Un ciclista lungo una strada in montagna in Montenegro - © NOYMES/Shutterstock

Un ciclista lungo una strada in montagna in Montenegro - © NOYMES/Shutterstock

La strategia macroregionale EUSAIR ha approvato un progetto per la costruzione di una ciclovia che interesserà tutti i paesi che si affacciano sul bacino adriatico-ionico. Si chiamerà Adrioncycletour ed integrerà in un’unica rete le piste ciclabili di nove paesi europei

09/08/2021 -  Maria Francesca Rita

La promozione del turismo lento e sostenibile è tra i principali obiettivi di EUSAIR, la strategia macroregionale che interessa quattro paesi dell’Unione Europea (Italia, Slovenia, Croazia e Grecia) e cinque paesi paesi dell’allargamento (Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord, Albania e Bosnia Erzegovina).

Uno dei progetti pronti a partire in questo ambito è l’Adrioncycletour, una ciclovia che lungo l’Adriatico e lo Ionio consentirà a turisti e cittadini di muoversi da una città all’altra in maniera sostenibile e in sicurezza, rafforzando in questo modo l’integrazione delle regioni e dei paesi coinvolti e favorendo la scoperta di quei luoghi spesso dimenticati dal turismo di massa perché fuori dai circuiti tradizionali.

Ma il valore di Adrioncycletour va oltre: è un’occasione per il rafforzamento della cooperazione regionale in un quadro, quello offerto da EUSAIR, che offre vantaggi in termini di inclusività e orizzontalità, come abbiamo sottolineato in un recente studio realizzato per la Commissione europea.

Sull'isola di Lussino, Croazia - © Darac/Shutterstock

On the island of Losinj, Croatia - © Darac / Shutterstock

L’integrazione delle ciclovie esistenti proposta dall’Adrioncycletour prevede la creazione di una rete lungo la costa e una serie di diramazioni che consentiranno di raggiungere anche le regioni e i paesi che non affacciano sul mare. Il progetto sarà però complesso da realizzare per due ordini di problemi. La prima sfida è quella di progettare e costruire piste ciclabili sicure dove non ce ne sono e di assicurare la manutenzione e il rispetto degli standard di sicurezza per quelle già esistenti. La seconda, forse ancora più complessa della prima, è quella di collegare le ciclovie esistenti. Per fare ciò, sarà necessario concludere accordi tra enti locali, regioni e paesi.

In Italia, il progetto si sovrappone a cinque delle dieci ciclovie turistiche di interesse nazionale già previste, offrendo una grande opportunità di finanziamento per la conclusione e messa in sicurezza delle ciclovie della Magna Grecia, dell’Acquedotto Pugliese, Adriatica, Ven-To e Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia. Quest’ultima ciclovia farà da cerniera con la Slovenia, dove le ciclovie coinvolte sono almeno due: la Parenzana e Adriabike. In Croazia, l’Adrioncycletour avrà un percorso principale sovrapposto alla sezione croata di EuroVelo 8, la rotta mediterranea del gruppo di itinerari ciclistici promossi dalla Federazione ciclistica europea che attraversano il continente. Anche la Serbia non dovrà partire da zero per quanto riguarda la realizzazione delle infrastrutture principali, essendo già attraversata da diversi percorsi dell’EuroVelo, al pari dell’Albania. Ci sono poi piani per la realizzazione di tracciati dell’EuroVelo anche in Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e in Montenegro, ma non ci sono ancora sviluppi a livello operativo. Tuttavia, la sovrapposizione di EuroVelo e Adrioncycletour può essere una spinta per l’effettivo impegno delle istituzioni nella realizzazione di piste ciclabili. Per finire, la Grecia è già attraversata da tre itinerari EuroVelo che possono rappresentare una buona base per lo sviluppo delle ramificazioni secondarie.

Abbiamo parlato del potenziale dell’Adrioncycletour con diversi esponenti di organizzazioni e associazioni impegnate sul tema dello sviluppo regionale e in particolare della mobilità sostenibile e del ciclismo.

Qual è il valore di una pista ciclabile che attraversa l’intera regione Adriatico-Ionica?

Tadej Žilič, Larisa Kunst (Centro di sviluppo regionale Capodistria): avere una ciclovia continua che colleghi tutti i paesi sarebbe molto importante per il turismo e per attrarre ciclisti dall’Europa settentrionale e centrale. Il progetto è poi una grande occasione per far lavorare insieme attori diversi, come le autorità regionali e locali, le agenzie di sviluppo, e le associazioni ciclistiche.

