Gjorgi Lazarevski - Nova TV

Gjorgi Lazarevski - Nova TV

Ex-collaboratore dei servizi segreti, Gjorgi Lazarevski ha reso pubbliche migliaia di intercettazioni telefoniche registrate per anni in maniera illegale. "Bombe" che hanno fatto cadere il governo Gruevski

03/11/2017 -  Borjan Jovanovski

(Pubblicato originariamente da OCCRP, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)

Per Gjorgi Lazarevski, l'irruzione della polizia negli studi di uno dei rari canali televisivi macedoni ancora indipendenti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per due mesi, ha osservato il suo paese scivolare verso la dittatura. Allora, questo ingegnere, che aveva lavorato per i servizi segreti per 25 anni, si è lanciato in un'avventura che rischiava di finire con il suo arresto. Ed è anche stato arrestato, ma, alla fine, è riuscito a fare cadere il governo.

Rivelando il contenuto di centinaia di migliaia di archivi sonori - registrazioni realizzate da agenti fedeli al regime che, del tutto illegalmente, hanno messo sotto controllo per tre anni migliaia di macedoni - Gjorgi Lazarevski è uno dei tre agenti segreti che hanno aiutato a rovesciare il regime corrotto ed autoritario del primo ministro Nikola Gruevski.

Questi audio che sono stati raccolti senza autorizzazione legale a partire dal 2008 non erano un segreto per lui. Ma quando è stato testimone dell'irruzione delle forze speciali di polizia negli studi di A1TV, un canale che aveva osato criticare il governo, ne ha avuto abbastanza. "Un vero shock per noi", ha riferito. "Non pensavo di vivere un'esperienza del genere in Macedonia".

Con Zvonko Kostovski, un altro agente coinvolto nelle intercettazioni illegali, che condivideva i suoi sentimenti, Gjorgi Lazarevski ha elaborato un piano: il suo collega faceva segretamente delle copie dei documenti, e lui poi le faceva uscire dall'edificio per decrittarle su un computer privato.

Quando i due uomini hanno scoperto che erano migliaia i macedoni - tra cui ministri, impiegati governativi, giornalisti e giudici - che erano stati messi sotto controllo, non hanno inizialmente creduto alle proprie orecchie. Queste conversazioni mettono alla luce l'ampiezza della corruzione: influenza del governo sui procuratori, sui giudici e sui media, estorsioni di fondi nel mondo degli affari, discussioni sugli arresti politici, brogli elettorali e tentativi di dissimulare un omicidio...

All'inizio i due agenti hanno lavorato da soli. Ma appena hanno scoperto che lo stesso ministro degli Interni era stato spiato, hanno messo un terzo uomo al corrente di quanto stavano facendo: Zoran Verushevski, ex-capo dei servizi segreti. "Zvonko ed io ci siamo fidati di Verushevski", racconta Gjorgi Lazarevski. "Era stato il nostro capo. E' stato un universitario ed è stato lui ad insegnarmi che la corruzione era la più grande minaccia alla sicurezza di uno stato".

Le bombe di Zoran Zaev

Nel 2013, la polizia lanciò l'operazione 'Spy' al fine di scoprire le talpe in seno all'agenzia. Per paura di essere scoperto, Gjorgi Lazarevski lasciò il suo impiego. "C'era un'atmosfera di paura, tutti erano terrorizzati". Anche Zvonko Kotovski aveva paura, ma Zoran Verushevski riuscì a convincerlo che erano 'dalla parte giusta' e a condividere gli archivi sonori con Zoran Zaev, capofila dell'Unione social-democratica della Macedonia (SDSM), il principale partito di opposizione. Zaev annunciò in un'intervista televisiva nel settembre 2014 che avrebbe presto fatto delle rivelazioni che definì delle 'bombe'. Il pentolone macedone cominciava a ribollire.

Qualche mese più tardi, la polizia ispezionò il computer di Zoran Verushevski. Quest'ultimo venne arrestato il 23 gennaio 2015, cosa che convinse Gjorgi Lazarevski ad andare a incontrare il ministro dell'Interno per vuotare il sacco. "Ho testimoniato davanti ad un collega in commissariato. C'era un procuratore nel posto accanto. Ho detto la verità, ma invece di garantirmi un status di informatore, mi hanno accusato di spionaggio".

Tre giorni dopo, Zoran Zaev fece recapitare ad alcuni giornalisti il primo lotto di archivi sulle pressioni esercitate sul sistema giudiziario, i brogli elettorali e la corruzione. Continuò a diffondere questi archivi durante una serie di conferenze stampa settimanali. Il pubblico, nello scoprire della brutalità del regime di Gruevski, rimase scioccato. Ascoltarono come gli ordini furono dati per battere gli avversari politici, incendiare i beni degli oppositori e minacciarli di morte...

Nikola Gruevski contrattaccò accusando i servizi segreti stranieri di fabbricare queste registrazioni per 'distruggere brutalmente' il suo partito (Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone - Partito Democratico per l'Unità Nazionale Macedone, VMRO-DPMNE) ed il paese. Manifestazioni quotidiane furono organizzate dai suoi sostenitori, ma anche da quelli di Zoran Zaev.

La svolta

Con la Macedonia paralizzata, l'Unione europea decise di intervenire. Negoziò l'organizzazione di elezioni anticipate e mandò un procuratore speciale per indagare sullo scandalo. Gli esperti della Commissione europea conclusero che il governo Gruevski aveva abusato dei servizi di sicurezza per "controllare gli alti funzionari dell'amministrazione pubblica, i procuratori, i giudici e gli oppositori politici".

Questo articolo è parte di un dossier tematico realizzato dalla rete dei mediapartner di OBCT: 14 testate giornalistiche con sede in altrettanti paesi. Il dossier completo è disponibile qui.

A dicembre del 2015, Zoran Zaev depositò non meno di 606.555 archivi all'ufficio del procuratore speciale. A dicembre del 2016, vinse le elezioni legislative anticipate ma, a causa dell'ostruzionismo degli alleati di Nikola Gruevski, non giunse a formare un governo se non sei mesi più tardi, a maggio del 2017. Gjorgi Lazarevski, Zvonko Kostovski e Zoran Verushevski seguirono queste peripezie da una cella in prigione, dove passarono 11 mesi prima che il procuratore speciale sollevasse le accuse contro di loro.

Frattanto, alcuni procuratori aprirono una nuova inchiesta sul ministero degli Interni così come sul capo dei servizi segreti, Sasho Mijalkov, e i suoi collaboratori prossimi. "Mentre ero in prigione, ho seguito gli avvenimenti che danneggiavano un sistema che credevo indistruttibile e ciò mi ha reso ottimista”, confida Gjorgi Lazarevski. "Questo mi ha donato coraggio, vedere che le persone erano felici di ciò che stava accadendo".

Se era stato ad un certo punto penoso sentire un collega difendere il regime di Gruevski e accusare Gjorgi Lazarevski e i suoi compari di "minare alla reputazione dei sevizi", i tre informatori ritengono che a loro si debba "l'aver salvato la reputazione dell'istituzione, dal momento che coloro che guardavano senza reagire le facevano ben più torto".

Oggi, anche se si sente ancora talvolta colpevole per aver inflitto momenti difficili alla sua famiglia ed ai suoi amici, Gjorgi Lazarevski non prova alcun rimorso. "Il piacere di sapere che siamo riusciti a smascherare un sistema nefasto è immenso. Ciò che è accaduto, è esattamente ciò che volevamo. Per me, è come una fiaba. Non avrò vissuto invano".

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Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


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