per a. sucur

ho partecipato al progettosarajevo l'anno scorso. Sul sito del progetto puoi leggere "Facciamo due chiacchiere con studenti ortodossi e insieme beviamo un kava
a casa di una famiglia cattolica, per poi andare a dormire in una scuola
all'ombra di un minareto. Questa è Sarajevo, anche oggi.
Scegliamo di essere equivicini, ribaltando la logica degli equidistanti.". io stesso sono stato con bambini bosgnacchi, sono stato a cena da uno studente serbo, ho incontrato croati e ebrei. ho uno splendido ricordo di tutte queste esperienze. per quanto mi riguarda, quando parlo di "bosniaco" parlo di un abitante della bosnia-erzegovina, sia esso serbo, croato o bosgnacco. per questo penso che quando si parli di donne "bosniache" vittime della guerra, si parli di donne di ogni etnia, che abbiano subito violenze da parte dei soldati di tutti gli eserciti (compreso, ahinoi, in qualche caso, anche quello delle nazioni unite). la differenza è quella che ha già sottolineato hase, e che non ritengo necessario ripetere.
zivio bih!