In Albania il fenomeno dell'abbandono scolastico e le difficoltà di un'istituzione troppo spesso trascurata dall'attenzione pubblica stanno diventando un problema: prospettive e soluzioni

18/05/2006 -  Roberta Bertoldi

Secondo i dati Instat (agenzia nazionale di statistica albanese), in Albania negli ultimi anni si è registrato un calo nella frequenza scolastica. Nell'anno scolastico 2003-2004 solo il 49 per cento dei bambini tra i 3 e i 6 anni era iscritto alla scuola materna. I dati sono molto più evidenti nelle aree rurali. Per la fascia di bambini tra i 6 e 14 anni corrispondente alle otto classi della scuola dell'obbligo, la frequenza scolastica è diminuita dell' 11 per cento rispetto agli anni 1994-1995.

L'abbandono scolastico si manifesta in tutta la sua gravità nella scuola secondaria, con un aumento vistoso per quanto riguarda l'istruzione universitaria. Circa il 50% dei giovani non partecipa attualmente ad alcuna forma di educazione post-obbligo.

Artan Puto -corrispondente di TOL e di Osservatorio sui Balcani da Tirana- riferendo i dati sull'abbandono scolastico in Albania spiega come uno degli aspetti, spesso trascurato, relativo alla transizione albanese, riguardi proprio la trasformazione del sistema scolastico nella fase post-comunista.

Lo Stato democratico, che ha inaugurato il suo difficile cammino a partire dalle elezioni svoltesi nel marzo 1992, ha iniziato a definire nell'ambito della formazione una serie di nuovi obiettivi verso il raggiungimento degli standard di qualità che, nel contesto politico ed economico attuale, rimangono di difficile realizzazione.

L'attuale declino della scolarizzazione è dovuto alla mancanza di adeguati investimenti oltre che ai mutamenti seguiti al forte inurbamento e alla maggiore incertezza economica, che ha costretto molti giovani ad un ruolo più attivo nel sostegno economico della famiglia. Secondo i dati Unicef, in Albania circa 8.000 bambini in età scolare lavorano sulla strada.

In questo contesto si segnalano comunque alcune azioni importanti che il Governo albanese e le organizzazioni locali che si occupano di educazione e infanzia hanno avviato per arginare il problema.

Oltre 5 mila tra ragazzi e insegnanti sono stati coinvolti nella campagna "Every child needs a Teacher " promossa dalla Albanian Coalition for Children's Education che raccoglie le 10 maggiori organizzazioni del Paese che si occupano di diritti dell'infanzia. La Coalizione ha discusso le esigenze di formazione e qualificazione degli insegnanti e ha avviato una valutazione sui programmi e i testi scolastici.

Il Governo Albanese ed il Ministro per l'Istruzione e la Scienza con il supporto delle Nazioni Unite, ha messo a punto il piano e-School , un programma per promuovere l'uso di internet e le competenze IT nei giovani. Secondo il programma, entro la fine del 2006 già il 75% degli studenti delle scuole superiori e il 10% delle scuole primarie potranno trarre benefici dalla formazione informatica.

Fatmir Bezati, consulente presso il Ministero per l'Istruzione e la Scienza, ha spiegato le nuove scelte ministeriali che prevedono aumenti salariali per gli insegnanti e la costruzione di nuovi edifici scolastici e laboratori.

Il Ministero ha ordinato inoltre agli istituti scolastici di accettare in quest'anno accademico anche i bambini sprovvisti di certificato di nascita, documento che spesso manca agli scolari provenienti dalle comunità rom. Fatmir Bezati riferisce anche di un progetto introdotto dal Ministero per sostenere i bambini che non frequentano la scuola per il timore di vendette legate alle diverse faide familiari. La mancanza di sicurezza è infatti una delle cause per cui le famiglie non mandano i bambini a scuola.

Sia pur nelle difficoltà, il problema della riforma scolastica e di un concreto sostegno all'istruzione sembra quindi essere nell'agenda del Governo e della società civile albanese. Un ulteriore impulso alla riforma scolastica può venire inoltre dalla firma della Dichiarazione di Bologna , che ha introdotto l'applicazione di alcuni standard europei alle istituzioni accademiche albanesi nonché dalla volontà di far parte dello spazio comune europeo.


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