Edward Crawford / Shutterstock.com

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Una tesi del Master di secondo livello in Previsione sociale conseguito presso l'università di Trento. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

06/08/2019 -  Matej Iscra

La tesi applica le metodologie dei future studies per indagare i possibili sviluppi della c.d. Balkan route dal punto di vista di una delle associazioni che si occupano di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale a Trieste, uno dei punti terminali della rotta. Considerando che i dati dell’UNHCR a ottobre-novembre 2018 parlano di circa 4 milioni di migranti forzati presenti sulla rotta a ottobre-novembre 2018 e che continuano a permanere le cause (guerre, politiche repressive, cambiamenti climatici, macro trend demografico) sembra irrealistico ipotizzare una chiusura totale della rotta; non è quindi indifferente il contesto (politico, economico e culturale) in cui, ipoteticamente, le organizzazioni che si muovono in questo campo si troveranno ad operare in futuro.

Lo studio vuole quindi fornire alcuni elementi di base da considerare per una strategia verso il 2030 in questo ambito, con particolare attenzione alle evoluzioni del contesto balcanico.

I capitoli introduttivi, forniscono una cornice di contesto all’esercizio, presentando, nei loro aspetti essenziali, la storia dell’UE ed il processo di allargamento, con attenzione all’allargamento UE nei Balcani; il sistema di accoglienza italiano nei suoi aspetti formali ed in quelli pratici, con un approfondimento sul sistema triestino; il c.d. regolamento “Dublino III” (2013/604/CE) che norma qual è il paese competente per la richiesta asilo e le fallite proposte di riforma.

L’esercizio di futuri vero e proprio è svolto in due parti: una prima parte di sei interviste strategiche (basate sul modello di Ringland) che ha coinvolto cinque esperti operanti in Serbia, Croazia, Slovenia ed Italia ed una europarlamentare del gruppo S&D. La seconda parte dell’esercizio si è svolto sotto forma di workshop, con l’aiuto di quattro dipendenti dell’associazione coinvolta nella ricerca, in cui è stata utilizzata una versione semplificata della metodologia degli scenari Shell che hanno portato alla creazione di quattro scenari “2030” possibili.

Lo studio ha permesso di identificare una serie di questioni che sono da monitorare con maggior attenzione poiché, pur non essendo direttamente collegate con il fenomeno delle migrazioni, hanno effetti su questo e conseguentemente sulle possibilità che ha l’associazione di svolgere il suo mandato:

  • L’allargamento dell’UE verso i Balcani ed i suoi effetti: se, come e quando avviene
  • L’instabilità politica e sociale dell’area balcanica
  • La forza politica dell’UE (intesa come capacità di “imporre” e far rispettare decisioni politiche, internamente ed esternamente)
  • Il contesto economico, sia dell’area balcanica sia dell’Ue in generale

Come risultato secondario si va a suggerire la creazione di una rete di associazioni nei Balcani, non limitandosi a quelle che si occupano di migrazioni, per monitorare gli indicatori individuati e poter quindi adattare le proprie strategie ed interventi a seconda del contesto.


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