Vicende e protagonisti della massima carica georgiana in un'analisi di Marilisa Lorusso

24/01/2008 -  Anonymous User

I recenti fatti che hanno caratterizzato la vita politica della Georgia sono l'ultimo tassello di un tortuoso percorso che caratterizza l'assegnazione della massima carica politica e istituzionale nel Paese.

I tre Presidenti della Repubblica che si sono alternati finora sono arrivati al potere in contesti rivoluzionari e ricorrendo all'intervento della piazza piuttosto che secondo il normale iter istituzionale e sempre finora, hanno perso l'incarico a causa delle pressioni popolari.

Zviad Gamsachurdia, primo Presidente, eletto nel 1991 nel contesto caotico dell'affermarsi dell'indipendenza nazionale, era costretto alla fuga dopo un assedio militare al palazzo del Parlamento in cui si era rifugiato. La sua fuga in Azerbaijan, in Armenia e infine la sua morte in Cecenia, hanno lasciato una cicatrice nella memoria storica del Paese, sanata parzialmente con il ritorno delle sue spoglie a Tbilisi nel corso del 2007.

Eduard Ševarnadze, che gli era succeduto nel 1992, governava per tre anni senza la legittimazione del voto, e solo alla reintroduzione della carica presidenziale nel 1995 diveniva anche de jure il capo dell'esecutivo. Carica, come è noto, che dovrà abbandonare nei giorni della Rivoluzione delle Rose, quando rassegnerà le dimissioni di fronte all'evidente e diffusa sfiducia della stragrande maggioranza dei cittadini.

Il voto plebiscitario del 4 gennaio 2004 non faceva che sancire formalmente la presenza di una nuova leadership, quella di Mikheil Saakašvili, già, de facto, percepito dal novembre 2003 come il nuovo Capo di Stato.
A soli quattro anni dagli epici giorni della Rivoluzione delle Rose, nel novembre 2007, anche il proseguimento del suo mandato veniva messo in discussione dalle grandi manifestazioni di elettori delusi. L'opposizione chiedeva la trasformazione del Governo da semi-presidenziale (ma di fatto il presidenzialismo alla Ševarnadze non era stato intaccato dalle modifiche alla Costituzione del biennio 2004-6) a parlamentare, le dimissioni del Presidente e l'anticipo a primavera delle elezioni parlamentari. Saakašvili stesso aveva proposto - ancora nel 2006 - di svolgere nuove elezioni sia parlamentari che presidenziali fra settembre e dicembre 2008, protraendo il proprio mandato oltre la scadenza di primavera e anticipando invece quello del Parlamento, che sarebbe arrivato fino al 2009. Gli eventi non hanno reso il suo progetto politico fattibile.

L'ancora contestato esito delle elezioni, alla vigilia del giuramento del Presidente, lascia aperti molti quesiti sulla legittimità e sulla gestibilità della Georgia da parte di Saakašvili, riconfermato al primo turno, ma con una percentuale che si è andata assai riducendo rispetto all'indiscussa vittoria del 2004.
Lo scenario della formazione di un nuovo governo al quale l'opposizione - pur invitata - dichiara di non voler partecipare, sarà la prima sfida di un mandato presidenziale che parte in salita.

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