Mariam Kochashvili

La storia di Mariam Kochashvili, 21 anni, pastora al suo villaggio tra i monti del Pshavi, Georgia, e studentessa all'ultimo anno di medicina nella capitale Tbilisi

04/01/2018 -  Tekle Kveladze

(Pubblicato originariamente da Chai Khana )

Tutti i bambini del villaggio di Tkhiliana, tra le montagne della Georgia, sanno chi è quella ragazza bruna che accompagna le pecore con dei fiori in mano. E' una studentessa di medicina a Tbilisi che però fa anche un lavoro da uomo come quello del pastore.

Come molti altri giovani georgiani, originari di aree rurali, anche Mariam Kochashvili, 21 anni, originaria della regione del Pshavi, si trova divisa tra il suo passato nel villaggio ed il suo presente nella grande città. Ma lei affronta la questione di petto: "Quando sono al villaggio, sono una di qui ed una pastora. A Tbilisi invece sono diversa, niente di che, sono una ragazza normale".

Che ha però programmi non usuali. In estate, mentre i suoi colleghi di studio sono in vacanza, Mariam, all'ultimo anno di medicina presso l'Università statale di medicina di Tbilisi, accudisce il suo gregge durante la settimana e fa il lavoro di infermiera nel fine settimana presso l'Ospedale pediatrico per le malattie infettive, nella capitale. Poi, rientra nel suo villaggio natale di Tkhiliana, un centinaio di abitanti.

La tradizione racconta che tra le montagne dell'est della Georgia gli uomini erano cacciatori o pastori mentre le donne si occupavano della casa. Ai giorni d'oggi, a seguito dello spopolamento, anche in questi remoti villaggi di montagna è saltata la separazione netta tra i ruoli maschili e femminili.

Come afferma Mariam, "tra le montagne una donna deve essere donna e uomo allo stesso tempo".

A gente che non se ne intende, farlo può sembrare romantico ed idilliaco, ma è lavoro duro. Il bel tempo si può trasformare rapidamente in pioggia o nebbia, bagnandoti da capo a piedi.

La giacca a vento e gli stivali sono di poco aiuto in questi casi. Le pecore si disperdono nella nebbia e s'avvicinano ai precipizi. Le raduni e loro si disperdono nuovamente, le conti e non ci sono mai tutte. Col farsi buio temi l'arrivo dei lupi.

Mariam ritorna a casa verso le 9 o 10 di sera. Prima di andare a letto con la sua famiglia si dividono i compiti per il giorno dopo: Mariam si occuperà del gregge, gli altri della casa e del fieno.

Ai suoi genitori, racconta Mariam, non piace che lei faccia la pastora, ma non protestano. "Ci aiutiamo a vicenda in vari modi, come è necessario fare".

La maggior parte dei georgiani, anche tra le montagne, vedono l'accudire un gregge come compito esclusivamente maschile.

Quanto fa Mariam quindi stupisce alcune persone del posto. Un uomo di mezza età sottolinea, in modo sarcastico, che "s'arrischia pure a star dietro alle pecore", oltre a studiare e lavorare a Tbilisi.

Quest'atteggiamento fa arrabbiare Mariam. "Non è una questione di cosa uno s'arrischi o meno di fare", sottolinea "è come la vita va. Uno deve lavorare e non importa cosa faccia".

Strade infangate, lunghi inverni, e rete dei cellulari che funziona ad intermittenza rendono qui la vita difficile. Molte famiglie hanno deciso di abbandonare i loro villaggi per una vita migliore a Tbilisi o altrove. Case in rovina caratterizzano il paesaggio.

Quindici anni fa anche Mariam e suo fratello ora ventenne, Mirian, se ne dovettero andare. La scuola a Tkhiliana era messa così male che i loro genitori, due dipendenti del settore scolastico, li mandarono a scuola a Dusheti, città di 25.660 abitanti a 57 chilometri più a sud. Là venivano accuditi dalla nonna. "Io e Mirian piangevamo molto. Eravamo così piccoli...", ricorda Mariam.

Mariam sogna di poter ritornare prima o poi al suo villaggio, riunendosi con i suoi genitori ed aprendo un ambulatorio medico per la gente del posto. Alcuni piccoli e recenti miglioramenti, come la creazione di un parco giochi, la copertura per i cellulari e l'apertura a Shuapkho di una scuola superiore le fanno avere qualche speranza che, prima o poi, potrebbe avvenire.

Per realizzare questo suo sogno viaggia tutte le estati, ogni fine settimana per 3-4 ore con l'autobus, di ritorno a Tbilisi, per lavorare presso l'Ospedale pediatrico per le malattie infettive. I suoi amici della città ed i suoi colleghi rispettano il suo essere pastora, sottolinea Mariam: una sua amica le ha addirittura fatto visita a Tkhiliana per provare anche lei.

Questo viaggio settimanale verso la capitale è però spossante, ammette Mariam. Al viaggio c'è inoltre da aggiungere la camminata di cinque chilometri fino alla fermata dell'autobus. Ma a Mariam non importa: "Devi studiare e lavorare per ottenere qualcosa. E quindi, per riuscirci, serve fare un po' di fatica".


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