Giorgio Romagnoni 13 ottobre 2014

Dopo la bocciatura della Bratušek, il futuro presidente della commissione Jean-Claude Juncker ha una settimana di tempo per risolvere il gioco ad incastro tra nomi e competenze dei suoi commissari

Un twitt di Juncker del 9 ottobre 2014 esprimeva tutta la solidarietà del futuro presidente della commissione europea ad Alenka Bratušek e alla sua scelta di fare un passo indietro presentando le dimissioni. Il giorno prima, infatti, l'ex-premier slovena aveva visto la commissione parlamentare competente bocciare con una maggioranza schiacciante di 122 voti su 135 la sua nomina a vice-presidente della commissione con un portfolio sull'energia.

A fronte di questa bocciatura, questa settimana si annuncia particolarmente densa se Juncker intende rimanere entro i tempi previsti: la sostituzione della commissione Barroso dovrebbe infatti avvenire entro il 1° novembre 2014 e questa scadenza sta diventando di ora in ora sempre più difficile da rispettare.

L'uscita di scena di Alenka Bratušek è stata paradossalmente festeggiata a Lubiana come una vittoria. Il presidente del gruppo del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, ha chiesto alla Slovenia a seguito della bocciatura di designare una donna competente che potesse sostituire l'ex-premier in modo da non posticipare l'inizio dei lavori della Commissione. Weber in particolare aveva strizzato l'occhio alla nomina della socialista Tanja Fajon, un nome che già si era letto scorrendo la lista che questa estate era stata proposta dalla Slovenia a Juncker.

Dello stesso avviso era Gianni Pittella, presidente del gruppo dei social-democratici, che aveva parlato di Tanja Fajon come di una candidata naturale ed unica alternativa che il suo gruppo avrebbe potuto accettare. Questa idea non era però piaciuta all'Alleanza dei Democratici e Liberali, l'altro alleato di governo per Juncker: Ivo Vajgl, sloveno, riferimento per il gruppo presieduto da Guy Verhofstadt, aveva infatti denunciato la pressione che i gruppi parlamentari di EPP e S&D stavano compiendo sulla Slovenia per la designazione del nuovo commissario.

L'europarlamentare del partito sloveno DeSUS aveva ricordato che questa decisione spettava “solo al governo sloveno democraticamente eletto”. Di fronte a questa situazione, Miro Cerar, che ha sostituito proprio Alenka Bratušek alla guida della Slovenia, si è fatto attendere alcuni giorni e alla fine anche lui ha usato twitter per annunciare la sua candidata: Violeta Bluc, una liberale attualmente in carica come vice-presidente e come ministro per lo Sviluppo e la Coesione.

E' però una nomina che mette in difficoltà Juncker. Violeta Bluc infatti non ha l'esperienza politica né il background per amministrare un dipartimento complesso come quello energetico: è infatti ministro da poche settimane. All'orizzonte si apre dunque la possibilità che dopo un incontro tra i due, Juncker proceda alla riallocazione di alcuni portfoli tra i commissari designati.

Secondo European Voice, forse l'energia toccherà al tedesco Oettinger, che attualmente ricoprirebbe il ruolo di capo del dipartimento per il digitale, uno dei temi caldi della campagna di Juncker alle elezioni dello scorso maggio. Un gioco ad incastro che potrebbe vedere Violeta Bluc ricevere l'incarico che è per ora ancora nelle mani di un altro candidato molto discusso: l'ungherese Tibor Navracsis, finora designato nel ruolo di commissario per educazione e cittadinanza, nonostante il suo affiliamento al tanto criticato governo di Viktor Orban.

Anche l'incarico di vice-presidente dovrebbe ricadere su qualcun altro: l'esperienza di Violeta Bluc in campo internazionale sarebbe davvero troppo debole perché questo ruolo resti sulle sue spalle.

Il problema è che tutti questi cambiamenti richiedono audizioni supplementari da parte del parlamento, senza contare che la manovra di Juncker necessiterebbe dell'approvazione degli stati membri, che a luglio avevano negoziato con lui la composizione della futura commissione. Ecco perché Juncker sta cercando di sondare il terreno incontrando i leader dei gruppi politici.

L'opposizione è preoccupata però che questo gioco a trovare l'equilibrio giusto vada a discapito di valori importanti quali il conflitto di interesse, una reale competenza ed una vera indipendenza ai sensi di quanto stabilito dal Trattato di Lisbona. I Verdi hanno già denunciato attraverso le parole di Rebecca Harms un approccio da “tre scimmiette” tenuto dai partiti della maggioranza sui problemi palesati da alcuni candidati. Dubbi sono stati espressi in particolare sui candidati commissari Cañete ed Hill. Harms ha poi dichiarato che “per quanto il nostro gruppo sia convinto che Alenka Bratušek non abbia la competenza per ricoprire il posto assegnatole, è chiaro che la sua candidatura è stata bocciata alla fin fine per il fatto di appartenere al gruppo politico sbagliato. La sua sostituzione dovrà essere giudicata sulla base di criteri di competenza e indipendenza e non attraverso una tessera di partito.” Fredda la risposta di Pittella, il quale ha escluso il pregiudizio politico quale fattore di svolta per la bocciatura della candidata slovena: “Si è dimessa semplicemente perché è andata molto male alle audizioni. Ed un voto trasparente ed univoco sta lì a dimostrarlo”.

Juncker vorrebbe arrivare a presentare mercoledì 15 ottobre 2014 la sua soluzione al problema.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament