Profughi della guerra in Ucraina fotografati dopo aver passato il confine con la Romania - © mady70/Shutterstock

Profughi della guerra in Ucraina fotografati dopo aver passato il confine con la Romania - © mady70/Shutterstock

Davanti alla sfida che l'UE si trova davanti nel dare rifugio a milioni di sfollati in fuga dal conflitto in Ucraina utile vedere cosa, nell'ambito delle politiche di coesione, si è fatto negli ultimi anni sulla questione accoglienza e sviluppo

07/04/2022 -  Klaudijo Klaser

A gennaio 2020 le statistiche ufficiali dell’Unione Europea contavano 447,3 milioni di abitanti che vivevano all’interno dei 27 paesi membri. Di questi, 23 milioni (5,1%) erano cittadine e cittadini di paesi extra-UE, mentre circa 37 milioni di persone (8,3%) risultavano essere nate in paesi al di fuori dell’Unione. In particolare, nel 2013 sono stati stimati quasi 1,3 milioni di nuovi migranti verso gli attuali 27 paesi dell’Unione Europea e provenienti da paesi extra-UE. Nel 2019 il flusso stimato è quasi raddoppiato, con 2,4 milioni di persone arrivate all’interno dell’Unione Europea. Nell’arco di tutto il periodo considerato è stato stimato un totale di 13,6 milioni di nuovi immigrati provenienti da paesi extra-UE (Fonte Eurostat, migr_imm3ctb).

La crescita di flussi migratori durante gli anni ‘10 del XXI secolo ha interessato in maniera ancora più marcata gli stati membri UE della penisola balcanica e seguiti da OCBT, ossia Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Romania e Slovenia. Come si evince dalla tabella sottostante, nel 2013 i paesi menzionati hanno visto oltre 76 mila arrivi stimati, mentre nel 2019 questi sono quasi quadruplicati, con oltre 255 mila immigrati provenienti da paesi esterni all’Unione. In totale si possono contare oltre un milione di persone extra-UE che tra il 2013 e il 2019 hanno scelto i sei paesi presi in considerazione come territorio di destinazione, con la Grecia e la Romania interessate da quasi due terzi di questi flussi complessivi.

Le risorse e le politiche di coesione dell’Unione Europea messe in atto tra il 2014 e il 2020 (qui l’articolo) non hanno previsto al loro interno strumenti rivolti al sostegno diretto dei migranti extra-UE all’interno degli stati membri. Tuttalpiù, l’azione di coesione di lungo periodo rivolta all’integrazione dei cittadini provenienti al di fuori dei confini dell’Unione Europea poteva essere una strada percorribile indiretta, soprattutto tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (ERDF), il Fondo Sociale Europeo (ESF) e il Fondo di Coesione (CF) – si pensi per esempio alla messa a disposizione di infrastrutture abitative, azioni di accompagnamento all’inserimento nel mercato del lavoro o banalmente all’organizzazione di corsi di lingue.

I pochi numeri riportati in questo articolo dimostrano comunque quanto sia importante per gli stati membri dell’Unione Europea avere una strategia di accoglienza e integrazione coordinata, soprattutto sostenuta con risorse comuni. All’interno del terribile contesto odierno, in cui in poco più di un mese si stimano tra i 3 e i 4 milioni di persone di nazionalità ucraina che hanno lasciato le proprie abitazioni e città dirette verso paesi UE limitrofi, sembrano esserci dei cambiamenti proprio in questa direzione.

All’inizio di marzo, infatti, la Commissione Europea ha proposto un’azione di coesione a favore dei rifugiati ucraini all’interno dell’Unione (CARE). La novità più importante di questa misura riguarda proprio gli oltre 370 miliardi di euro di fondi di coesione inerenti al periodo 2021-2027. In particolare, la Commissione ha avanzato la possibilità da parte dei paesi membri di usare le risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (ERDF) e del Fondo Sociale Europeo (ESF) per il supporto diretto dei bisogni più immediati della popolazione ucraina rifugiata all’interno dell’Unione Europea, quali alloggi temporanei, fornitura di cibo e acqua o assistenza medica. La proposta della Commissione dovrà essere ratificata dal Parlamento e dal Consiglio europei, ma certamente costituisce una rottura con le formule passate dei fondi di coesione e un primo passo verso una politica di integrazione comune da parte dell’Unione Europea.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Work4Future"

 


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