Sede dell'Agrokor (foto eastjournal)

Sede dell'Agrokor (foto eastjournal )

La matassa dell’affaire Agrokor, che sta scuotendo la Croazia dall’inizio di quest’anno, ha finalmente cominciato a dipanarsi, lasciando presagire un possibile epilogo giudiziario

20/10/2017 -  Sven Milekić Zagabria

Il consorzio Agrokor - operante nel settore agroalimentare e di vendita al dettaglio - impiega in Croazia (4,2 milioni di abitanti) circa 40.000 dipendenti, ai quali ne vanno aggiunti altri 20.000 in altri paesi della regione. Prima di sprofondare nella crisi, Agrokor registrava un fatturato annuo pari all’incirca al 15% del Pil nazionale ed esercitava un’influenza enorme sulle aziende collegate. Una volta venuti a galla i debiti accumulati dal consorzio nel corso degli anni, la sua sorte è diventata una questione politica.

Lo scorso 6 aprile, il parlamento croato ha approvato la Legge sulla procedura di amministrazione straordinaria nelle società commerciali di importanza sistemica per la Repubblica di Croazia, che è stata subito battezzata Lex Agrokor, a causa del momento in cui è stata adottata ma anche per via dei criteri posti alla base della definizione di “società di importanza sistemica” (criteri soddisfatti soltanto da Agrokor). La legge prevedeva 15 mesi di amministrazione statale straordinaria, sotto la guida di un amministratore straordinario nominato dal ministero dell’Economia.

A pochi giorni dall’entrata in vigore della legge, il governo ha avviato la procedura di amministrazione straordinaria di Agrokor, nominando un amministratore, al quale sono stati conferiti gli incarichi dirigenziali, e un comitato dei creditori (composto da rappresentanti di banche creditrici, titolari di obbligazioni e fornitori), mentre il fondatore del consorzio, Ivica Todorić, è rimasto titolare solo formale dell'azienda.

La svolta 

Trascorsi i primi sei mesi di amministrazione straordinaria, la vicenda ha subito una brusca svolta all’inizio di ottobre, quando l’amministratore Ante Ramljak ha presentato il rapporto di verifica dei rendiconti finanziari delle aziende affiliate di Agrokor nonché di quelli della società madre e dell’intero consorzio.

Oltre a rivelare l’esatto ammontare delle perdite registrate da Agrokor nel corso del 2016, Ramljak ha reso noti i risultati della verifica dei rendiconti finanziari relativi al 2015 e agli anni precedenti. Come si sospettava da mesi, la revisione originaria dei conti, affidata alla società di revisione Baker Tilly, veniva effettuata in modo tale da non rivelare il reale stato delle cose, nascondendo le difficoltà finanziarie in cui versava il consorzio.

La nuova revisione dei conti, effettuata dalla società di revisione PricewaterhouseCoopers, ha dimostrato che, nel corso del 2015, anziché maturare un profitto di 160 milioni di euro, Agrokor aveva registrato una perdita di 480 milioni di euro. La revisione ha inoltre fatto emergere una serie di presunte irregolarità nella gestione contabile di Agrokor, compresa la mancata rilevazione e l’errata classificazione dei debiti sorti per prestiti, nonché il presunto trasferimento di profitti maturati dall’azienda (oltre 130 milioni di euro) sui conti privati della famiglia Todorić.

La verifica ha dimostrato che il patrimonio netto di Agrokor, a fine 2016, era negativo per quasi 2 miliardi di euro.

Al termine della presentazione del rapporto, Ante Ramljak ha dichiarato di aver sporto denuncia nei confronti di alcuni ex dirigenti del consorzio, compreso Ivica Todorić.

Commissione parlamentare di inchiesta su Agrokor

Nel frattempo, molti aspetti dell’affaire Agrokor, compreso l’iter di approvazione della cosiddetta Lex Agrokor, si sono rivelati piuttosto controversi.

Di fronte all’ostinato rifiuto del governo, guidato dall’Unione democratica croata (HDZ), di rivelare la composizione del team incaricato della stesura della controversa legge, il principale partito di opposizione, il Partito socialdemocratico (SDP), ha cominciato a fare pressione affinché venisse istituita un’apposita commissione parlamentare d’inchiesta.

La necessità di fare luce su questo punto si è resa ancora più pressante dopo la dichiarazione di Ante Ramljak di essersi più volte incontrato, prima di diventare l’amministratore straordinario di Agrokor, con i rappresentanti del fondo di investimento statunitense Knighthead Capital Management per informarli sulla situazione del consorzio. Questa dichiarazione ha fatto sorgere il sospetto che il testo della legge fosse frutto della negoziazione tra diversi attori interessati, compreso il summenzionato fondo di investimento, che aveva acquistato le obbligazioni emesse da Agrokor poco prima dell’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, assicurandosi in tal modo un posto nel comitato dei creditori.

