Un progetto per l'inclusione dei bambini diversamente abili nel sistema scolastico bosniaco finanziato dal MAE Italiano e dalle Regioni Emilia-Romagna e Marche, promosso dall'Onlus italiana EducAid

13/04/2007 -  Anonymous User

Scrive: Boris Vitlacil

Il sistema scolastico in Bosnia ed Erzegovina sta di nuovo cambiando il suo volto.

Per anni l'approccio ai bambini diversamente abili è stato segregazionista. I vecchi assunti pedagogici erano orientati verso la categorizzazione e la distinzione dei bambini tra capaci e incapaci, meritevoli e non. L'approccio curativo all'handicap, che era attuale negli anni 60 del secolo scorso, poneva marcatamente l'accento sulle incapacità e sulle difficoltà dei bambini, più che sulle loro potenzialità.

I vecchi assunti pedagogici e l'approccio curativo hanno portato alla formulazione di metodi operativi miranti all'eliminazione o alla riduzione dell'handicap e hanno generato, a partire dagli anni settanta, una serie di servizi specialistici. Si è sviluppato, così, un modello di scolarizzazione specialistica - il sistema delle scuole e delle sezioni 'speciali' per i bambini con bisogni speciali.

Sia nel caso delle scuole 'speciali' sia delle sezioni 'speciali' presso le scuole ordinarie, l'insegnamento si basa su un programma speciale, ed è svolto da pedagogisti specifici (difettologi, logopedisti, etc.).

La condizione di isolamento dei bambini diversamente abili si è aggravata nell'ultimo periodo a causa della regressione strutturale dei servizi dovuta all'ultima guerra, lasciando i bambini con difficoltà nell'anonimato delle case, soprattutto dei villaggi.

Attraverso il programma "Tutela e reinserimento di minori con disabilità fisica e psichica e promozione di imprenditorialità sociale nel territorio della Bosnia Erzegovina", finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano e dalle Regioni Emilia-Romagna e Marche, l'Onlus italiana EducAid ha portato nelle scuole bosniache l'opzione dell'integrazione e dell'inclusione dei bambini diversamente abili.

"Sul versante educativo, il programma si propone di favorire lo sviluppo di un sistema basato sull'integrazione dei bambini disabili e sulla progressiva riduzione del sistema educativo separato, strutturato sulle scuole 'speciali' per i disabili e su docenti 'speciali'. Il percorso proposto dal programma prevede l'attivazione di processi di innovazione educativa, (mediante l'allestimento di laboratori per l'inclusione, la formazione degli insegnanti, la formazione di pedagogisti e la organizzazione di strutture di documentazione e innovazione educativa)."

Gli interventi si sviluppano in sei aree; cinque cantoni della Federazione (Bihac, Mostar, Sarajevo, Tuzla, Zenica), ed un'area della Repubblica Srpska relativa alla città di Banja Luka, Doboj, Derventa, Prijedor e Bijeljina.

La formazione degli insegnanti delle scuole d'obbligo della Bosnia Erzegovina in Italia, è iniziata nel mese di novembre, e dopo Sarajevo, a marzo spettava ad un gruppo di sette insegnanti di Zenica, Zepce e Kakanj, venire a Rimini per osservare diverse esperienze di inclusione delle scuole italiane, per un periodo di tre settimane.

Ne parliamo con le insegnanti di scuole elementari Maglic Ljubica, Djenana Kikic, Azra Ahmic e Dzenana Bjelopoljak, con i pedagogisti Ivana Spajic e Delic Selvedin e con la logopedista Sanela Cabaric

Djenana: E' raro che venga mandata in Italia la 'base', ad osservare cosa succede qui. Normalmente sono i livelli più alti a farlo; quelle persone che poi non implementano ciò che vedono.

Ljubica: Sai, questo progetto è l'inizio di un processo. Il progetto d'inclusione è un'innovazione scolastica che deve diventare un processo.

L'inclusione dei bambini diversamente abili è vissuta come una necessità sociale o come un obbligo internazionale?

Sanela: Penso, più la seconda che hai detto. Il rispetto di determinati standard europei, considerato che in certi segmenti della nostra società non si è ancora affermato il principio d'inclusione e d'integrazione. Non si è ancora diffusa una coscienza delle persone con bisogni speciali. Tuttora nelle persone persiste una determinata paura o rifiuto di chi è diversamente abile; la gente tende a rifiutare ed allontanare tutto ciò che sembra diverso dal 'normale'. Forse questa paura si manifesta perché le persone non sanno che approccio avere coi diversamente abili.

Tuttora esistono argomenti pro e contro l'inclusione. La discussione è ancora in corso. Alcuni ritengono, che i bambini diversamente abili avranno condizioni migliori per l'istruzione e l'educazione negli istituti speciali. Non si tiene conto del fatto che le scuole normali sono un ambiente più stimolante per lo sviluppo dei bambini. Non si prende in considerazione che al termine del percorso educativo, il bambino diversamente abile non vivrà in una società composta esclusivamente da persone disabili.

