Redazione 6 dicembre 2021
Un'immagine tratta dal film "Once were humans" raffigura due uomini che ne aiutano altri a scendere da un camion frigorifero

E' in corso in questi giorni il XX festival di Porretta Terme. Confermata anche quest'anno una sezione dedicata al cinema dell'Europa sud-orientale curata dal nostro critico cinematografico Nicola Falcinella

È in corso fino a sabato 11 il XX Festival di Porretta Terme (www.porrettacinema.com ). Un’edizione mista per il festival dell’Appenino emiliano, tra il Cinema Kursaal della cittadina termale e la piattaforma Mymovies che ospiterà 25 film. La rassegna è molto ricca di proposte, dal documentario “Alida” per il centenario di Alida Valli, il cui volto è sul manifesto del festival, alla prima italiana dell’esordio del messicano Alfonso Cuaron “Solo con tu pareja” (1991), al premio alla carriera a Gianni Amelio (accompagnato da una rassegna monografica e un incontro con il publico), il premio Elio Petri, il concorso Fuori dal giro dedicato al cinema italiano e molto altro.

Nel programma confermata la sezione “Uno sguardo altrove”, dedicata al cinema dell’Europa sud-orientale e curata dal nostro collaboratore Nicola Falcinella, che presenta venerdì 10 alle ore 18 in anteprima italiana lo sloveno “Once were humans” di Goran Vojnović. Qui la presentazione del film tratta dal catalogo del festival e a cura dello stesso Falcinella:

"A lungo quasi impenetrabile all'epoca della Jugoslavia e della guerra fredda, il territorio di confine tra Slovenia e Friuli Venezia Giulia è diventato negli ultimi decenni luogo di traffici e scambi incrociati. A raccontare alcuni aspetti di una realtà complessa e a porre dilemmi morali su ciò che accade o potrebbe accadere ci prova “Once were humans”, terzo lungometraggio del regista sloveno Goran Vojnović. L'impianto è tratto dalla pièce teatrale di Tommaso Santi, autore anche della sceneggiatura insieme al regista, ma, grazie anche all'ambientazione in più location, nel film si sente poco l'origine teatrale.

Leo è un un italiano che vive in Slovenia da anni, dove ha il figlio Luka e l’ex moglie Tanja, con la quale si ostina a voler ricostruire un rapporto. L’uomo gestisce un ristorante tra le montagne poco distanti dal confine insieme a Vučko, di origine bosniaca che vive con la madre. I due stanno rinnovando il locale, sono indebitati e devono soldi ai creditori entro pochi giorni, ma i tentativi di ottenere un prestito dalle banche. Così Leo accetta la proposta di Gianni di rubare il suo camion a Gorizia e portarlo oltre frontiera per incassare i soldi dell’assicurazione. Per sbaglio prende possesso di un mezzo identico, che scopre carico di migranti africani. I due pasticcioni non sanno che fare, da una parte temono di essere individuati dal vero proprietario del mezzo, dall’altra non sanno che fare degli imprevisti passeggeri, mentre su tutto resta l’impellente bisogno di soldi per non farsi portare via il ristorante. E ancora Leo cerca di essere un padre all’altezza per Luka, promettendogli la canna da pesca desiderata o accompagnandolo alle partite di hockey.

I protagonisti non sanno che fare, ma piano piano affondano tra dilemmi e idee folli. Intorno a loro emerge una realtà di traffici illeciti e di persone con pochi scrupoli e gli stessi Leo e Vučko sembrano disposti a scendere molto in basso, fino a perdere la loro umanità.

Vojnović racconta tutto in un lungo flash-back che riesce a tenere una certa tensione, inserendo nella struttura drammatica anche alcuni elementi di commedia, quasi a voler essere un lavoro intermedio tra due film come “Spare Parts” di Damian Kozole e “Zoran il mio nipote scemo” di Matteo Oleotto che negli ultimi vent’anni hanno raccontato in modi diversi la vita su questo confine, rivisitando il tema in maniera interessante. Aiuta la scelta del cast: accanto ai protagonisti Francesco Borchi, e Moamer Kasumović, c’è un bel gruppo di affermati interpreti sloveni, bosniaci e italiani come Maruša Majer, Emir Hadžihafizbegović, Boris Cavazza, Jasna Žalica, Gregor Bakovič, Gianluca Gobbi e Ninni Bruschetta".

 

SINOSSI

Leo è un italiano che vive in Slovenia e cerca di recuperare il rapporto con l'ex moglie Tanja e il figlio Luka. L'uomo gestisce un ristorante in società con Vučko, un bosniaco arrivato da bambino come rifugiato. Quando la banca rifiuta loro un prestito per la ristrutturazione del locale, ai soci non resta che accettare la proposta del truffatore Gianni: fingere il furto del suo camion in modo che possa incassare l'indennizzo dell'assicurazione. Per sbaglio i due rubano un altro mezzo, carico di migranti clandestini, e si trovano a dover gestire il destino di queste persone.

BIOGRAFIA DEL REGISTA

Goran Vojnović è nato a Lubiana nel 1980. Si è laureato all'Università di Lubiana in regia cinematografica e televisiva. Il suo primo romanzo, dal titolo “Čefurji raus! - Southern Scum Go Home”, ha ricevuto numerosi premi, come il fondo Prešeren e il Kresnik come miglior romanzo dell'anno. Il libro è diventato uno spettacolo teatrale di grande successo e, nel 2013, un film diretto da Vojnović. In precedenza il regista aveva realizzato “Piran – Pirano” nel 2010 e vari cortometraggi. Il suo secondo romanzo, “Yugoslavia, my country”, è stato pubblicato ne 2012 ricevendo di nuovo il premio Kresnik, che ha ottenuto anche nel 2016 per il terzo libro, “The Fig Tree”. “Once Were Humans” è il suo terzo lungometraggio.