L’HDZ si è rifiutata per mesi di venire incontro all’iniziativa dell’SDP (nonostante quest’ultimo abbia minacciato di sabotare l’elezione dei giudici della Corte costituzionale), sostenendo che l’attività della commissione parlamentare avrebbe influenzato le indagini condotte dalla procura. Dopo la smentita di tale ipotesi da parte del procuratore generale della Repubblica Dinko Cvitan, e dopo la pubblicazione del rapporto di verifica dei conti di Agrokor, HDZ e SDP hanno finalmente raggiunto un accordo e il parlamento ha votato a favore dell’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’Agrokor, che dovrebbe fare luce sulle dinamiche che hanno portato alla nascita del consorzio, sui suoi debiti nonché sull’iter di approvazione della Lex Agrokor.

L’intervento della polizia

Il presidente della commissione, deputato dell’SDP, Orsat Miljenić, ha dichiarato che Ivica Todorić dovrà presentarsi il prossimo 3 novembre davanti alla commissione per rendere la sua testimonianza, altrimenti potrebbe rischiare una pena detentiva.

Per tutto questo tempo, Ivica Todorić ha continuato a comunicare con i media e con l’opinione pubblica tramite il suo neocreato blog, dove pubblicava dichiarazioni su base quotidiana, sostenendo, tra l’altro, che sia in corso “il più grande furto di beni privati della storia europea”, e che Ramljak e il governo abbiano usato metodi illegali per impossessarsi delle sue aziende, minacciando di denunciarli. Nella sola giornata di domenica 15 ottobre, come se sapesse ciò che stava per accadere, Todorić ha pubblicato ben quattro post sul suo blog.

Dopo mesi di speculazioni su possibili risvolti della vicenda, la mattina presto di lunedì 16 ottobre la polizia si è presentata davanti a Kulmerovi dvori, castello del XVI secolo situato sulle colline antistanti Zagabria, in cui vive la famiglia Todorić. Tuttavia, come ipotizzato dai media, Ivica Todorić e i suoi figli Ante e Ivan (che ricoprivano incarichi direttivi nel consorzio) in quel momento non si trovavano a Zagabria. Il legale di Ante Todorić ha successivamente precisato che la polizia era già a conoscenza del fatto che il suo cliente aveva chiesto la cancellazione della residenza all’anagrafe del comune di Zagabria, trasferendo la dimora a Londra. Anche Ivica Todorić attualmente si trova a Londra, mentre suo figlio minore Ivan presumibilmente si trova a Belgrado.

Oltre a perquisire Kulmerovi dvori, la polizia ha arrestato alcuni ex dirigenti di Agrokor e stretti collaboratori di Ivica Todorić, tra cui Piroška Canjuga, Hrvoje Balent, Damir Kuštrak, Ivan Crnjac, Ljerka Puljić, Tomislav Lučić, Ivica Sertić, Mislav Galić, Marijan Alagušić e Alojz Pandžić.

Intanto Todorić e i suoi figli hanno fatto sapere, tramite i loro avvocati, di essere disposti a collaborare con le autorità croate e a ritornare nel paese per sottoporsi all’interrogatorio.

Epilogo giudiziario

Martedì 17 ottobre gli ex dirigenti di Agrokor arrestati sono stati ascoltati presso la Procura della Repubblica, e in quell’occasione Mislav Galić, membro del vecchio consiglio di amministrazione di Agrokor, ha consegnato ai magistrati alcuni documenti presumibilmente comprovanti che Ivica Todorić prendeva personalmente tutte le decisioni di natura finanziaria in quanto il consiglio di amministrazione non si riuniva regolarmente.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, la polizia ha fatto sapere di aver sporto denuncia contro Ivica Todorić e tutti gli arrestati, nonché nei confronti di due dipendenti della società di revisione Baker Tilly (Olivio Discordia e Sanja Hristić), sospettati di abuso di fiducia, frode contabile e violazione dell’obbligo di tenuta dei libri contabili.

Nella serata di martedì, Fran Olujić, avvocato di Ante Todorić, ha confermato che la polizia aveva contattato il suo cliente e che quest’ultimo si renderà disponibile per l’interrogatorio.

Tuttavia, anche nel caso i membri della famiglia Todorić e altri ex dirigenti di Agrokor venissero processati per presunte attività illecite, rimarrebbe il problema del sistema che ha consentito che si arrivasse a questo punto.

Per anni, i politici e le autorità di regolamentazione competenti hanno tollerato la strategia di espansione aggressiva di Agrokor, chiudendo un occhio di fronte a certi comportamenti potenzialmente illeciti.

Vi è inoltre da chiedersi cosa succederà al consorzio alla scadenza dei 15 mesi di amministrazione statale straordinaria.

Spetterà ai cittadini croati pagare i debiti di un’azienda privata? Cadranno sulle loro spalle i milioni di euro che lo stato croato potrebbe trovarsi costretto a versare alle banche creditrici di Agrokor? Molte domande restano per ora senza risposta, e l’unica certezza è l’ingente mole di debiti che incombe sull’economia croata.


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