Un libro che è anche - ma non certo solamente - la storia di un cammino comune fatto da Diego Zandel e noi di Osservatorio Balcani e Caucaso. Una recensione

16/04/2018 -  Davide Sighele

Con Diego Zandel noi di OBCT abbiamo iniziato a collaborare ormai sei anni fa. Una relazione che è cresciuta, nel tempo, di una progressiva conoscenza reciproca e che ha portato ai nostri lettori decine di incursioni nelle letterature del sud-est Europa.

Ci siamo avvicinati in modo naturale, come le barche sono spinte a frequentare le insenature più riparate. Ci siamo attratti a vicenda per DNA. Per noi metaforico, per Diego non solo.

La storia personale di Diego è infatti fortemente legata ai paesi a noi cari. Diego è figlio di esuli da Fiume, ha conosciuto l'essere profugo e questa sua origine ha poi avuto molta rilevanza nei suoi libri. Ma Diego è anche legato in modo viscerale alla Grecia, in particolare all'isola di Kos, della quale era originaria la moglie Anna. Da nord a sud, quindi, la sua biografia è un abbraccio dell'intera penisola balcanica. Come la nostra.

“Balcanica. Viaggio nel sud-est europeo attraverso la letteratura contemporanea” [Novecento Libri, 2018; pp. 252, euro 16,50; collana “Entroterra”, prima uscita] è la sua ultima fatica e racconta molto del nostro incontro. È una raccolta di articoli, saggi brevi, interviste e schede editoriali dedicata alla letteratura e alla cultura del sud-est Europa. Alcuni di questi pezzi i nostri lettori li hanno già incontrati sulle pagine di OBCT, altri sono stati pubblicati da “Il Piccolo”, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e “Thriller Magazine”.

La consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia deriva anche dal rivedere, nella lettura di questa raccolta, molti amici – nonché letture - in comune. Per citarne solo alcuni Predrag Matvejević, Giacomo Scotti, Francesco Strazzari, Slavenka Drakulić, Dubravka Ugrešić, Drago Hedl. Con molti di loro, Diego compreso, in questi anni abbiamo cercato di raccontare e capire assieme l'Adriatico, il sud-est Europa, l'Europa allargata.

Diego è un assiduo lettore di letteratura balcanica sin dalle sue estati giovanili trascorse presso i parenti a Fiume. “Mi sono letto tutti, ma proprio tutti, gli autori jugoslavi che l'Edit, la casa editrice della minoranza italiana, traduceva allora in italiano, da Il sole era lontano di Dobrica Ćosić a Terra e donne di Ivan Potrč, da Martin Kačur di Ivan Cankar ai tanti libri per ragazzi...", racconta.

Da allora non ha più smesso e questo libro è una sorta di quaderno di appunti in cui invita anche noi lettori ad innumerevoli passeggiate letterarie, fornendoci la mappa dei sentieri possibili. Senza però vincolarci ad un percorso prestabilito. Non è nel suo stile, non è nel suo essere curioso e gentile viaggiatore. Lo chiarisce del resto lo stesso Diego, fin dall'inizio: questo libro non vuole essere una summa di tutta la letteratura dei Balcani ma piuttosto una serie di incursioni personali nella stessa.


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