Cooperazione

Il terzo settore in Republika Srpska (BiH)

07/12/2001 -  Anonymous User

Dal nostro corrispondente da Banja Luka (Republika Srpska, BiH) un'intervista con il direttore del "Centro per le Iniziative Civili", Igor Stojanovic. L'intervista offre alcuni spunti per una riflessione sul ruolo e l'impegno delle organizzazioni non governative in Bosnia-Ervegovina, rispondendo alle domande riguardanti il potere delle ONG nella costruzione della società civile, la visibilità delle ONG stesse, le difficoltà nell'accedere ai finanziamenti ed infine l'osservazione dei processi politici in atto nel paese. Testo in inglese.

Bosnia Erzegovina: tutela ambientale a Zavidovici

06/12/2001 -  Andrea Rossini

Le attività promosse dall'Agenzia della democrazia locale di Zavidovici in campo ambientale. In un'area con molte potenzialità, meno inquinata del passato perché le grandi acciaierie di Zenica sono chiuse, ma soggetta ad un profondo degrado.

Conclusioni del dibattito: dieci anni di cooperazione con il sud est Europa

06/12/2001 -  Michele Nardelli

Pubblichiamo l'intervento conclusivo di Michele Nardelli alla conferenza "Dieci anni di cooperazione con il sud est Europa: bilancio, critiche, prospettive...", svoltasi a Trento lo scorso 24 novembre.

Forum cooperazione: l'opinione di Vittorio Villa

04/12/2001 -  Anonymous User

Vittorio Villa ha passato molto tempo in Bosnia Erzegovina impiegato in progetti di cooperazione allo sviluppo. Attualmente si occupa di immigrazione minorile coordinando un centro di accoglienza per minori extra-comunitari.

Kossovo: ricostruire il sistema di salute mentale

04/12/2001 -  Anonymous User

Dove sono finiti i malati mentali in Kossovo? Quale l'atteggiamento della comunità internazionale? Si sta cercando di ricreare un sistema di salute mentale e come? Alcune risposte in questo interessante articolo di Hannah Roberts pubblicato su The Lancet

Superare gli Accordi di Dayton?

04/12/2001 -  Anonymous User

Se lo chiede l'ICG in un documento recentemente pubblicato: occorre superare le mezze misure del passato anche a costo di un nuovo e maggiore protagonismo della comunità internazionale; solo così la Bosnia Erzegovina riuscirà ad entrare in Europa.

Provincia di Lodi: aderiamo all'appello

30/11/2001 -  Anonymous User

Anche la Provincia di Lodi ha deciso di aderire all'Appello promosso dall'Osservatorio. Ulteriore esempio dell'attenzione degli enti locali e dei rispettivi territori verso i Balcani

Umanitarismo tra business e turismo

30/11/2001 -  Anonymous User

Luci ed ombre della presenza internazionale a Mostar. Una città che a sei anni dalla fine della guerra resta ancora profondamente divisa.

Protocollo d'intesa tra Peace Games - UISP ed Osservatorio sui Balcani

29/11/2001 -  Anonymous User

L'Osservatorio sui Balcani si propone come centro di ricerca e riflessione che possa favorire l'azione sul campo nel sud est Europa. Per questo sono di fondamentale importanza le collaborazioni con i soggetti che operano sul campo.

Forum cooperazione: interviene Mauro Barisone

29/11/2001 -  Anonymous User

Proponiamo da oggi un forum di discussione per dare spazio ad opinioni, critiche, riflessioni su cosa sia significato e significhi tuttora fare cooperazione nei Balcani.

Cosa resta dopo dieci anni d'impegno umanitario nel sud est Europa?

26/11/2001 -  Anonymous User

Pubblichiamo di seguito il documento introduttivo al convegno "Dieci anni di cooperazione con il sud est Europa: bilancio, critiche, prospettive".

Umanitario: continuare la guerra o pensare la pace?

23/11/2001 -  Michele Nardelli

Sacche gialle dal cielo. Così, gli stessi aerei che scaricano ordigni di morte diventano i nuovi attori dell'intervento umanitario...

