(giuli@/flickr)

Sono in pochi. Ma qualcuno lo fa. Rientrare in Albania dopo la laurea all'estero non è più una scelta dettata solo da nostalgia, nonostante le politiche del governo per favorire il Brain Gain rimangano ancora solo sulla carta. Un reportage

27/10/2009 -  Marjola Rukaj Tirana

Marin è seduto in uno dei locali del Bllok, quartiere chic nel cuore di Tirana. Ha l'aspetto tipico di un giovane della nuova élite capitolina. Rientrato in Albania da due anni, dopo la laurea in ingegneria alla Sapienza di Roma, fa parte di una categoria poco numerosa: coloro i quali hanno scelto di ritornare nel proprio paese una volta finiti gli studi. "Non mi sono pentito" premette con voce sicura, ma spiega che a determinare il suo ritorno sono state delle circostanze casuali, e non si è trattata di una scelta previamente contemplata. Ora lavora per una compagnia privata che opera nell'edilizia, il settore ritenuto il più florido dell'economia albanese. Ha l'aria di uno che ha realizzato le sue aspettative, e afferma di aver trovato un lavoro che corrisponde alle sue qualifiche professionali. Ma l'inserimento nel mondo del lavoro non è stato facile.

Alla domanda se consigliare o meno di seguire il suo esempio e ritornare in Albania dopo gli studi, Marin risponde pensieroso: "Bisogna ritornare, ma consiglierei di prepararsi psicologicamente sul fatto che le cose non stanno proprio come pensano i neolaureati all'estero. Di solito chi si laurea all'estero si sente un privilegiato, e pensa che una volta ritornato in Albania avrà la strada spianata. Non è così, anzi è forse più difficile rispetto a chi ha un titolo di studio albanese".

Sono diverse le difficoltà che un laureato all'estero deve affrontare. Il sistema universitario albanese ha poche relazioni con le università estere e le strutture competenti hanno grosse difficoltà nell'interpretare i percorsi di studio dei giovani rientrati nel paese. La questione emerge frequentemente nei racconti dei neolaureati, sia in ambito umanistico che in quello delle scienze esatte.

"Per farmi riconoscere la laurea italiana in giurisprudenza mi ci sono voluti ben due anni e mezzo - racconta Erka, ora impiegata presso un ufficio pubblico - in attesa del riconoscimento, in quei due anni mi rendevo utile nel laboratorio fotografico della mia famiglia". La gesticolazione e la cadenza testimoniano la sua lunga permanenza in Italia. Nasconde con un sorriso la delusione, mentre sintetizza: "I problemi burocratici erano infiniti, è stato necessario andare in Italia, per farmi firmare e timbrare dalla mia facoltà persino gli opuscoli con i percorsi formativi, che uno trova facilmente in ogni angolo per gli atenei".

Ma non sembra pentita di essere ritornata in patria. "Non riuscivo ad immaginarmi con un lavoro nel mio ambito in Italia. E non avrei avuto modo di entrare nell'amministrazione pubblica", spiega percorrendo con lo sguardo il suo ufficio, ordinato e personalizzato con foto di diversi viaggi.

Per Erka non sono state molte le difficoltà nell'inserirsi nel mondo del lavoro in Albania dopo una lunga permanenza, ed esperienza di studio tipicamente italiana. "Dato che il sistema legislativo albanese si basa per lo più su quello italiano, non ho avuto grosse difficoltà nel mondo del lavoro albanese. E soprattutto non ho dovuto sostenere ulteriori esami specifici al sistema albanese".

La difficoltà oggettiva di inserimento dei laureati all'estero nel mondo del lavoro albanese è un aspetto che ha scaturito un discreto dibattito in Albania negli ultimi anni. In alcuni casi è stato proposto il sostenimento di ulteriori esami specifici riguardo la realtà del paese. Ma i criteri sembrano relativi.

"Ho dovuto fare un esame di storia albanese, nonostante il mio percorso di studi in Italia vertesse tutto sull'Albania - racconta Ina, laureata in lettere e specializzata in albanologia, ora docente presso un'università privata nella capitale. "E' sicuramente più facile trovare lavoro nel settore privato, perché qui conta la bravura, non il pezzo di carta, mentre nel settore pubblico bisogna ricorrere esclusivamente al nepotismo", spiega mentre si accomoda in un'aula ottimamente attrezzata in cui deve svolgere una lezione.

Nonostante in Albania si sia sempre più consapevoli che il fenomeno del Brain Drain sia un vero tallone d'Achille della società, rimangono solo sulla carta le politiche che potrebbero arginare il fenomeno o addirittura portare al Brain Gain. Sono numerosissimi gli studenti albanesi iscritti e laureati negli atenei del resto d'Europa, ma su di loro non è stato mai intrapreso uno studio complessivo e ben strutturato da parte delle autorità competenti a Tirana. Del fenomeno si continua a parlare in termini generici solo in occasione di workshop e convegni finanziati per lo più dalla società civile internazionale attiva nella capitale. Non esistono dati neanche sugli studenti rientrati, casi che per ora non si incontrano spesso nella quotidianità albanese.

L'Albania ha adottato i principi della convenzione di Bologna, e il sistema universitario è stato pressoché completamente riformato, spesso applicando delle mosse piuttosto affrettate per il già problematico mondo universitario albanese. Tuttavia, ciò non sembra implicare l'automatico riconoscimento dei titoli di studio conseguiti presso le università estere che aderiscono alla stessa convenzione. Di conseguenza le pratiche del riconoscimento presentano spesso delle trafile burocratiche farraginose, che si protraggono per degli anni.

Lo scoraggiamento all'indomani del rientro sembra comunque caratterizzare la maggior parte delle esperienze di chi decide di ritornare e le difficoltà non rendono ottimisti gli studenti che stanno per finire gli studi all'estero. "Tutti gli studenti albanesi in Italia secondo le nostre osservazioni - afferma Fatjon Hoxhalli dell'Associazione degli studenti albanesi di Pavia - vogliono ritornare in Albania. Ma di solito distinguono due livelli: a breve termine non prevedono un ritorno. A lungo termine invece, la maggior parte si vede in Albania. Questo approccio purtroppo rimane valido anche quando si avvicina la laurea, e la fine degli studi".

Secondo un'opinione diffusa sarebbero per lo più i laureati nelle scienze umanistiche quelli che scelgono di rientrare dopo gli studi. A determinare tale scelta sono senza dubbio le difficoltà tipiche dei laureati in scienze umanistiche a trovare un lavoro e, da non sottovalutare, anche le difficoltà linguistiche che per molti permangono anche dopo il conseguimento degli studi.

Ciononostante, con la crisi economica in Italia, paese che ospita la maggior parte degli studenti albanesi all'estero, l'Albania potrebbe diventare un'alternativa promettente per molti neolaureati. "Le cose stanno cambiando" afferma Sokol Dhana dell'associazione New albanian generation era, che accomuna gli studenti albanesi a Milano. "I neolaureati che ritornano in Albania stanno aumentando in fretta. Questo perché l'Albania offre molti più sbocchi rispetto all'Italia. E inoltre ci sono molte più possibilità di fare carriera come ovvio per un paese giovane e in piena crescita."


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