Pista ciclabile a Tirana, Albania - © Lumiere et compagnie/Shutterstock

Bike path in Tirana, Albania - © Lumiere et compagnie/Shutterstock

Jovan Eraković (Ciklonaut Belgrado): il progetto è importante per la costruzione di una narrativa di integrazione regionale. Questa ciclovia ha un valore aggiunto perché non si ferma ai confini tra un paese e l’altro, ma è pensata per valicarli. Da quel che vedo, lo sviluppo di una pista ciclabile in paesi che hanno una tradizione ciclistica recente o debole non è un processo a senso unico: gli attori coinvolti non si limitano alle istituzioni che devono realizzare il progetto, ma includono anche l’associazionismo e le realtà locali, e tutti questi soggetti scoprono modi nuovi per collaborare.

Lucia Bruni (collaboratrice di numerose associazioni per la mobilità sostenibile): il progetto ha l’obiettivo di attrarre turisti dall’estero, di favorire il turismo locale, di consentire ai pendolari di spostarsi da una città all’altra senza prendere la macchina. Tutto questo è possibile solo se parallelamente si promuove l’intermodalità [la possibilità di spostarsi combinando diversi mezzi di trasporto, ad esempio bici e treno, ndr] e lo sviluppo dei servizi che rendono attrattiva una pista ciclabile. Si tratta di un processo molto difficile, perché dovrà riuscire a mettere insieme molti livelli, sia politici che amministrativi.

Una pista ciclabile ben fatta può essere un effettivo incentivo per il turismo?

Tadej Žilič, Larisa Kunst: negli ultimi anni la domanda di cicloturismo sta crescendo enormemente. Offrire ai turisti un pacchetto completo aumenterebbe notevolmente l’importanza della regione come meta ciclistica.

Jovan Eraković: come ha detto qualcuno, “in una macchina sei in contatto con la strada, su una bici sei in contatto con le persone”. Per alcuni paesi che soffrono ancora di una cattiva reputazione nel resto d’Europa e nel mondo, il cicloturismo può essere uno strumento per cambiare quell’immagine in meglio. Tuttavia, non è sufficiente avere una pista ciclabile per attrarre i turisti. È fondamentale sviluppare di pari passo le infrastrutture e i servizi. Ma anche questo non basta. Ciò che conta di più è la valorizzazione della ciclovia. Altrimenti potrebbero volerci anni prima di iniziare ad ottenere benefici economici dal progetto, e in tutto quel tempo la ciclovia potrebbe andare in rovina ed essere abbandonata.

Lucia Bruni: il cicloturismo ha un potenziale enorme, è turismo lento per definizione. I ciclisti si fermano in ogni negozio, hanno bisogno di mangiare ogni mezz’ora, serve loro un buon albergo. Per questo è necessario sviluppare tutti i servizi collaterali alla pista ciclabile, altrimenti le famiglie o le persone che solitamente non si muovono in bici non saranno incentivate a provarci.

Possiamo considerare i cittadini come il motore per la promozione di progetti come questo? Quale può essere il loro contributo per far sì che le istituzioni si attivino concretamente?

Tadej Žilič, Larisa Kunst: nelle città più grandi, ad esempio Lubiana, le persone usano molto la bici, e di conseguenza le autorità locali si stanno impegnando per la promozione del ciclismo come modalità di trasporto sostenibile. Il passo avanti veramente determinante sarebbe quello di riuscire a cambiare il modo di pensare delle persone, convincerle ad utilizzare meno l’auto.

Jovan Eraković: dipende tutto dalla regione in cui ti trovi. In Vojvodina, ad esempio, la bici è utilizzata da molto tempo nella vita di tutti i giorni, ma nel resto della Serbia si sta affermando solo negli ultimi anni. I cittadini sono determinanti per l’impegno delle istituzioni. Ci sono luoghi dove l’unica cosa che manca è il coordinamento tra le numerose realtà locali esistenti che si occupano di mobilità sostenibile.

Il Covid-19 ha avuto un forte impatto sul turismo. Eppure il cicloturismo consente di andare alla scoperta di luoghi meno frequentati, percepiti come più sicuri. Un viaggio in bici ha poi un impatto decisamente più basso sull’ambiente. Possiamo concludere che il cicloturismo è un modo per affrontare sia la crisi legata alla pandemia che la crisi ambientale?

Tadej Žilič, Larisa Kunst: l’Adrioncycletour può sicuramente contribuire alla protezione dell’ambiente. Stiamo vedendo un po’ ovunque che con la pandemia le vendite di biciclette sono aumentate significativamente, e questo è un segnale del fatto che l’interesse nel ciclismo sta aumentando.

Jovan Eraković: la pandemia ha cambiato le abitudini delle persone, il primo effetto è la volontà di stare alla larga dai luoghi frequentati dal turismo di massa. Ma questo processo non è nato dal nulla, anche la crescita della consapevolezza ambientale sta contribuendo a questo trend. Il cicloturismo rispecchia alla perfezione questa volontà crescente.


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