A Nis una nuova Agenzia della Democrazia Locale

22/11/2001 -  Anonymous User

Verrà inaugurata sabato 24. Per promuovere azioni di cooperazione decentrata, diplomazia popolare e sviluppo nel centro sud della Serbia.

Le ONG locali nel Sud della Serbia - Azioni, finalità e contatti con gli stranieri

22/11/2001 -  Anonymous User

Il nostro corrispondente ci offre un quadro esplicativo sulle organizzazioni non governative locali evidenziando il caso del Comitato per l'iniziativa civile di Nis (CCI). Testo in inglese.

Le ONG locali nel Sud della Serbia

22/11/2001 -  Mihailo Antović Nis

Il nostro corrispondente da Nis (Serbia meridionale) ci offre un quadro esplicativo sulle organizzazioni non governative locali.

A Trento si è parlato di cooperazione decentrata e diplomazia popolare

19/11/2001 -  Anonymous User

Si è da poco concluso il quarto corso nazionale "Le frontiere dell'intervento civile nei conflitti" promosso dall'UNIP, Università Internazionale dei Popoli per la Pace.

I rischi del nuovo umanitarismo militare

15/11/2001 -  Davide Sighele

Dall'Afganistan al Kossovo. Loris De Filippi, MSF Italia, parla delle pericolose commistioni tra intervento militare ed intervento umanitario.

Caschi bianchi, sentiero di nonviolenza che attraversa i Balcani

13/11/2001 -  Anonymous User

Servizio civile all'estero per obiettori e volontari: il progetto di Caritas Italiana, le esperienze di tre giovani obiettori.

Firmato un protocollo d'intesa tra l'Osservatorio sui Balcani ed il Comune di Venezia

08/11/2001 -  Anonymous User

Nei giorni scorsi è stata sottoscritta un'intesa tra l'Osservatorio ed il Comune di Venezia che prevede in particolare un collegamento operativo con il progetto CReB (Città in REte nei Balcani). Affinché le attività di ciacuno possano essere più efficaci

Master in sviluppo locale nei Balcani: poche settimane per iscriversi

06/11/2001 -  Anonymous User

A Trento sta per partire il primo anno di master in "Sviluppo locale nei Balcani". Le iscrizioni chiuderanno il 24 novembre.

I tassisti di Sarajevo a favore dei ragazzi disabili

31/10/2001 -  Anonymous User

I tassisti di Sarajevo hanno iniziato la prima di molte azioni a favore dei ragazzi disabili dell'Istituto Pazarevic, nelle vicinanze della capitale bosniaca.

A Dubrovnik si discute di cooperazione transfrontaliera

29/10/2001 -  Anonymous User

A Dubrovnik tre organizzazioni non governative provenienti da Serbia, Croazia e Bosnia hanno promosso una conferenza internazionale sulla cooperazione tra i Paesi che hanno sottoscritto gli Accordi di Dayton. Per discutere di cooperazione regionale.

Movimenti e distanze: da Porto Alegre a Genova e, si spera, ritorno

29/10/2001 -  Anonymous User

Luca Rastello scrive del movimento no global. Forza e contraddizioni. Alla luce delle esperienze fatte nei Balcani, alla luce delle tragedie di Genova.

AiBi lascia il Kossovo: mancano i finanziamenti

25/10/2001 -  Anonymous User

AiBi costretta a sospendere i propri progetti nella regione di Pec-Peja, Kossovo. Il suo presidente Griffini denuncia il calo di attenzione sui problemi dei Balcani.

ONG in Macedonia: un commento alla nostra ricerca

24/10/2001 -  Claudio Bazzocchi

A fine agosto l'Osservatorio sui Balcani ha pubblicato un'indagine sulle ONG italiane operanti in Macedonia. Ora presentiamo un commento scritto da Claudio Bazzocchi, che affronta e rende visibili i nodi critici emersi dalla ricerca.

Quale università in Republika Srpska?

24/10/2001 -  Anonymous User

L'università in RS attraversa una forte crisi. Non basta il numero ingente di facoltà e corsi per coprire le carenze di personale e strutture. Ce ne parla il nostro inviato da Banja Luka. Il testo è in lingua inglese.

