Marta Chioccarello 24 giugno 2015

Nel rapporto stilato in seguito alla sua visita in Bulgaria, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Nils Muižnieks ha dedicato un'ampia sezione alla libertà dei media

Tra il 9 e l’11 febbraio 2015 il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks si è recato in visita in Bulgaria. Ha fatto seguito la redazione di un rapporto reso noto il 22 giugno in cui ci si è concentrati sui diritti delle persone cosiddette “istituzionalizzate”, sui diritti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati e infine è stata presentata una corposa analisi della situazione della libertà dei media.

Nonostante

 le garanzie previste dalla legislazione a protezione del diritto di espressione, infatti, la libertà dei media in Bulgaria è attualmente messa in pericolo da una serie di pratiche che, nel loro insieme, contribuiscono alla creazione di una situazione che porta a una diffusa autocensura e a numerose pressioni esterne.

Tante testate, poco pluralismo

Nel rapporto, il Commissario definisce il pluralismo dei media come “pre-condizione intrinseca per una democrazia genuina e la libertà della stampa”, garanzia istituzionale per la piena applicazione del diritto di dare e ricevere informazioni. E se ad un primo sguardo l’orizzonte mediatico della Bulgaria potrebbe apparire molto vario, con 354 testate giornalistiche, 87 radio e 114 televisioni registrate, questa varietà assume in realtà un valore più nominale che reale. Due le principali cause individuate: la mancata trasparenza per quanto riguarda i finanziamenti e le proprietà dei media; l’eccessiva concentrazione di tali proprietà dall’altra.

Malgrado l’apparato legislativo regoli l’identificazione dei vari proprietari, si presentano infatti casi di possessori offshore, anonimi o nominali, che portano il commissario a ritenere che la trasparenza delle proprietà e delle transazioni commerciali riguardanti i media bulgari sia ancora insufficiente.

E' inoltre percezione diffusa in Bulgaria che l’ambiente dei media sia attualmente nelle mani di pochi proprietari. Per questo motivo Muižnieks ha invitato il governo bulgaro a limitare l'influenza che una persona o un gruppo possono esercitare sui media e ad assicurare un livello minimo di pluralismo e di indipendenza.

Interferenze

All'interferenza di economia e politica è dedicata un'ampia parte del rapporto di Muižnieks. I dati, relativi ad un sondaggio del 2014, indicano infatti che il 59% della popolazione bulgara non considera i media “indipendenti” ed esprime una certa sfiducia soprattutto nei confronti della stampa e delle testate online.

La pressione sui media è resa possibile dalla dipendenza che si crea nei confronti delle maggiori fonti di entrate, che attualmente sono rappresentate dalle pubblicità e dai sussidi statali. Spesso i media diventano un canale attraverso cui i vari partiti aumentano la propria visibilità, cosa che riduce la possibilità per i cittadini di scegliere in maniera informata in sede di elezioni.

Altra fonte di preoccupazione per il commissario Nils Muižnieks sono le sanzioni pecuniarie comminate dalla Commissione per la supervisione finanziaria a molti media che avevano scritto della crisi bancaria del 2014. Criticata anche la decisione dello stesso ente di comminare altre multe a media i cui giornalisti si sono rifiutati di rivelare, sempre in inchieste riguardanti il settore finanziario, le proprie fonti.

Diffamazione e autoregolamentazione

Un altro punto che il commissario mette in luce è la necessità di depenalizzare la diffamazione, attualmente punita con multe e censura pubblica. Nonostante le pene non siano eccessivamente severe, infatti, il fatto che la diffamazione costituisca un reato può potenzialmente interferire con la libertà di espressione dei giornalisti.

A ciò si aggiunge, inoltre, la mancanza di un'efficace auto-regolamentazione da parte dei giornalisti. Malgrado esistano due codici etici sulla professione giornalistica, spesso il loro contenuto è violato. E questo non contribuisce nel tutelare il lavoro giornalistico e nell'assicurare una migliore qualità dell'informazione.

Per quanto riguarda i meccanismi di regolazione esterna, rappresentanti dal Consiglio per i media elettronici (CEM) e dalla Commissione giornalistica etica nazionale, Muižnieks ha invitato le autorità a garantirne l'efficienza.

Il quadro tracciato dal commissario, in generale, dimostra come i presupposti giuridici siano potenzialmente in grado di garantire un buon livello di libertà mediatica e di espressione. A questi, però, non corrisponde un'efficace attuazione sul piano pratico.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto