Piccoli cittadini incontrano il ministro del Welfare Blendi Klosi

Piccoli cittadini incontrano il ministro del Welfare Blendi Klosi

Il 1° giugno in Albania è la festa dei bambini. Ma come vivono nel resto dell’anno i piccoli albanesi? Quali miglioramenti si registrano nella loro vita quotidiana? Il punto di vista di Juljan Papaproko, advocacy officer di World Vision

08/06/2017 -  Juljan Papaproko

Anche sotto il comunismo, il primo giugno era un giorno di festa e di gioia per tutti i bambini albanesi: l’unico giorno dell’anno in cui i fanciulli erano al centro dell’attenzione. Dall’ormai lontano 20 novembre 1989 i bambini sono portatori di diritti vincolanti per tutti gli Stati che hanno ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il cui articolo 31 afferma che “gli Stati aderenti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età”. Dalla primavera 1992, ovvero da quando l’Albania ha ratificato la Convenzione, il 1° giugno non è più solamente un giorno di festa, ma un giorno di riflessione sui diritti dell’infanzia.

Proprio per questo, in occasione di questa ricorrenza, è bene ricordare che alla pari di altre materie che in Albania godono di formale copertura giuridica, anche l’attuazione delle tutele di cui dovrebbero godere i piccoli albanesi lascia spesso a desiderare. Stando a quanto riscontro nel lavoro quotidiano che svolgo per World Vision, sui temi dell’infanzia l’Albania avrebbe bisogno di un cambiamento culturale: al momento manca infatti la capacità nel pensare al bambino come a un cittadino avente dei diritti. Basti pensare alla violenza tuttora concepita come metodo di educazione o di disciplina. Secondo i dati di cui è in possesso World Vision, il 70% dei bambini albanesi ammette di aver subito una qualche forma di violenza. Un problema che si può collegare al necessario cambiamento di mentalità; ma anche alla mancanza di risposte da parte dello Stato: accesso al sistema educativo, accesso ai servizi dedicati ai bambini, registrazioni all’anagrafe.

La visione di World Vision, l’Agenda del governo

World Vision è un’organizzazione umanitaria d’ispirazione cristiana, che da oltre 60 anni si impegna nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Con oltre 44.000 collaboratori, opera in maniera indipendente in 99 paesi del mondo; in Albania è presente da 18 anni, e vive a stretto contatto con le comunità più povere del paese. Tra i suoi sforzi principali, vi è appunto quello di promuovere e difendere i diritti dei bambini. Come? Coinvolgendoli in prima persona, insegnando loro come e dove chiedere che i propri diritti vengano rispettati. Se adeguatamente informati ed istruiti – questa è la nostra convinzione di fondo – anche i bambini possono contribuire, alla pari degli altri cittadini, alla vita sociale. Questo tipo di impegno ha bisogno di tempo per essere capito e accettato, soprattutto dalla politica. Ma recentemente abbiamo registrato qualche segnale positivo, che siamo contenti di divulgare.

Dopo una lunga fase di gestazione, alla fine dello scorso aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato l’Agenda per i Bambini 2017-2020 . Elaborato lo scorso autunno, inizialmente il documento era un materiale tecnico: realizzato da esperti, non prevedeva il punto di vista dei diretti interessati. Per renderlo fruibile ai più piccoli, lo staff di World Vision ha proposto al governo di semplificarne i contenuti e di distribuirlo ai diretti interessati; dopodiché, insieme all'Agenzia Nazionale per la Protezione dei Diritti dei Bambini, ha consultato un centinaio di bambini dai 12-17 anni, in rappresentanza di 9 Regioni dell’Albania. I risultati di quest’indagine svolta sul territorio sono stati inseriti in un documento più ampio, che include anche le raccomandazioni e le aspettative dei piccoli cittadini rispetto al piano varato dal governo. Grazie a questo progetto, i bambini delle aree più remote dell’Albania sono riusciti a descrivere cosa non va e cosa si aspettano dallo Stato, avendo voce nel processo decisionale. Lo scorso 14 novembre, in occasione dell’incontro tra bambini di tutte le regioni e rappresentanti del governo, Braian, che ha solo 15 anni e viene da Milot – una delle aree più povere del paese – ha interagito senza alcun problema con l’allora ministro del Welfare Blendi Klosi, facendosi portavoce di tutti gli altri bambini e chiedendo di essere coinvolto nell’implementazione del piano. “Vogliamo meno corruzione, più trasparenza ed un budget più adatto per i servizi dedicati ai bambini”, ha detto Braian.

Nello specifico, le raccomandazioni che World Vision ha raccolto tra i più piccoli sono le seguenti: un sistema funzionale di protezione per i bambini vittime di violenza, maltrattamento o sfruttamento; una campagna di sensibilizzazione, disegnata con i bambini stessi, per mettere in evidenza il problema della violenza; più servizi per bambini disabili e accesso all’educazione e all’istruzione anche per questa categoria di bambini; coinvolgimento diretto nel monitoraggio dell’attuazione dell’Agenda.

C’è speranza

Dal coinvolgimento dei più piccoli e dalla possibilità di confrontarsi direttamente con il ministro del Welfare e della Gioventù che di loro si occupa, discendono a nostro giudizio due risultati importanti: in primo luogo, quest’iniziativa ha fatto sentire i bambini ascoltati, incrementando la loro fiducia nelle istituzioni; in secondo luogo, gli stessi rappresentanti del governo hanno avvertito una responsabilità nuova nei confronti dei destinatari delle loro politiche.

Questo tipo di buona pratica dimostra che in presenza di volontà condivisa i bambini possono partecipare in maniera concreta alla vita civile e alla soluzione pubblica dei propri problemi, migliorando le condizioni sociali di tutti.  Solo agendo in questo modo la Convenzione Internazionale per i Diritti dei Bambini smetterà di essere un pezzo di carta e il 1° giugno cambierà volto: da festività eccezionale a giorno della consapevolezza.


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