Bosnia Erzegovina: un'altra vittima delle mine

23/10/2001 -  Anonymous User

Si chiamava Goran Stanarevic, è morto sminando un terreno nei pressi di Srpski Brod, Republika Srpska.

Per una globalizzazione dal basso dei diritti, della solidarietà e della democrazia

22/10/2001 -  Anonymous User

Riportiamo qui di seguito un documento dell'Ufficio di Presidenza dell'ICS, che ribadisce il rifiuto della guerra e la condanna di ogni forma di terrorismo e sottolinea l'impegno dell'ICS con i movimenti della societa' civile. I contenuti del documento nascono da riflessioni favorite dai lunghi anni di attività dell'ICS anche e soprattutto nei Balcani. Non a caso uno degli impegni concreti che l'ICS si propone è quello di favorire la costruzione di un network europeo denominato "Europe from below" che confronti e coordini, proprio a partire dall'appello per l'integrazione dei Balcani in Europa- il lavoro di organizzazioni della società civile dell'est e dell'ovest sui temi della cittadinanza, dell'integrazione, della pace facendo della dimensione europea occasione di confronto e di iniziativa sul terreno dei conflitti e dei diritti e del ruolo dell'Europa nel rispetto alle politiche della globalizzazione e alle iniquità nel rapporto con il Sud del mondo.
IL DOCUMENTO

Dopo l'attacco terroristico agli Stati Uniti dell'11 settembre e l'inizio, il 7 ottobre scorso, della guerra contro l'Afganistan l'ICS ribadisce l'importanza di rilanciare l'impegno e l'iniziativa dei movimenti sociali, pacifisti, ambientalisti rafforzatisi ancora di più dopo la mobilitazione di Genova e dopo la marcia Perugia-Assisi del 14 ottobre scorso- per affermare i principi della democrazia, della convivenza, della solidarietà, della pace.
Alle "ragioni della forza" contrapponiamo la "forza della ragione"; alla vendetta e alla rappresaglia, il perseguimento e la punizione dei colpevoli del terrorismo sulla base della giustizia e del diritto internazionale, anche con l'entrata in funzione del Tribunale Penale Internazionale; al predominio delle alleanze militari e di parte il ruolo delle Nazioni Unite nell'opera di prevenzione, di costruzione di un sistema di "sicurezza comune", di mantenimento e di imposizione della pace. Diciamo di no alla guerra, alle rappresaglie, alle vendette; sì alla giustizia, al diritto internazionale, alla pace. Ribadiamo l¹importanza di una grande mobilitazione per fronteggiare l'emergenza umanitaria sofferta da milioni di profughi afgani in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni.

E' questo il momento della partecipazione e della mobilitazione civile e sociale, dell'impegno di ciascuno, del lavoro in ogni città per spezzare la spirale incontrollabile di paura e rassegnazione, di impotenza e disincanto. In questi anni nei Balcani anche nelle situazioni più disperate- abbiamo visto che è possibile riannodare i fili e costruire i ponti di solidarietà e di convivenza, di percorrere le strade della pace, del dialogo, della solidarietà. Mai come in questo momento i principi della pace e della nonviolenza sono attuali e impellenti. Contro un mondo che si vuole sempre più dominato dalla forza delle armi e percorso dalla violenza, il nostro compito è di mettere la pace al primo posto delle relazioni internazionali e di fare della nonviolenza il principio fondante della politica e della società.
Ci impegniamo a combattere ogni violenza e tutti i terroristi nemici della pace e dell¹umanità intera- e a contrastare ogni ricorso alla guerra come metodo per risolvere i conflitti: le guerre colpiscono vittime innocenti, causano immani distruzioni, non risolvono i problemi. Sono come i sconvolgenti attentati di New York e Washington- un "crimine contro l¹umanità". Contrastiamo chi vorrebbe trascinarci in uno "scontro tra civiltà" e ribadiamo il nostro impegno per costruire il dialogo e la convivenza multietnica, mettendo al bando ogni forma di razzismo e xenofobia e favorendo il pieno rispetto dei diritti dei cittadini immigrati. Siamo impegnati contro ogni "balcanizzazione" del mondo, contro la proliferazione di confitti "di civiltà", etnici, nazionali e di conflitti "a bassa intensità" che causano sofferenze, perdite di vite umane e ingiustizie.
Con i movimenti della società civile: il contributo dell'ICS
Crediamo che questo patrimonio di considerazioni e valutazioni sia e debba essere il nucleo dei valori fondanti dei movimenti e della straordinaria esperienza di società civile che è emersa con grande forza a Genova e con la marcia per la pace da Perugia ad Assisi. Un movimento dall'ampiezza straordinaria, composto da tante forze e organizzazioni che costituiscono quella "politica diffusa" caratterizzata dal "fare", dall'impegno concreto, dal volontariato, dall'economia sociale, dalla presenza nelle zone del conflitto. Movimento che ha avuto il merito e la capacità di imporre i temi e le contraddizione della globalizzazione, che hanno costretto i media, i governi e persino l'agenda del G8 a "farci i conti" e a prendere atto dalle distorsioni e iniquità che le politiche economiche dei "grandi" hanno creato al pianeta.

