7 maggio 2013
Sarajevo, foto di Mario Boccia (Festival d'Europa)

Eventi culturali, laboratori, mostre, spettacoli, iniziative didattiche e scientifiche. E' il Festival d'Europa che dal 7 al 12 maggio 2013 torna a Firenze. Quest'anno viene dedicato spazio alla Bosnia Erzegovina, con la mostra fotografica del fotoreporter Mario Boccia

Fonte: Festival d'Europa

Elaborazione di Osservatorio Balcani e Caucaso

Più di cento eventi culturali, laboratori, mostre, spettacoli, iniziative didattiche e scientifiche per incontrare l'Europa. E' il Festival d'Europa che dal 7 al 12 maggio 2013 torna a Firenze: occasione di riflessione sull'Europa di domani, laboratorio della comunicazione tra Unione Europea e cittadini, vetrina delle attività dell'Unione e dei suoi Stati membri.

L'evento si propone di mettere in risalto la "vocazione europea" della regione e del capoluogo toscano che torna ad essere, per cinque giorni, capitale del vecchio continente. Nelle piazze, nei centri culturali, nei teatri, nelle scuole della città prenderanno vita eventi ed incontri declinati secondo le parole chiave dell'anno europeo: cittadinanza, partecipazione, lavoro, giovani, cultura, pace, democrazia, futuro. Un vero e proprio incontro con l'Europa e i suoi valori fondanti; un'occasione da condividere per promuovere una cittadinanza europea consapevole.

In linea con il tema dell’anno europeo 2013 - “Cittadinanza” - il programma del Festival mette in calendario una mostra fotografica che propone una riflessione su questo tema a partire dall'esperienza balcanica. E' la mostra dal titolo "L’imbroglio etnico: Una riflessione con foto e parole sulla guerra in Bosnia vent’anni dopo" del fotoreporter Mario Boccia, che si tiene presso lo IED Firenze in Via Bufalini 6r. Un progetto ideato e curato da James Madison University, Master in Studi sulle Politiche dell’Unione Europea. Le didascalie sono bilingui (italiano e inglese).

La mostra presenta le foto di uno dei foto-giornalisti italiani che hanno seguito con maggiore assiduità gli eventi nella ex-Jugoslavia dal 1991 ad oggi ed illustra sia il passato di guerra che il presente positivo di chi cerca di superare gli steccati etnici e creare una nuova convivenza. Gli studenti della Madison, che hanno lavorato sulle guerre balcaniche in una serie di seminari e approfondimenti tematici, presenteranno la mostra ai visitatori che la prenoteranno via mail.

E' un invito a riflettere sulla guerra in Bosnia ed Erzegovina, un ventennio da quei tragici eventi. Di quale cultura si è alimentato il nazionalismo omicida che ha distrutto la federazione Jugoslava? Perché dei popoli che convivevano pacificamente hanno cercato di sterminarsi e si sono divisi in maniera cosi brutale? Cosa significano oggi per noi le parole: popolo, nazione, etnia, diritti? E soprattutto per noi europei una domanda cruciale: quanto siamo vulnerabili alla cultura dell’esclusione violenta di ogni diversità?

"Questa mostra è composta di due parti inscindibili e complementari: il passato di guerra e un presente di pace possibile. Le foto scelte raccontano storie di persone incontrate dal 1991 a oggi. Uomini e donne che hanno resistito alle divisioni etniche, in guerra e in pace e che si sentono parte di una stessa comunità" racconta Mario Boccia. "Per questo ho scelto “l’imbroglio etnico” come titolo, anche se con il cuore l’avrei chiamata “un Nobel per la Pace per i lamponi” per mettere l’accento sulla sua parte a colori, dedicata all’esperienza della Cooperativa “Insieme” di Bratunac. Con i protagonisti della mostra condivido l’idea che in un paese moderno il diritto di cittadinanza abbia origine in un patto sociale tra persone libere che prescinde dalle tradizioni culturali e religiose, come dal colore della pelle (così è scritto nell’articolo 3 della Costituzione italiana)" conclude Mario Boccia. Ricorda, inoltre, che 

In un’epoca in cui l’Europa si trova di fronte a nuove sfide come le conseguenze della primavera araba, le guerre africane, la minaccia nucleare delle potenze emergenti, le migrazioni e la crescita di altri giganti economici, occorre interrogarsi sulle radici culturali dei conflitti per individuare possibili nuovi approcci alla loro prevenzione e al loro superamento.

L'inaugurazione si tiene oggi 7 maggio (ore 18:00-19:30) alla presenza della Console generale degli Stati Uniti, Sarah Morrison.L'evento è promosso dalla James Madison University con il patrocinio di IED, Fondazione Studio Marangoni, Consolato Generale degli Stati Uniti d’America, Centro Unesco di Firenze.