Kiev, febbraio 2014 (Foto Danilo Elia)

Kiev, febbraio 2014 (Foto Danilo Elia )

L'élite politica e l'opinione pubblica armena si dividono sugli eventi di Kiev. La questione più discussa è se la rivoluzione ucraina potrebbe diffondersi in Armenia

03/03/2014 -  Mikayel Zolyan Yerevan

La sera del 20 febbraio, nella città armena di Spitak, diversi giovani attivisti sono apparsi in una delle piazze centrali, dedicata a Viktor Yanukovich, e hanno coperto la targa con la scritta "piazza Viktor Yanukovich" sostituendola con un cartello con la scritta "piazza Sergey Nigoyan".

Sergey Nigoyan, un armeno etnico dell'Ucraina orientale, è stato una delle prime vittime degli scontri a Kiev, presumibilmente ucciso da un cecchino filo-governativo il 22 gennaio.

Quanto a Yanukovich, l'ex uomo forte di Kiev era a capo di una società di costruzioni che aveva partecipato alla ricostruzione del nord dell'Armenia dopo un terremoto negli ultimi anni dell'Unione sovietica. La piazza di Spitak gli era stata dedicata in segno di gratitudine per il suo lavoro.

Sergey Nigoyan (web)

Sergey Nigoyan (web)

Naturalmente, si può dubitare del fatto che il ruolo di Yanukovich nella ricostruzione sarebbe stato così apprezzato se poi non fosse diventato un influente uomo politico. La piazza è stata infatti intitolata a lui nel 2008, quando era già leader del Partito delle Regioni in Ucraina.

Arayik Harutyunyan, membro di "Civil Contract", movimento politico di recente costituzione, racconta che da mesi meditava di mettere in pratica questo atto simbolico, fin dai primi casi di violenza contro i manifestanti. Il 20 febbraio, alla notizia dello spargimento di sangue a Kiev, non ha avuto più dubbi.

"Non credo che Yanukovich meriti una piazza intitolata a lui", ha spiegato Arayik. "Migliaia di persone hanno aiutato l'Armenia dopo il terremoto, tra cui molti ucraini, ma la piazza è stata dedicata a Yanukovich... E' stata una decisione puramente politica".

La scelta del nome di Sergey Nigoyan non è stata una coincidenza: per molti giovani armeni è diventato un simbolo di libertà e di resistenza.

Nigoyan non è stato l'unica vittima di etnia armena: Georgi Hyrutiunian, della città ucraina occidentale di Rivne, è stato ucciso il 20 febbraio, a seguito dell'escalation di violenza.

Rivoluzione o complotto straniero?

Tuttavia, non tutti in Armenia vedono positivamente i rivoluzionari ucraini. Molti sono diffidenti nei confronti degli eventi di Kiev, e li considerano come una resa dei conti tra servizi segreti russi e occidentali piuttosto che una rivoluzione popolare.

I media russi, televisione e Internet, rimangono la principale fonte di informazione sugli eventi nello spazio post-sovietico per la maggior parte degli armeni. Pertanto, l'immagine del caos in Ucraina promossa dai media di Stato russi ha influenzato la percezione degli eventi ucraini in Armenia, e alcuni condividono la visione di Mosca dei rivoluzionari ucraini come "fascisti" e "criminali". Anche dopo che la morte di Nigoyan ha catturato l'attenzione dei media armeni, alcuni dei commentatori hanno espresso il parere che la sua morte è stata vana, perché si trovava dalla parte sbagliata della barricata.

Questa ambivalenza sembra arrivare fino alle più alte sfere del governo armeno. Da un lato, non si vuole dispiacere la Russia. Aderire acriticamente alla posizione di Mosca, però, complicherebbe ulteriormente le relazioni con i partner occidentali. Alcuni personaggi filo-governativi hanno apertamente abbracciato la versione di Yanukovich degli eventi; il parlamentare Artashes Geghamyan, ad esempio, ha accusato "forze esterne" di utilizzare "tecnologie di distruzione" in Ucraina.

I funzionari governativi di più alto livello, invece, sono stati più attenti nei propri commenti, preferendo evitare l'argomento, soprattutto dopo che la sconfitta di Yanukovich è diventata evidente.

Quando l'opposizione ha proposto un minuto di silenzio in Parlamento in memoria dei manifestanti ucraini uccisi durante gli scontri, il portavoce ha approvato, aggiungendo però che i deputati avrebbero dovuto onorare tutte le vittime, compresi gli agenti di polizia.

L'opposizione è più esplicita sugli eventi ucraini, ed evoca analogie tra Armenia e Ucraina, lasciando intendere che il governo armeno potrebbe incontrare lo stesso destino di Yanukovich.

Anche i politici dell'opposizione, però, sono attenti a smorzare i toni sulla rivalità geopolitica tra la Russia e l'Occidente, poiché nessuna forza politica vuole passare per anti-russa.

Armenia e Ucraina: così simili, così diverse

Naturalmente, la questione più importante è se la rivoluzione ucraina potrebbe estendersi all'Armenia.

Le somiglianze tra l'Ucraina e l'Armenia sono molte: mancanza di risorse energetiche, forte dipendenza dalle forniture estere, una dura crisi economica mai pienamente recuperata, seri problemi di corruzione.

In entrambi i paesi, il governo è stato accusato di frode elettorale e tendenze autoritarie, ma in entrambi il grado di libertà politica e dei media è superiore alle tipiche autocrazie post-sovietiche come la Bielorussia.

Tuttavia, ci sono anche importanti differenze.

L'opposizione armena è finita nel caos dopo le elezioni presidenziali del 2013 quando, nonostante le accuse di frode elettorale, non è riuscita ad unirsi, e le proteste post-elettorali sono finite in un fiasco.

Inoltre, data la situazione geopolitica dell'Armenia, l'opzione europea che ha mobilitato almeno una parte di manifestanti in Ucraina appare relativamente debole.

Infine, l'Armenia è coinvolta nel conflitto in corso con l'Azerbaijan e ha problemi irrisolti con la Turchia: in tale contesto, uno scontro interno del tipo verificatosi in Ucraina sarebbe estremamente rischioso per il paese.

In considerazione di questi elementi, è chiaro il perché dello scetticismo di molti armeni sull'impatto delle vicende ucraine.

Non tutti, però, sono d'accordo.

La poetessa Marine Petrosyan, nota anche per il suo attivismo politico, ricorda ad Osservatorio che "nel 1987, quando le proteste erano iniziate in vari luoghi in tutta l'URSS, molte persone in Armenia dicevano che gli armeni erano diversi, che non si sarebbero mai sollevati contro il sistema... Solo pochi mesi dopo è nato il movimento del Karabakh, con centinaia di migliaia di persone in strada a protestare".

Arshak, un piccolo imprenditore di Yerevan, interrogato sulla questione si dice scioccato dalle vittime di Kiev: "Non voglio che qualcosa di simile accada in Armenia e non credo che sia possibile". Ma, aggiunge, “gli armeni devono fare qualcosa per ricordare al governo che deve servire il popolo, come hanno fatto gli ucraini... Chiunque arrivi al potere in Ucraina, tutte quelle morti non saranno state invano: d'ora in poi, chi è al potere saprà che prima o poi dovrà rispondere di quello che ha fatto”.


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