L'ICS come ha fatto già attivamente e pienamente nel GSF fino alle manifestazioni di Genova e come ha fatto in questi anni sostenendo l'impegno della Tavola della Pace- intende sostenere il movimento ampio e plurale impegnato contro la guerra e per una globalizzazione della pace, dei diritti, della giustizia nel rispetto del pluralismo democratico e della diversa articolazione delle esperienze, mettendo al primo posto i contenuti e le proposte sui temi che vedono impegnate le organizzazioni presenti nel movimento. E' per questo che l'ICS parteciperà all'incontro del GSF che si terrà a Firenze il prossimo 20 e 21 ottobre e sostiene tutti i gruppi aderenti che a livello locale stanno partecipando alla formazione del social forum nelle città. Inoltre l'ICS intende rinnovare l'impegno nell'esperienza della Tavola per la pace, per costruire le prossime iniziative in discussione.
Il contributo che l'ICS vuole e può portare deriva dall'esperienza maturata nello scorso decennio nei Balcani e in Italia sul terreno dei conflitti e dei diritti di cittadinanza. Esperienza che mette al centro una lettura oltre ogni vecchio paradigma di tipo ideologico- del rapporto tra globalizzazione, conflitti nazionali e diritti di cittadinanza, che evidenzia l'importanza delle dinamiche specifiche (economiche, politiche, culturali) delle "nuove guerre" (ben 85 nello scorso decennio, di cui 79 "nazionali") e della creazione di una nuova "classe" di perseguitati, i profughi, passati in qualche anno da 4 a 50 milioni. Guerre combattute "su" e "contro" i civili: ben oltre il 90% delle vittime delle guerre degli anni '90. Con la consapevolezza che, oltre a "denunciare" i misfatti nelle guerre dei potenti e degli "imperi", bisogna sperimentarsi sulle alternative politiche e le pratiche concrete. Ecco perché da una parte l'impegno per la riforma dell¹ONU (in grado di gestire la prevenzione dei conflitti e dotato finalmente di un sistema di "polizia internazionale") e di un'Europa sociale e dall'altra la messa in pratica di una "solidarietà dal basso" e di "diplomazia popolare" nelle aree del conflitto rimangono i nostri principali punti di riferimento e di azione concreta.

Il contributo che l¹ICS può e vuole dare in questa direzione si articolerà nei prossimi mesi su tre impegni:
a) la promozione di una campagna nazionale aperta, unitaria, pluralista- per i diritti dei cittadini immigrati, contrastando il DDL del governo Berlusconi sull'immigrazione e richiedendo l'approvazione di una legge sul diritto d'asilo (l'Italia è l'unico paese europeo a non averla), garantito dalla nostra Costituzione; il primo incontro è già avvenuto lo scorso venerdì 12 ottobre a Perugia, nell'ambito dell'"Assemblea dell¹ONU dei Popoli";

