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Nel corso degli anni, quasi tutti i leader storici dei ribelli indipendentisti ceceni sono stati uccisi. Nel movimento vi sono sempre meno volti noti, ma gli attacchi continuano. Per la leadership cecena, il “nemico” deve avere un nome. Quel nome, oggi, è Gakayev

29/08/2012 -  Majnat Kurbanova

Attentati a Grozny, operazioni speciali fra le montagne, leader dei ribelli assassinati nelle repubbliche confinanti con la Cecenia... le notizie dal Caucaso del Nord mostrano una realtà che le autorità cecene ripetono spesso essere ormai lontana. Ma la calda estate del 2012 racconta un'altra storia.

Nuovi attacchi suicidi

Alle domande sul numero di ribelli nel Paese, il presidente ceceno Ramzan Kadyrov risponde da anni con la stessa cifra: 70-80 persone. E ogni volta afferma che la distruzione di questi pochi "demoni", come definisce i suoi oppositori, è una questione di un paio di mesi, se non settimane. Ma gli anni passano, e il numero di ribelli in Cecenia non diminuisce: al contrario, la sensazione è che, mentre la leadership cecena si bea del proprio potere pressoché illimitato nella regione, i suoi oppositori armati non perdano certo tempo. Si muovono con sicurezza in tutta la repubblica, schivando i molti corpi speciali controllati da Kadyrov. Si spostano facilmente fra i vari territori del Caucaso del nord. Sono in grado di progettare e realizzare attentati nella capitale, proprio sotto il naso di migliaia di uomini di Kadyrov e soldati russi di stanza in Cecenia, come accaduto lo scorso 6 agosto a Grozny, quando due attentatori suicidi si sono fatti esplodere vicino ad una base militare, causando la morte di quattro soldati russi e un paio di feriti.

Un colpo all'immagine di Kadyrov pacificatore

Quell'attentato, con la morte e il ferimento dei militari russi, è stato un duro colpo per l'immagine di Kadyrov. Soprattutto, ha messo il leader in una posizione scomoda rispetto alla Russia. Infatti, il giovane presidente ha spesso presentato come proprio merito principale il fatto che grazie a lui, negli ultimi anni, in Russia hanno smesso di arrivare le bare dei soldati russi uccisi in Cecenia.

Su questo Kadyrov dice la verità. Se fino alla metà del 2000 decine di soldati russi in Cecenia rimanevano uccisi e feriti ogni settimana, negli ultimi anni le vittime sono drasticamente diminuite. Questo, però, non perché siano cessati gli scontri. Semplicemente, a morire sono ora soldati e agenti ceceni che militano nei corpi speciali di Kadyrov o in quelli del ministero dell'Interno locale.

I ribelli ceceni, ritratto di una generazione 

Palazzo del governo, Grozny, gennaio 1995 (Mikhail Evstafiev/wikimedia)

Palazzo del governo, Grozny, gennaio 1995 (Mikhail Evstafiev/wikimedia)

I ribelli ceceni

Majnat Kurbanova racconta in questo articolo le dinamiche che hanno portato ai contrasti interni al movimento ribelle, a partire dalla diatriba tra Umarov e i Gakayev.

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E ora, improvvisamente, quattro militari russi morti. Comprensibile, quindi, che l'attacco abbia causato particolare preoccupazione fra le autorità cecene, che hanno subito iniziato a cercare i colpevoli. Per spiegare l'entità dell'accaduto al pubblico, ma soprattutto al Cremlino, Kadyrov ha riportato in vita vecchi fantasmi. Subito dopo l'attacco, infatti, ha dichiarato di sospettare dei fratelli Gakayev, noti signori della guerra locali. Un particolare che darebbe tutt'altro peso all'attentato rispetto al coinvolgimento di qualsiasi terrorista dilettante.

