Un team di giornalisti investigativi ha scoperto numerosi voli aerei impiegati per trasportare migliaia di tonnellate di armi e munizioni, utilizzate poi nei conflitti in Medio Oriente

(Originariamente pubblicato da OCCRP , 27 luglio 2016, titolo originale “Making a Killing: The €1.2 Billion Arms Pipeline to Middle East ”)

Mentre Belgrado dormiva, nella notte del 28 novembre 2015, gli enormi motori turbofan di un cargo bielorusso Ruby Star Ilyushin II-76 ruggivano in partenza. La sua stiva era carica di armi destinate a conflitti lontani.

Alzandosi dalla pista dell'aeroporto Nikola Tesla, il massiccio aereo perforava la nebbia serba per dirigersi verso Jeddah, in Arabia Saudita.

È stato uno degli almeno 68 voli - scoperti dal Balkan Investigative Reporting Network (BIRN) e dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) - che in soli 13 mesi hanno trasportato migliaia di tonnellate di armi e munizioni dall'Europa centro-orientale agli stati del Medio Oriente e alla Turchia, che, a loro volta, le inoltravano verso le brutali guerre civili in Siria e Yemen. I voli sono solo una piccola parte di quei 1,2 miliardi di euro di armi passati attraverso i Balcani dal 2012, quando parte della primavera araba si è trasformata in conflitti armati.

Nel frattempo, negli ultimi due anni, mentre migliaia di tonnellate di armi volavano verso sud, centinaia di migliaia di rifugiati scappavano verso nord, da conflitti che hanno ucciso più di 400.000 persone. Ma mentre l'Europa ha chiuso la rotta dei rifugiati, il corridoio da miliardi di euro di armi verso il Medio Oriente, spedite in aereo e nave, rimane aperto e altamente lucrativo.

Secondo gli esperti di armi e diritti umani si tratta di un commercio che è quasi certamente illegale.

"I fatti fanno pensare ad uno spostamento sistematico di armi verso gruppi armati accusati di gravi violazioni dei diritti umani. Se così fosse, i trasferimenti sono illegali secondo il 'Trattato delle Nazioni Unite sul Commercio di Armi' e il diritto internazionale, e quindi devono cessare immediatamente", ha dichiarato Patrick Wilcken, un ricercatore sul controllo di armi di Amnesty International, che ha esaminato le prove raccolte dai giornalisti.

Ma con centinaia di milioni di euro in gioco e fabbriche regionali di armi che lavorano a ritmi forzati, vi è un forte incentivo nel lasciare fiorire il business. Sono state concesse numerose licenze di esportazione di armi, che dovrebbero garantire la destinazione finale delle merci, nonostante svariate prove che le armi vengono inoltrate verso gruppi armati sia siriani che di altre nazionalità, accusati di abusi e diffuse atrocità in violazione dei diritti umani.

Robert Stephen Ford, ambasciatore degli Stati Uniti in Siria tra il 2011 e il 2014, ha dichiarato a BIRN e OCCRP che il commercio è coordinato dalla Central Intelligence Agency statunitense (CIA), dalla Turchia e dagli stati del Golfo, attraverso centri in Giordania e Turchia, anche se in pratica poi avviene spesso che il rifornimento di armi aggiri questa procedura.

BIRN e OCCRP hanno esaminato - nel corso di un anno di indagini - i dati di esportazione di armi forniti dai singoli paesi, i report delle Nazioni Unite, i registri di volo e i contratti di vendita, rivelando che migliaia di fucili d'assalto, granate da mortaio, lanciarazzi, armi anticarro e mitragliatrici pesanti si stanno riversando nella tormentata regione mediorientale e provengono da Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Montenegro, Romania, Serbia e Slovacchia.

Dall'escalation del conflitto siriano nel 2012, gli otto paesi sopra nominati hanno avallato l'invio di almeno € 1.2 miliardi di armi e munizioni all'Arabia Saudita, alla Giordania, agli Emirati Arabi Uniti (UAE) e alla Turchia. La cifra è probabilmente molto più alta. I dati sulle licenze di esportazione di armi per quattro degli otto paesi non erano disponibili infatti per il 2015, né per sette su otto paesi per il 2016. I quattro paesi destinatari sono importanti fornitori di armi alla Siria e allo Yemen, con poco o nessun pregresso di acquisto dall'Europa centro-orientale prima del 2012. E il ritmo dei trasferimenti non sta rallentando, con alcune delle più rilevanti commesse arrivate proprio nel 2015.

Armi e munizioni dell'Europa centro-orientale, identificate da più di 50 video e foto pubblicati sui social media, sono ora in uso dal filo-occidentale Free Syrian Army, ma sono anche nelle mani di combattenti di gruppi islamisti, come Ansar al-Sham, l'affiliata dell'al Qaeda Jabhat al-Nusra, lo Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIS), le fazioni in lotta per il presidente siriano Bashar-al Assad e le forze sunnite in Yemen.

Le segnature su alcune delle armi che identificano la loro origine e data di produzione rivelano che quantità significative sono state prodotte recentemente, nel 2015.

Dei 1,2 miliardi di euro in armi e munizioni di cui è stata autorizzata l'esportazione, si sa che circa 500 milioni sono già stati consegnati, in base a informazioni commerciali prodotte dalle Nazioni Unite e sulla base di relazioni nazionali sulle esportazioni di armi.

La frequenza e il numero di voli cargo - BIRN e OCCRP ne ha identificati almeno 68 in poco più di un anno - rivelano un flusso costante di armi dagli aeroporti dell'Europa centro-orientale alle basi militari e aeroporti nel Medio Oriente.

L'aereo più comunemente usato - Ilyushin II-76 - può trasportare fino a 50 tonnellate di carico, circa 16.000 fucili AK-47 Kalashnikov o tre milioni di proiettili. Altri modelli, tra cui il Boeing 747, sono in grado di trasportare almeno il doppio di tale carico.

Ma armi e munizioni non arrivano solo in aereo. I giornalisti investigativi hanno individuato almeno tre spedizioni effettuate da militari americani da porti del Mar Nero, che si stima abbiano contribuito all'arrivo di 4.700 tonnellate di armi e munizioni nel Mar Rosso dal dicembre 2015 ad oggi.

Un membro svedese del Parlamento europeo ha definito questo commercio come vergognoso. “Forse – la Bulgaria, la Slovacchia e la Croazia - non si vergognano affatto, ma penso che dovrebbero", ha dichiarato Bodil Valero, che è stata anche rapporteur dell'ultimo rapporto sugli armamenti redatto dal PE. "I paesi che vendono armi all'Arabia Saudita o a stati della regione del Medio Oriente-Nord Africa non stanno facendo valutazioni sui rischi e, di conseguenza, sono in violazione del diritto comunitario e nazionale".

OCCRP e BIRN hanno parlato con i rappresentanti del governo in Croazia, Repubblica Ceca, Montenegro, Serbia e Slovacchia, e tutti hanno risposto allo stesso modo, dicendo che rispettano gli obblighi internazionali. Alcuni dicono che l'Arabia Saudita non è su alcuna lista nera di armi internazionali, e altri hanno detto che il loro paese non è responsabile se le armi sono state dirottate altrove.

Arabia Saudita, regina delle armi

L'inizio del corridoio di armi tra Europa centro-orientale e Medio Oriente è datato inverno 2012, quando decine di aerei cargo, carichi di armi e munizioni dell'epoca jugoslava acquistate dai sauditi, cominciarono a lasciare Zagabria diretti in Giordania. Subito dopo, emerse il primo filmato da cui risulta l’uso di armi croate sui campi di battaglia in Siria.

Secondo un rapporto del New York Times, del febbraio 2013, un alto funzionario croato offrì scorte di vecchie armi croate alla Siria, nel corso di una visita a Washington nell'estate del 2012. Zagabria è stata poi messa in contatto con i sauditi, che hanno finanziato gli acquisti, mentre la CIA ha fornito la logistica di un ponte aereo, la cui creazione cominciò alla fine di quell'anno.

Mentre il governo della Croazia ha sempre negato qualsiasi ruolo nella spedizione di armi alla Siria, l'ex-ambasciatore degli Stati Uniti in Siria, Ford, ha confermato a BIRN e OCCRP il racconto fatto al Times da una fonte anonima, su come l'affare è stato condotto. Ford ha detto che non era in grado però di parlarne più in profondità.

Questo è stato solo l'inizio di un flusso senza precedenti di armi provenienti dal sud-est Europa verso il Medio Oriente, visto che il corridoio è stato ampliato per includere le scorte eccedenti di altri sette paesi. Commercianti di armi locali hanno fornito armi e munizioni dei loro paesi d'origine, e hanno mediato la vendita di munizioni dall'Ucraina e dalla Bielorussia. Hanno anche tentato di garantire sistemi anticarro di fabbricazione sovietica acquistati dal Regno Unito.