b) la costruzione di un network europeo, denominato "Europe from below", che confronti e coordini a partire dall'appello per l'integrazione dei Balcani in Europa- il lavoro di organizzazioni della società civile dell'est e dell'ovest sui temi della cittadinanza, dell'integrazione, della pace facendo della dimensione europea il terreno di confronto e di iniziativa sul terreno dei conflitti e dei diritti e del ruolo dell'Europa nel rispetto alle politiche della globalizzazione e alle iniquità nel rapporto con il Sud del mondo; il network è stato presentato nella scorsa Assemblea dell'Onu dei Popoli;
c) la continuazione del lavoro nelle aree di conflitto in particolare nei Balcani e in Medio Oriente- favorendo percorsi di diplomazia popolare e di pace, di soluzione nonviolenta dei conflitti, di solidarietà concreta, sostenendo le forze democratiche e la società civile e partecipando a fine anno all'iniziativa di pace in Palestina, cui stanno lavorando molte organizzazioni pacifiste e di solidarietà italiane.
Per un movimento ampio, democratico e nonviolento
Se questo è il nostro impegno e contributo chiaro, positivo e costruttivo allo sviluppo di questa mobilitazione che ha caratteristiche di movimento differenziate, vogliamo anche portare un contributo alla riflessione per superare i limiti e le contraddizioni che sono presenti. Noi auspichiamo che vengano messi al primo posto i contenuti evitando le derive politiciste che qualche volta hanno attraversato le diverse esperienze. Molte delle esperienze cui facciamo riferimento hanno sedimentato in questi anni saperi, competenze, capacità di proposta e di alternative concrete sul terreno della globalizzazione che nella dinamica attuale- sono state talvolta sacrificate a favore del confronto sulle "forme della mobilitazione", dei dettagli della convocazione delle manifestazioni, della discussione sugli equilibri politici all¹interno delle strutture di coordinamento.

In secondo luogo crediamo che vada sciolta ogni ambiguità proprio sulla questione delle forme della mobilitazione: la nonviolenza è per noi una scelta fondamentale. Se come è stato detto- l'"antiliberismo" è una pregiudiziale, anche la nonviolenza per noi, come per molte organizzazioni pacifiste- lo è. Non vogliamo imporne i contenuti e la "filosofia" a nessuno. Ma la presenza di una concezione, di un linguaggio e di una pratica "muscolare" o "guerreggiata" dalla politica anche sotto forma della cosiddetta autodifesa o anche nella forma della "rappresentazione simbolica" dello scontro- mette in discussione la possibilità di uno sviluppo unitario di un movimento plurale e pacifico. E' possibile un incontro sulla radicalità dei contenuti; è impossibile sulle forme violenti o muscolari (anche nei linguaggi) della mobilitazione.
Per ultimo su alcuni singoli punti importanti di merito- della mobilitazione del movimento, vogliamo ribadire (oltre ad una non adeguata valutazione dell'importanza della vicenda migrazioni dentro la globalizzazione) la necessità di un diverso approccio sui temi della pace e della guerra, oggi quanto mai attuali e, però, nei mesi passati alquanto in ombra nel movimento di Porto Alegre e di Genova. Anche la recente mobilitazione di Napoli in occasione del (mancato) vertice della NATO ha messo in evidenza ombre e deficit politico-culturali. La denuncia delle responsabilità della NATO, degli imperialismi, della globalizzazione neoliberista non può dimenticare il tema delle alternative politiche per prevenire e fermare i conflitti e per far rispettare i diritti umani (cioè il ruolo di un'ONU riformata e di un'Europa "oltre i muri"), dell'importanza del disarmo, delle pratiche concrete che i pacifisti mettono in campo nel corso dei conflitti (la solidarietà, l'interposizione, la diplomazia, la costruzione di ponti di dialogo, il sostegno alle forze democratiche), ecc. Sempre di più dopo l'11 settembre e dopo la guerra contro l'Afganistan- il binomio "pace-guerra" sarà una chiave di lettura delle contraddizioni della globalizzazione. Ad un approccio sloganistico o ideologico (o puramente di denuncia) bisogna saper proporre i contenuti, le alternative, concrete, le pratiche di una "politica di pace" efficace e sostenibile.