Gli ultimi dei Gakayev

I fratelli Gakayev, Hussein e Muslim, sono conosciuti in tutta la Cecenia. Sono gli ultimi sopravvissuti di una famiglia una volta numerosa: i quattro fratelli maggiori sono morti combattendo le truppe russe e quelle cecene filo-russe, le due sorelle sotto i bombardamenti. Ragioni più che sufficienti per l'odio e la sete di vendetta dei Gakayev superstiti, che pure sono considerati fra i moderati della resistenza cecena. A differenza di molti giovani ribelli, non si battono sotto la bandiera della jihad globale universale, ma per l'indipendenza della Cecenia.

Un paio di anni fa, un gruppo di comandanti ceceni pose un ultimatum a Doku Umarov, ex presidente della Repubblica indipendente cecena di Ichkeria auto-proclamatosi leader dell'Emirato del Caucaso che avrebbe unito i mujaheddin della regione. I comandanti ceceni non perdonavano a Umarov di aver sostituito all'idea dell'indipendenza della Cecenia gli slogan religiosi sulla jihad globale e insistevano che la resistenza dovesse lottare per liberare la patria occupata dalla Russia, anziché rincorrere un fantomatico Emirato. Inoltre, i comandanti non approvavano la scelta di obiettivi ceceni per gli attentati, come gli uomini di Kadyrov, anziché di obiettivi strategici come basi russe e posti di blocco. L'iniziatore di questo ultimatum e leader dei “dissidenti” era il fratello maggiore, Hussein Gakayev, comandante di una delle più forti e numerose unità paramilitari cecene. Quasi a dimostrare che l'attacco alle strutture strategiche di cui sopra sono del tutto alla portata dei ribelli, Hussein Gakayev ed i suoi uomini hanno portato a termine due azioni clamorose.

I leggendari fratelli Gakayev

Nel mese di agosto 2010, gli uomini di Gakayev attaccarono Tsentoroi, paese natale di Ramzan Kadyrov, che ricorda più un'inespugnabile fortezza medievale che un comune villaggio. Secondo i dati ufficiali, nel corso dell'attacco sono stati uccisi sei poliziotti a guardia della residenza di Kadyrov e 18 agenti di polizia sono rimasti gravemente feriti. Poco dopo, gli uomini del gruppo Gakayev attaccarono il parlamento ceceno, situato nel centro di Grozny. Tre militanti entrarono nel palazzo proprio nel giorno che vedeva a Grozny l'allora ministro dell'Interno russo Rashid Nurgaliyev, dettaglio che amplificava l'audacia dell'intera operazione, nel corso della quale morirono tre poliziotti.

Le autorità di Grozny, abituate a riferire di vittorie sui ribelli, reagirono con shock e rabbia. Ma per la popolazione, i Gakayev sono diventati leggendari. E quando un anno dopo, superato il conflitto tra i leader dei ribelli con il ritorno all'ovile di Gakayev e degli altri, in Cecenia si è cominciato a considerare Hussein il delfino dell'Emiro del Caucaso. Il maggiore dei fratelli ha conquistato il consenso dei militanti assicurando che, una volta ottenuto il potere, inizierà immediatamente a concentrarsi sulla lotta per l'indipendenza cecena, allontanando le aspirazioni pan-islamiche.

E ora, il clamoroso attentato che Kadyrov si è affrettato ad attribuire ai Gakayev, ha costretto ancora una volta a parlare di loro.

Alla ricerca di avversari

Negli ultimi anni, l'esercito russo e le truppe cecene hanno eliminato decine di famosi comandanti ribelli, compresi tre presidenti della repubblica di Ichkeria, un presidente del Parlamento e molti parlamentari. Nelle file della resistenza non rimangono quasi più figure carismatiche, persone il cui nome sia noto anche ad un qualsiasi bambino ceceno. Da un lato, si tratta di un grande successo per il Cremlino e Kadyrov. Dall'altro, la mancanza di un avversario dal grande nome non lascia nessuno a cui ascrivere i propri errori e fallimenti. Pertanto, figure come i Gakayev sono necessarie per il governo ceceno. Finché nella resistenza cecena esiste una figura carismatica, le cui gesta siano leggendarie tra il popolo, c'è qualcuno a cui dare la colpa delle occasionali defaillance del grande leader che dice di aver trasformato la Cecenia in un'oasi di pace e prosperità.


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