12 gennaio 2023
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Il segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, è intervenuto di recente in Senato sul tema dell'European Media Freedom Act, sottolineando la necessità di approfondire il nodo della tutela delle fonti, l'estensione delle garanzie ai giornalisti lavoratori autonomi, la trasparenza della proprietà dei media e il contrasto alle querele bavaglio

Fonte: FNSI

Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha partecipato martedì 10 gennaio 2023, in Senato, alle audizioni in tema di European Media Freedom Act promosse dalla Commissione Politiche dell'Unione europea di palazzo Madama. Nel ribadire il giudizio «nel complesso positivo» sul testo, il cui obiettivo è quello di creare una cornice normativa condivisa sui temi della libertà di informazione in Europa, Lorusso si è soffermato su alcuni aspetti del testo che «meritano di essere approfonditi e rafforzati».

Fra questi, il riferimento alla tutela delle fonti, che in Italia «va assolutamente potenziato – ha rilevato il segretario Fnsi – anche alla luce di recenti episodi di pedinamenti o intercettazioni di giornalisti, o di sequestro degli strumenti di lavoro per risalire alla fonte delle notizie, con la conseguenza di indebolire il diritto di cronaca, l'attività dei media, il lavoro dei giornalisti e il giornalismo investigativo in particolare: in ultima analisi, il diritto dei cittadini ad essere informati».
Lorusso ha quindi sollevato un rilievo, condiviso dai sindacati affiliati alla Federazione europea dei giornalisti, sui destinatari delle norme in discussione, che «devono essere non solo i media, ma tutti i giornalisti, anche i colleghi lavoratori autonomi e non solo i giornalisti che lavorano per una testata».

Riflettori puntati poi sul servizio pubblico radiotelevisivo, cui il Media Freedom Act dedica ampio spazio. «L'attuale normativa italiana che disciplina la nomina della governance va superata per sottrarre il controllo del servizio pubblico al governo di turno», ha evidenziato il segretario generale Fnsi.

Mentre, sulle norme relative a trasparenza e concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione, Lorusso ha osservato che «in Italia sono regolate da leggi vecchie non più adatte a un settore in continua e repentina trasformazione. Da questo punto di vista, da tempo ribadiamo l'esigenza di giungere ad uno Statuto dell'impresa editoriale: un quadro di regole che garantiscano l'autonomia della parte giornalistica e in qualche modo contengano l'ingerenza delle proprietà dei media sull'attività di informazione».

Fra gli altri argomenti affrontati, la necessità di fornire adeguate tutele al settore dell'informazione, che produce «un bene pubblico immateriale, fondamentale per la formazione di una opinione pubblica in grado di partecipare alla vita del Paese, che va tutelato»; il ruolo delle grandi piattaforme online e degli algoritmi, che «consentono a chi li governa di incamerare dati personali che potrebbero servire non solo a orientare il mercato degli acquisti, ma anche le scelte dei cittadini»; l'esigenza di un concreto ed efficace contrasto alle Slapp, le azioni legali bavaglio civili o penali contro giornalisti e testate giornalistiche, nel solco dei principi sanciti nelle numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

Infine un accenno al sistema di finanziamento pubblico del settore. In questo ambito l'auspicio del sindacato è che «venga finalmente superata l'idea di sopprimere il Fondo per il pluralismo e che nel riconoscimento delle forme di sostegno si tenga conto delle condizioni di lavoro dei giornalisti, escludendo dagli aiuti le aziende che applicano contratti pirata. Favorire l'applicazione dei contratti di lavoro sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi sarebbe un ulteriore elemento di chiarezza e trasparenza che si potrebbe introdurre nel nostro settore», la conclusione del segretario Lorusso.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.