
© VL-PhotoPro/Shutterstock
L'italiana NAMEX ha favorito la nascita in Albania di importanti infrastrutture per un internet neutrale e più resiliente. Sul territorio però restano gravi disuguaglianze nelle competenze e nell'accesso ai servizi digitali
La trasformazione digitale dell’Albania sta silenziosamente accelerando grazie a un’iniziativa transfrontaliera guidata da un’organizzazione no-profit italiana, introducendo cambiamenti fondamentali nella struttura di internet del paese e sollevando nuove conversazioni su inclusione, sovranità e opportunità digitali.
Al centro di questa evoluzione c’è ANIX, il punto di scambio internet indipendente (IXP) dell’Albania, lanciato nel 2018 con il supporto dell’hub con sede a Roma NAMEX (Nautilus Mediterranean eXchange Point). Secondo Internet Society , entro la fine dell’anno, ANIX dovrebbe subire un significativo aggiornamento che potenzierà l’infrastruttura dati della nazione, ridurrà i costi legati a internet ed eleverà il ruolo dell’Albania nel panorama digitale regionale.
Un punto di interscambio internet è una parte dell'infrastruttura fisica di telecomunicazione costituita da fibre ottiche e centri dati che consentono il funzionamento di internet. “È una sorta di aeroporto in cui i fornitori di servizi internet (ISP) e le reti di distribuzione di contenuti si connettono tra loro e permettono agli utenti di accedere a ciò che cercano in rete direttamente dai loro dispositivi, dovunque si trovano - spiega Maurizio Goretti, CEO di NAMEX.
Sebbene tali benefici tecnici siano evidenti, il coinvolgimento di NAMEX sembrerebbe più di un semplice supporto altruistico. Questo suo “gesto” si allinea infatti anche con interessi strategici più ampi e del tutto italiani, principalmente mirati a espandere la propria presenza nel corridoio digitale mediterraneo.
Che ci riesca o meno, nel frattempo circa il 14% della popolazione albanese resta ancora offline, in particolare nelle regioni rurali e tra gli anziani. Secondo la International Communication Union , la transizione digitale del Paese risulta ancora irregolare e ricca di disparità.
Costruire un ecosistema dati localizzato
Prima della nascita di ANIX, l’Albania non disponeva di un hub nazionale per lo scambio diretto del traffico dati. Di conseguenza, anche l’attività online locale seguiva spesso percorsi internazionali inefficienti, aumentando la latenza - il tempo che intercorre tra l’invio di una richiesta e la ricezione dell’informazione, molto importante per la fluidità di navigazione - e i costi .
Posizionato nella sua capitale, ANIX ha permesso all’Albania di avere finalmente una piattaforma di scambio locale, dove i fornitori di servizi internet potessero connettersi e condividere il traffico direttamente. Attualmente, ANIX facilita le connessioni per 25 reti diverse, incluse importanti piattaforme globali e vettori principali. Il risultato di tutto questo è un miglioramento evidente nei servizi digitali, da uno streaming più veloce e un accesso affidabile al cloud, a prestazioni più consistenti durante le ore di punta. L’iniziativa nel suo complesso rappresenta un vero e proprio passo avanti verso un’architettura internet più resiliente e indipendente .
Il ruolo emergente di Tirana nello spazio digitale è stato man mano rafforzato da nuovi investimenti infrastrutturali, inclusi data center e collaborazioni tecnologiche transfrontaliere. Grazie alla realizzazione di connessioni sottomarine come i cavi Trans Adriatic Express e Islalink che collegano l’Albania con Italia e Grecia, il paese non è (o non sarà) più solo un consumatore “periferico” di internet.
L’ambizione, come spiega il Balkan Investigative Reporting Network , è quella di trasformarsi e posizionarsi stabilmente come punto di transito dati regionale, come riferimento dell’intera area balcanica.
Colmare il divario digitale
Nonostante gli evidenti grandi progressi nella connettività urbana, “a causa” di essi, le aree rurali e svantaggiate continuano a rimanere sempre più indietro. E isolate. Sebbene l’“Agenda Digitale 2022-2026” nazionale delinei obiettivi ambiziosi, secondo lo stesso Ministero delle Infrastrutture e dell’Energia della Repubblica d’Albania , reti mobili obsolete e infrastrutture limitate fanno sì che meno del 10% dei residenti rurali abbia tuttora accesso affidabile a internet.