E' per questo che anche a partire dall'esperienza dell'assemblea del 23 settembre a Napoli, incontro promosso dalle organizzazioni pacifiste e soprattutto dopo la marcia Perugia Assisi- auspichiamo che le organizzazioni pacifiste e della solidarietà internazionale possano avviare un proprio percorso di discussione e di proposta che sul terreno dei contenuti e delle forme di mobilitazione- possa dare un contributo allo sviluppo di un movimento plurale, ampio e democratico.
Ufficio di Presidenza dell'ICS

Perugia, 13 ottobre 2001

On-line un nuovo data-base su corsi ed occasioni di formazione

22/10/2001 -  Anonymous User

Corsi di formazione, master, seminari per operatori della cooperazione e volontari. Aggiornamenti sui temi dell'emergenza, dell'aiuto umanitario, dello sviluppo, dell'ambiente... Tutto in un data-base a cura dell'Osservatorio e di Unimondo.

Di ritorno dalla Perugia-Assisi...

16/10/2001 -  Anonymous User

Tra le più di 250.000 persone che l'altro ieri hanno camminato attraverso le belle ed assolate colline umbre per la Marcia della Pace Perugia-Assisi vi erano anche alcuni rappresentanti dell'Osservatorio sui Balcani. Si riteneva importante la presenza proprio perché l'Osservatorio è nato su un forte stimolo della società civile e si propone di favorire lo sviluppo sostenibile ed una vera pace per l'area balcanica. Rappresenta quindi un progetto quanto mai vicino alle molteplici sensibilità presenti alla Marcia, in particolare a quelle che uniscono il "no alla guerra" con il lavoro concreto per la pace e la ricostruzione dal basso.
Grazie ad uno stand in piazza Santa Maria degli Angeli ad Assisi si sono potute incontrare molte realtà che lavorano ed operano nei Balcani ed è stata un'importante occasione per conoscersi e scambiare esperienze. Sono state inoltre distribuite più di 10.000 copie dell'Appello 'L'Europa oltre i confini. Per un'integrazione dei Balcani nell'Unione Europea: rapida, sostenibile, dal basso', cui continuano ad aderire molte personalità da tutta Europa. Tra le ultime firme ricevute anche quelle di Agostino Zanotti del Comitato di Brescia dell'Agenzia della Democrazia Locale di Zavidovici, BiH e Gianfranco Schiavone, responsabile dell'ufficio accoglienza dell'ICS.
Anche il Documento presentato ad Assisi dalla Tavola della Pace in occasione della Marcia richiama con forza il ruolo delle istituzioni europee, UE, in primis, nella costruzione della pace nel mondo, dimostrando una forte consonanza con l'Appello. Si legge ad esempio: "Alla vigilia dell'entrata in vigore dell'Euro, chiediamo al Parlamento, alla Commissione e al Consiglio Europeo, ai Governi e ai Parlamenti dei paesi membri un particolare impegno affinché l'originario disegno pacifista d'integrazione europea torni ad orientare le politiche dell'Unione Europea. In tutto il mondo cresce la domanda di Europa. Un'Europa a servizio della pace, del disarmo e della prevenzione dei conflitti. Un'Europa aperta al resto del mondo, capace di esprimersi con una sola voce nel contesto delle relazioni mondiali per difendere la causa della legalità e della solidarietà internazionale, per portare avanti la realizzazione di un modello di nuovo ordine mondiale coerente innanzitutto coi principi della Carta dell'Onu e del diritto internazionale dei diritti umani. Un'Europa dove la politica e la dimensione sociale abbiano il primato sul mercato. Un'Europa impegnata a colmare il deficit democratico interno tuttora persistente, a sviluppare il dialogo sociale e civile, a orientare la politica di coesione economica e sociale, a promuovere e sviluppare forme di più efficace cooperazione e solidarietà con i paesi del Mediterraneo e i più poveri, ad accelerare l'ingresso nell'Unione dei paesi dell'Europea centrale e orientale".