21 giugno 2012

Il Comune di Torino prosegue a sostenere iniziative di sviluppo locale in Serbia nel campo delle piccole e medie imprese, e dell'auto in particolare. Il tutto è nato alla fine degli anni '90, da un' iniziativa di sostegno a distanza dei figli dei lavoratori della Zastava promossa da un gruppo interno al sindacato CGIL Torino

Articolo di Gianpiero Toso, Servizio Cooperazione Internazionale, Comune di Torino

Nel quadro dell’Accordo di cooperazione Torino–Kragujevac si è da poco concluso il progetto "Interscambio impresariale, rafforzamento delle PMI e supporto all’occupazione a Kragujevac e nella regione della Šumadija".

L’iniziativa, realizzata dal Comune di Torino in collaborazione con il CEIP - Centro Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte e l’associazione torinese di volontariato CerchiamoLaPace, ha promosso lo sviluppo locale di Kragujevac e della regione circostante attraverso il consolidamento dei rapporti tra piccole e medie imprese piemontesi e serbe.

Il progetto aveva un budget di 130.000 euro, è durato 15 mesi ed è stato finanziato al 90% dall’ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero) grazie alla Legge 84/2001 (Fondo italiano per la stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo dei Balcani) ed era volto alla promozione e lo sviluppo delle imprese. Con tali fondi, a imprese locali, associazioni di categoria, agenzie di sviluppo e camere di commercio, sono stati forniti un supporto istituzionale, formazione e assistenza tecnica, principalmente nei settori legati all’automobile e al suo indotto.

Da tali informazioni si fatica a credere che questo robusto progetto di cooperazione economica internazionale sia nato anche grazie a una piccola iniziativa di Sostegno a Distanza, tuttora in corso. Ecco in sintesi la sua storia.

Kragujevac, capitale della Serbia dal 1818 al 1839, è situata nell’area centrale del paese, 130 Km a sud-est di Belgrado. Ha 185.000 abitanti ed è la quarta città della Repubblica di Serbia. Centro dell'industria militare nel secolo XIX, è una città a vocazione industriale. Sino al 1997 il 53% degli occupati era raggruppato nel settore meccanico, tessile e dei mezzi agricoli.

Il principale centro manifatturiero della città era costituito dalla Zastava, azienda meccanica con una preminente produzione di auto e veicoli pesanti. Sul finire degli anni ’80 la Zastava arrivò a produrre oltre 220.000 autoveicoli l'anno. Successivamente, a causa dei conflitti che hanno attraversato la Jugoslavia negli anni ’90, l’azienda ha visto una verticale riduzione della produzione. Con i bombardamenti NATO del 1999, che hanno seriamente danneggiato alcuni impianti, la produzione aziendale ha raggiunto i minimi storici.

Da quel momento un gruppo di delegati, quadri e dirigenti del sindacato CGIL, principalmente torinesi, ha sostenuto “a distanza” i figli dei lavoratori della Zastava con l’invio di materiali scolastici, prodotti per l’igiene e vestiti. Ha anche prestato aiuto all’ospedale cittadino, spedendo medicine, apparecchiature, materiale sanitario e informatico, e alla locale Associazione per la Sclerosi Multipla, fornendo carrozzine.

Il 2003 è un anno di svolta. Il gruppo, denominato SOS Zastava, aderisce al Coordinamento SaD Torino, formato da organizzazioni con sede legale o operativa nella provincia di Torino, attive nel settore del Sostegno a Distanza. Il Coordinamento è tuttora promosso dal Servizio Cooperazione Internazionale del Comune di Torino e conta attualmente 51 organizzazioni.

Nello stesso anno SOS Zastava entra a far parte del Tavolo Torino-Kragujevac, promosso dall’Amministrazione Comunale per coordinare i diversi soggetti che sviluppavano iniziative di cooperazione in favore della città serba, dalla Croce Rossa Italiana al Politecnico di Torino. Due anni dopo, in base all’Accordo di cooperazione Torino–Kragujevac siglato dai due vicesindaci, i responsabili di SOS Zastava hanno sollecitato il Comune di Torino a promuovere un intervento in favore dello stabilimento e dell’economia cittadina più incisivo rispetto ai Sostegni a Distanza, che pure continuavano.

Dopo alcuni progetti-pilota (l’allestimento a Kragujevac del Centro giovanile Centar za mlade, la promozione di iniziative di turismo responsabile alla scoperta dei numerosi monasteri della zona e la realizzazione di scambi giovanili tra serbi, bosniaci, croati, italiani e giovani di altri Paesi UE) è nata l’idea di realizzare il progetto di cooperazione economica da poco terminato. Questo percorso dimostra che il SaD può fare da apripista a più ampi progetti di cooperazione internazionale, in questo caso di natura economica.

In questi anni, infatti, il "sistema Torino" ha cooperato con Kragujevac perché le due città hanno una comune vocazione industriale basata sull’automobile e hanno condiviso un faticoso processo di riconversione e trasformazione industriale. La solidarietà dei lavoratori torinesi con quelli serbi impiegati presso la Zastava e i rapporti di collaborazione tra Università di Kragujevac e Politecnico di Torino, con specializzazioni nel campo dell'ingegneria meccanica e degli studi economici, sono gli altri due aspetti che hanno portato a relazioni istituzionali stabili.

In risposta alla crisi economica che ha colpito Kragujevac dopo le guerre del decennio scorso SOS Zastava ha avuto il merito di avviare un intervento di solidarietà attraverso il SaD. Ancora oggi 90 lavoratori della Zastava vengono aiutati da 350 sostenitori italiani, che contribuiscono con 310 euro all’anno. E anche l’Ente Locale ha fatto la sua parte, prima promuovendo il Tavolo Torino-Kragujevac, poi con l’Accordo di cooperazione tra le due municipalità e infine con il progetto per le PMI piemontesi e serbe, nel quale SOS Zastava ha partecipato come partner.

Nel 2009, infatti, due loro membri si sono recati a Kragujevac quali sindacalisti esperti della realtà industriale locale. Hanno compiuto un’analisi delle potenzialità presenti a Kragujevac e nella Šumadija-Pomoravlja, definendo il profilo delle imprese serbe da coinvolgere nelle attività di formazione del progetto.

In conclusione si può affermare che interazione fra pubblico e privato, continuità nell’azione e sviluppo progressivo degli interventi sono gli ingredienti più utili per una solidarietà a tutto campo.