: “Quarantacinque organizzazioni, per lo più fabbriche, si sono offerte di assumere armeni siriani. Aiutarli a trovare lavoro è il modo migliore per risolvere la maggior parte dei loro problemi: se lavorano, hanno i soldi per pagare l’affitto e mantenersi in attesa di ripartire”.

È infatti questo il desiderio degli armeni di Siria: “Per ora solo una quarantina di famiglie ha presentato domanda di asilo, non solo perché guardano all’Armenia come a una madrepatria, un luogo dove non vengono accolti da estranei – chiarisce la Stepanyan – ma soprattutto perché tutti loro progettano di tornare in Siria una volta terminato il conflitto”.

L'aiuto del governo armeno

Per ora le autorità armene hanno cercato principalmente di risolvere problemi di carattere economico e amministrativo, adottando una serie di provvedimenti al fine di facilitare la permanenza nel Paese dei profughi siriani. Il 23 agosto, il Primo ministro Tigran Sargsyan ha dichiarato valide le patenti di guida siriane, a condizione che tra un anno vengano sostituite con patenti armene. Il governo ha poi esentato i cittadini siriani di origine armena dalle spese per estendere la durata del visto e per ricevere il permesso di soggiorno: “Se c’è un’emergenza, i nostri connazionali saranno esentati dal pagare e creeremo le condizioni più favorevoli che permettano loro di risolvere i propri problemi”, ha spiegato il Primo ministro durante la seduta del 30 agosto. L’ultimo provvedimento in tal senso è stato adottato il 29 settembre, con la decisione di esonerare gli armeni siriani dal pagamento dei dazi doganali e di permettere loro di utilizzare i propri veicoli in Armenia senza alcun costo.

La solidarietà della diaspora

Numerose anche le manifestazioni di solidarietà di carattere privato a favore della comunità siriana. La maggiore istituzione benefica della Diaspora, l’Armenian General Benevolent Union (AGBU) , ha raccolto dagli inizi di settembre più di 150.000 dollari da destinare alla comunità armena in Siria. Anche l’Hayastan All-Armenian Fund , ente di beneficenza con sede a Yerevan e presieduto dal presidente Sargsyan, ha aperto agli inizi di agosto un conto per raccogliere fondi con cui fornire assistenza finanziaria agli armeni siriani e finanziare i campi estivi per i bambini provenienti dalla Siria. Ai più piccoli sono state destinate anche alcune iniziative riguardanti il settore dell’educazione: oltre all’organizzazione di corsi di armeno orientale, e alla possibilità per i bambini siriani di frequentare le scuole armene ordinarie, si è provveduto all’apertura di una scuola siriana a Yerevan. La scuola, un’iniziativa congiunta dei ministeri armeni della Diaspora e dell’Educazione, offrirà programmi di studio in linea con quelli siriani: “Tutto è progettato in modo che al loro ritorno in Siria i bambini proseguano gli studi continuando il programma educativo. Ormai abbiamo registrato più di duecento bambini in età scolare, l’85-90% dei quali continueranno la loro formazione nella scuola siriana a Yerevan”, ha dichiarato ad Armenpress il 19 settembre scorso il capo del “Dipartimento per i Programmi Panarmeni”, Atom Mkhitaryan.

Il ministero della Diaspora ha organizzato inoltre vari incontri di coordinamento con i rappresentanti della comunità armena siriana, al fine di risolvere le questioni più urgenti. Durante l’incontro del 22 settembre, la ministra Hranush Hakobyan ha annunciato l’istituzione di un’apposita organizzazione non governativa col compito di “coordinare, analizzare e presentare tutte le questioni degli armeni siriani al ministero della Diaspora” e “organizzare l’assistenza finanziaria alle famiglie bisognose”. La nuova ONG – “Coordination Center for Syrian Armenians' issues” – dovrebbe dunque supplire alla mancanza di un organismo che si occupi direttamente e concretamente dei bisogni quotidiani degli armeni di Siria.

Le stime dell'UNHCR

Osservatorio ha parlato con Damtew Dessalegne, rappresentante dell’UNHCR in Armenia , della situazione degli armeni siriani nel Paese. Secondo Dessalegne, “dal punto di vista dell’integrazione non esiste posto migliore: i siriani giunti in Armenia sono tutti di etnia armena, tecnicamente e legalmente non sono rifugiati, ma sono considerati cittadini armeni. Il problema dell’occupazione esiste anche in Europa e in America e, una volta superato il gap linguistico, l’Armenia resta un Paese dove inserirsi facilmente, come è avvenuto per gli armeni dell’Azerbaijan giunti qui negli anni Novanta”. Al momento, tuttavia, non si hanno informazioni complete sulla situazione di ciascuno: “Gli unici dati certi riguardano le famiglie più bisognose che, a causa della loro condizione, si sono rivolte al Servizio Migrazioni Armeno per chiedere asilo e ricevere aiuti concreti quali alloggio, cibo, assistenza sanitaria”.

Purtroppo, col protrarsi del conflitto, le speranze di un prossimo ritorno in Siria si allontanano e si moltiplicano i problemi: “I rifugi dell’UNHCR sono ormai pieni e, con l’avvicinarsi dell’inverno, bisogna pensare ad organizzare e fornire assistenza di base”. A tal proposito, assicura la Stepanyan, il ministero della Diaspora si sta occupando dei centri di accoglienza e provvede a raccogliere, col contributo di soggetti privati e internazionali, beni di ogni tipo – cibo, vestiti e indumenti invernali, materiale scolastico – che verranno distribuiti agli armeni siriani in difficoltà.


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