Secondo l'analisi dei dati di esportazione forniti dai singoli paesi, prima della primavera araba nel 2011, il commercio di armi tra l'Europa orientale e l'Arabia Saudita, la Giordania, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia - quattro sostenitori principali della frammentata opposizione della Siria - era trascurabile o inesistente.

Ma ciò è cambiato nel 2012. Tra quell'anno e il 2016, otto paesi dell'Europa orientale hanno approvato almeno 806 milioni di euro in esportazioni di armi e munizioni verso l'Arabia Saudita, secondo i rapporti sull’esportazione di armi nazionali e comunitarie, nonché in base a fonti governative. A questi vanno aggiunti 155 milioni di euro verso la Giordania, 135 verso gli Emirati Arabi Uniti e 87 verso la Turchia, per un totale di 1,2 miliardi di euro.

Il Qatar, un altro fornitore chiave di equipaggiamenti per l'opposizione siriana, non compare nelle licenze di esportazione dell'Europa centro-orientale.

Jeremy Binnie, esperto di armi nel Medio Oriente per il settimanale Jane's Defense Weekly, una pubblicazione notoriamente considerata come la fonte più attendibile di informazioni sulla difesa e sicurezza, ha detto che la maggior parte delle esportazioni di armi provenienti dall'Europa orientale è probabilmente destinata alla Siria, e in misura minore, allo Yemen e alla Libia.

"Con poche eccezioni, i militari dell'Arabia Saudita, la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia usano armi di fanteria e munizioni occidentali, piuttosto che di progettazione sovietica", ha detto Binnie. "Sembra di conseguenza probabile che le grandi spedizioni di tali materiali in corso di acquisizione da - o inviati a - questi paesi siano destinate ai loro alleati in Siria, Yemen e Libia".

BIRN e OCCRP hanno ottenuto documenti confidenziali del ministero della Difesa della Serbia e minute di una serie di incontri interministeriali avvenuti nel 2013. I documenti mostrano che il ministero ha sollevato preoccupazioni sul fatto che le consegne per l'Arabia Saudita sarebbero state destinate alla Siria, sottolineando che i sauditi non usano scorte dell'Europa centro-orientale e solitamente forniscono armi all'opposizione siriana. Il ministero ha allora revocato la licenza di esportazione per l'Arabia Saudita, per poi cambiare idea più di un anno dopo, approvando così nuove spedizioni di armi e citando l'interesse nazionale.

E' noto che le forze di sicurezza saudite sono equipaggiate da aziende occidentali e che usano quantità limitate di attrezzature dell'Europa centro-orientale. Questo include camion militari prodotti in Repubblica Ceca, e alcuni fucili d'assalto fatti in Romania. Ma anche le esportazioni di armi destinate ad essere utilizzate dalle forze saudite suscitano polemica, dato il loro coinvolgimento nel conflitto in Yemen.

L'Olanda è diventato il primo paese dell'Unione europea a fermare le esportazioni di armi verso l'Arabia Saudita, a seguito del numero di civili morti nella guerra dello Yemen, e il Parlamento europeo ha chiesto un embargo sulle armi da parte di tutta l'Ue.

La logistica del rifornimento: voli cargo e lanci aerei

Le armi provenienti dall'Europa centro-orientale sono consegnate agli stati del Medio Oriente tramite voli cargo e navi. Identificando gli aerei e le navi che consegnano le armi, i giornalisti sono stati in grado di monitorare il flusso di armi in tempo reale.

L'analisi dettagliata degli orari aeroportuali, la storia dei vettori cargo, i dati di tracciamento di volo, e le fonti di controllo del traffico aereo hanno contribuito a individuare 68 voli che portavano armi ai conflitti del Medio Oriente negli ultimi 13 mesi. Belgrado, Sofia e Bratislava spiccano come i principali hub per questo ponte aereo.

I più frequenti sono stati i voli operati da Belgrado, capitale della Serbia. Sono stati conteggiati voli che o era confermato trasportassero armi, o erano diretti verso basi militari in Arabia Saudita o negli Emirati Arabi Uniti, oppure erano effettuati da esportatori ufficiali d'armamenti.

Molti di questi voli hanno fatto una sosta aggiuntiva in Europa centrale e orientale - nel senso che hanno probabilmente raccolto più armi e munizioni - prima di volare verso la loro destinazione finale.

Le statistiche di volo dell'UE forniscono un'ulteriore prova della scala delle operazioni. Esse rivelano che gli aerei che volano dalla Bulgaria e dalla Slovacchia hanno consegnato 2.268 tonnellate di carico - pari a 44 voli con l'aereo più comunemente utilizzato - Ilyushin II-76 - a partire dall'estate del 2014 per le stesse basi militari in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti individuate da BIRN e OCCRP.