La questione centrale di questo dibattito è stabilire se è più importante la scolarizzazione o la socializzazione di questi bambini.

Djenana: La gente deve conoscere questa opzione. Quando mi dicevano "immaginati che avvenga l'inclusione, che chiudano le scuole speciali" - allora ero contraria e dicevo "ma chi riuscirà a lavorare con questi bambini in classe". Ora attraverso questo stage ho visto che anche io posso farlo. É necessaria quindi l'educazione e la formazione del corpo insegnanti.

Selvedin: Anche trenta anni fa gli insegnanti accompagnavano i bambini parzialmente sordi o con determinati handicap fisici attraverso il percorso scolastico ordinario. Dipendeva da quel 'bisogno' che sentiva l'insegnante, che lo portava a dire "date a me quel bambino, io mi occuperò di lui". Credo che la qualità dell'inclusione si basi su questi valori umani, e non su quanto l'insegnate conosca tutti gli aspetti dell'inclusione. Il successo dell'inclusione in una scuola dipende da quanti insegnanti ci lavorano con dedizione. Tuttora esistono casi d'inclusione che si basano sulla sensibilità, su questo bisogno personale dell'insegnante.

Se un insegnante ritiene che non sia il suo compito piegarsi e allacciare le scarpe ad un bambino, se ritiene che non debba fare quelle cose che spettano ai genitori, ma che debba solo aspettare in classe i bambini per educarli - allora è su questi aspetti che cade l'inclusione.

Azra: Però per molti l'inclusione sarà un obbligo legislativo fino a quando non comprenderanno l'intera situazione (1).

Quali difficoltà potreste incontrare nell'implementazione del vostro progetto?

Djenana: Ci sarà una serie di ostacoli. Le nostre scuole funzionano ancora secondo la catena insegnante - alunno - genitore. L'insegnante è la carica più importante...

Azra: ... Si tende ad offrire al bambino il dato di fatto, il sapere già pronto, invece di indirizzarlo; che sia poi il bambino a trarre autonomamente le sue conclusioni...

Ljubica: ... Questo vale in generale per tutti i bambini. Nei nostri piani d'insegnamento ci sono così tanti elementi inutili, con i quali si tormenta il bambino. Adesso si potrebbe aprire una parentesi sui vari tentativi di alleggerire i programmi d'insegnamento, o quelli di creare un programma d'insegnamento comune bosgnacco e croato; non è successo niente. I programmi rimangono eccessivamente ampi ed inaccessibili ai bambini.

È proprio così. Solo che adesso sappiamo come rendere le nostre scuole più accessibili. Il bambino è un libro non ancora scritto, e noi siamo lì per indirizzarlo e per riempire le pagine con il suo aiuto. Noi siamo solo dei coordinatori e dobbiamo dare al bambino meno dati di fatto; che sia lui a scoprirli.

Le nostre scuole ancora non lavorano secondo questo principio, ma c'è la tendenza a farlo.

Djenana: Io da bambina imparavo ciò che mi diceva l'insegnante e adesso insegno ai bambini a concludere da soli. Il sapere così è più solido...

Ljubica: ... I bambini acquistano l'autostima. Arrivano più aperti e più disponibili per lo studio. Lo si percepisce sui bambini.

Djenana: La stessa cosa vale per noi. Quando ritorneremo nelle nostre scuole, una cosa sarà raccontare loro cosa abbiamo visto, un'altra mostrargli le nostre classi: "venite a vedere, la porta è aperta".

Ivana: Penso che rischiamo di illuderci di cambiare il mondo. Ma si dovrà pure partire da un microcosmo; se ad esempio un insegnante nella scuola di Ljubica si accorge che lei ottiene buoni risultati con un determinato lavoro, che raggiunge determinati risultati con i bambini diversamente abili, forse proverà anche lui a fare lo stesso. Allora qualcosa sarà cambiato nella scuola di Ljubica.

Azra: Dovremo animare il maggior numero di persone, coinvolgerle. Ognuno partirà dalla propria casa, dalla propria scuola, dai propri colleghi, coinvolgendo così altri insegnanti, l'amministrazione, e così via...

Sanela: Attraverso tutto ciò si svilupperà una coscienza critica nella società, su come essa debba agire per porre i bambini diversamente abili in una condizione più favorevole rispetto a quella attuale.

Nota:
(1) L'articolo 4 della Legge sull'educazione elementare dice "ogni bambino ha uguale accesso e uguale possibilista di partecipare al processo di educazione e scolarizzazione senza discriminazione di alcun tipo". L'art. 50 della Legge comma 2, "la scuola ha l'obbligo di assicurare l'educazione ai bambini con bisogni speciali".


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