È quindi evidente che l’alfabetizzazione digitale rappresenta una sfida critica e attuale, anche se di origine storica. Secondo stime recenti, solo una piccola frazione di albanesi, circa il 4 %, possiede competenze digitali avanzate, posizionando il paese al di sotto degli altri Paesi dell’area balcanica.
La digitalizzazione dei servizi governativi attraverso la piattaforma e-Albania, ha semplificato la burocrazia, con oltre il 90% dei servizi ora disponibili online. Tuttavia, questo cambiamento ha introdotto anche alcune preoccupazioni, soprattutto in merito all’accessibilità per coloro che non hanno connessione internet o competenze tecniche adeguate.
I gruppi vulnerabili, in particolare gli anziani, le persone con disabilità e le famiglie isolate, spesso continuano a dipendere da familiari o intermediari per accedere ai servizi, anche a quelli di base. Un portavoce dell’Associazione Cibernetica Albanese ha avvertito che senza investimenti equi in infrastrutture e formazione, la trasformazione digitale rischia di approfondire le disuguaglianze sociali invece di ridurle.
Un’impronta strategica in crescita
NAMEX pubblicamente presenta il suo ruolo in Albania come parte di un più ampio sforzo per sostenere l’espansione digitale nell’Europa meridionale e orientale. Tra i suoi contributi cita donazioni di attrezzature tecniche, formazione ingegneristica attraverso partnership con la rete accademica albanese RASH e l’organizzazione di forum annuali come il Forum degli Operatori di Rete Albanesi (ALNOF ) per promuovere lo scambio di conoscenze.
Secondo gli analisti, però, pur se apprezzabili e impattanti, queste iniziative sono funzionali anche agli interessi dell’Italia che sogna di affermarsi come player dominante nella gestione del traffico dati regionale.
Abilitando un maggior instradamento nazionale dei dati in Albania e Kosovo, NAMEX rafforza infatti hub italiani come quelli di Bari, Milano e Roma. Li rende punti di transito più convenienti e comodi, riducendo la dipendenza da hub “competitor” in città come Atene o Budapest. Ciò si allinea con l’ambizione dell’Italia di diventare una porta digitale chiave per i Balcani e il Mediterraneo più ampio.
Man mano che ANIX cresce, inoltre, cresce NAMEX ne trae beneficio. Più reti del Sud-Est Europa si connettono a questa piattaforma, più infatti lo stesso NAMEX aumenta la propria influenza regionale. Sebbene molti riconoscano il ruolo dell’organizzazione nel catalizzare il progresso digitale dell’Albania, aumenta la consapevolezza delle ragioni geopolitiche presenti come forte leva in partenariati infrastrutturali come questo.
Il percorso futuro
Anche se ANIX sta contribuendo significativamente allo sviluppo digitale dell’Albania, questa iniziativa continua a essere dipendente da un unico partner esterno: NAMEX. Tale evidenza non può che sollevare interrogativi sulla resilienza a lungo termine dell’intero Paese.
Cambiamenti nelle politiche internazionali o l’emergere di concorrenti potrebbero infatti introdurre vulnerabilità, se le capacità nazionali rimangono poco sviluppate. Non si tratta di una preoccupazione remota o teorica, né temporanea. Il paese resta fragile e continua a confrontarsi con problemi strutturali come il finanziamento limitato del settore pubblico e regolamentazioni informatiche in lenta e macchinosa evoluzione.
Eventi come l’attacco informatico di alto profilo nel 2022, presumibilmente orchestrato da attori affiliati a uno stato estero, non fanno che sottolineare l’urgente necessità di costruire difese digitali robuste e, soprattutto, autosufficienti.
Organizzazioni locali di advocacy, tra cui Open Labs Albania e Albanian Institute of Science (AIS ), continuano a spingere per una governance digitale trasparente, un miglior accesso nelle aree rurali e programmi per promuovere l’innovazione locale.
Un momento decisivo
Man mano che l’infrastruttura internet dell’Albania continua a evolversi, il paese si avvicina a un bivio cruciale. La sua crescente connettività potrebbe trasformarlo in un ponte digitale vitale per i Balcani occidentali, o rischiare di lasciare indietro le comunità non ancora raggiunte dalla digitalizzazione.
Creare un punto di scambio sarebbe quindi una base, e più di ogni altra cosa, ora è importante che l’Albania costruisca su di esso. Il futuro del suo ecosistema digitale dipenderà non solo dalle sue fondamenta tecnologiche, ma anche dall’inclusività e dall’accessibilità di ciò che verrà dopo.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito della Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI ), un progetto cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina progetto
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!