Distribuzione delle armi

Armi acquistate per la Siria da sauditi, turchi, giordani e Emirati Arabi Uniti sono poi instradate, secondo Ford, l'ex ambasciatore USA in Siria, attraverso due centri di comando segreto – chiamati Centri di Operazioni Militari (Military Operation Centers (MOC) - in Giordania e in Turchia.

Questi centri - che vedono la presenza di ufficiali di sicurezza e militari provenienti dal Golfo, dalla Turchia, dalla Giordania e dagli Stati Uniti - coordinerebbero la distribuzione di armi ai gruppi di opposizione siriani controllati. Questo secondo le informazioni del Carter Center di Atlanta, un think tank che ha un'unità di monitoraggio del conflitto.

"Ciascuno dei paesi coinvolti per aiutare l'opposizione armata ha mantenuto un potere di decisione finale su quali gruppi in Siria avrebbero ricevuto assistenza", ha dichiarato Ford. Una serie di documenti trapelati, appartenenti ad un'azienda di trasporto merci, forniscono ulteriori indizi su come i militari sauditi forniscono armi ai ribelli siriani.

Secondo i documenti ottenuti da BIRN e OCCRP, la società moldava AeroTransCargo ha fatto sei voli nell'estate del 2015, portando almeno 250 tonnellate di munizioni suddivise tra basi militari in Arabia Saudita e l'aeroporto internazionale di Esenboga, ad Ankara, la capitale della Turchia, indicato come un punto di arrivo per armi e munizioni destinate ai ribelli siriani.

Pieter Wezeman, del Stockholm International Peace Research Institute, un'organizzazione leader nel monitoraggio di esportazioni di armi, ha detto che sospetta che i voli facciano parte dell'operazione logistica per il rifornimento di munizioni ai ribelli siriani.

Dalle MOCs, le armi vengono poi trasportate via terra sino al confine siriano, o lanciate con paracaduti da aerei militari.

Un comandante siriano di Aleppo, del Free Syrian Army, che ha chiesto di rimanere anonimo per proteggere la sua sicurezza, ha dichiarato a BIRN e OCCRP che le armi provenienti dall'Europa centro-orientale venivano distribuite in Siria. "Non ci interessa il paese d'origine, sappiamo solo che vengono dall'Europa orientale", ha detto.

I sauditi e i turchi hanno anche fornito armi direttamente a gruppi islamici che non sono appoggiati dagli Stati Uniti, e che hanno talvolta finito per combattere le fazioni sostenute dal MOC, ha aggiunto Ford.

I sauditi sono anche noti per aver lanciato materiale da aerei, incluso qualcosa che sembravano essere fucili d'assalto serbi, ai loro alleati in Yemen.

Ford ha dichiarato che mentre lui non era personalmente coinvolto nei negoziati con la Serbia, la Bulgaria e la Romania sul rifornimento di armi alla Siria, è probabile che la CIA abbia avuto un ruolo nella questione.

"Per le operazioni di questo tipo, sarebbe difficile per me immaginare che non ci fosse un certo coordinamento tra i servizi di intelligence, ma potrebbe essere stato rigorosamente limitato ai canali di intelligence", ha detto.

Gli Stati Uniti non hanno svolto solo un ruolo nella logistica del trasporto di armi sponsorizzato dal Golfo e provenienti dall'Europa dell'est verso i ribelli siriani. Attraverso il loro Dipartimento della Difesa e il Comando di Operazioni Speciali (SOCOM), hanno anche acquistato e consegnato grandi quantità di merci militari, provenienti dall'Europa orientale, all'opposizione siriana, come parte di un programma per il valore di 500 milioni di dollari americani che riguardava addestramento ed equipaggiamento.

Dal dicembre 2015, SOCOM ha commissionato tre navi da carico per trasportare 4.700 tonnellate di armi e munizioni dai porti di Costanza, in Romania, e Burgas, in Bulgaria, al Medio Oriente, probabilmente come parte del rifornimento segreto di armi alla Siria.

Le spedizioni includono mitragliatrici pesanti, lanciarazzi e armi anticarro - così come proiettili, mortai, granate, razzi ed esplosivi, secondo documenti relativi agli appalti concessi dal governo USA. L'origine delle armi spedite da SOCOM è sconosciuta ma il materiale elencato nei documenti di trasporto è disponibile nei magazzini di tutta l'Europa centro-orientale.

Non molto tempo dopo una delle consegne, gruppi curdi appoggiati da SOCOM hanno pubblicato un'immagine su Twitter e Facebook, che mostra un magazzino pieno di scatole di munizioni arrivate tramite una mediazione degli Stati Uniti nel nord della Siria. SOCOM non ha voluto confermare o negare che le spedizioni erano destinate alla Siria.

I dati di approvvigionamento degli Stati Uniti rivelano anche che SOCOM ha assicurato, tra  2014 e 2016, almeno 27 milioni di dollari in armi e munizioni provenienti dalla Bulgaria e 12 milioni di dollari in armi e munizioni provenienti dalla Serbia, destinate ad operazioni segrete ed ai ribelli siriani.

Un affare in crescita

Il ricercatore sul controllo delle armi, Wilcken, ha detto che l'Europa centro-orientale è ben posizionata per incassare l'enorme aumento della domanda di armi a seguito della primavera araba.

"La prossimità geografica e il controllo negligente dell'esportazione hanno messo alcuni stati balcanici in pole position per trarre profitto da questo commercio, in alcuni casi con l'assistenza segreta degli Stati Uniti", ha aggiunto. "L'Europa orientale sta riabilitando le industrie di armi della guerra fredda, che sono di nuovo in espansione e danno profitti".

Il premier serbo Vučić si vantava di recente che il suo paese potrebbe produrre cinque volte la quantità di armi che produce attualmente e ancora non soddisfare la domanda esistente. "Purtroppo in alcune parti del mondo, le persone sono in guerra più che mai, e tutto ciò che si produce, si riesce a venderlo", ha dichiarato.

Le aziende di armi in Bosnia Erzegovina e Serbia producono a piena capacità, con l'aggiunta di alcuni turni extra, e non stanno accettando attualmente nuove commesse.

Funzionari di alto livello dell'Arabia Saudita - più abituati a negoziare miliardi di dollari in ordini di jet da caccia con i giganti della difesa occidentali - sono stati costretti a trattare con una manciata di piccoli intermediari di armi che operano da poco in Europa orientale, ottenendo accesso ad armi come l'AK-47 e lanciarazzi.

Intermediari, come la serba CPR Impex e l'Eldon della Slovacchia, hanno svolto un ruolo fondamentale nel rifornimento di armi e munizioni per il Medio Oriente.

L'inventario di ogni consegna di solito è sconosciuto, a causa della segretezza che circonda gli affari d'armi, ma due certificati di destinazione finale e una licenza di esportazione, ottenuti da BIRN e OCCRP, rivelano la straordinaria portata del buy-in per i beneficiari siriani.

Ad esempio, il ministero della Difesa dell'Arabia Saudita ha espresso il proprio interesse ad acquistare dal fornitore di armi serbo CPR Impex un certo numero di armi, tra cui centinaia di vecchi carri armati T-55 e T-72, milioni di munizioni, sistemi missilistici multi-lancio e lanciarazzi. Le armi e munizioni elencate qui sono state prodotte nell'ex-Jugoslavia, in Bielorussia, Ucraina e Repubblica Ceca.

Una licenza di esportazione rilasciata a una società slovacca poco conosciuta chiamata Eldon, nel gennaio 2015, ha concesso all'azienda il diritto di trasportare migliaia di "lanciagranate portatili anticarro", mitragliatrici pesanti e quasi un milione di proiettili dall'Est Europa, per un valore complesso di quasi 32 milioni di euro, in Arabia Saudita.

L'analisi di BIRN e OCCRP dei social media mostra che le armi provenienti dagli stati dell'ex-Cecoslovacchia e l'ex-Jugoslavia, e la Serbia, la Croazia e la Bulgaria sono ora presenti sui campi di battaglia della Siria e Yemen.

Mentre gli esperti ritengono che i paesi sopramenzionati continuano a sottrarsi alle loro responsabilità, il corridoio di armi aggiunge sempre più benzina a un conflitto altamente infiammabile, aumentandone sempre più la drammaticità. "La proliferazione delle armi nella regione ha causato indicibili sofferenze umane; un gran numero di persone sono state sfollate e le parti in conflitto hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, tra cui rapimenti, esecuzioni, sparizioni forzate, torture e stupri ", ha dichiarato Wilcken.

Hanno contribuito al Report Atanas Tchobanov, Dusica Tomovic, Jelena Cosic, Jelena Svirčić, Lindita Cela, Pavla Holcova e RISE Moldova.


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