A fine aprile la Commissione europea ha adottato la proposta di Accordo di stabilizzazione e associazione con il Kosovo. Abbiamo sentito a proposito vari esperti, tra cui il vice-ministro kosovaro all'Integrazione europea

01/06/2015 -  Violeta Hyseni Kelmendi Pristina

A fine aprile la Commissione europea ha adottato la proposta per l'Accordo di stabilizzazione a associazione per il Kosovo (SAA), passo importante nelle relazioni tra Unione europea e Kosovo. Spetterà ora al Consiglio Ue e al Parlamento europeo approvarlo prima che possa essere sottoscritto ed entrare in vigore per inizi 2016. Samuel Zbogar, a capo degli uffici Ue in Kosovo, ha sottolineato che l'accordo sarà la prima relazione contrattuale tra l'Unione e il Kosovo. “Un accordo così di rilievo cementerà la situazione del Kosovo nel contesto della politica Ue nei confronti dei Balcani occidentali”, ha aggiunto.

L'accordo stabilisce le regole per una partnership comprensiva tra Kosovo e Ue, che in particolare dovrebbe rafforzare gli scambi commerciali tra le due parti. Porta inoltre alla creazione di relazioni istituzionali ampie, che non coprono solo il campo commerciale ma vanno dalla giustizia alla ricerca, dall'ambiente allo sviluppo regionale.

Per il Kosovo l'adozione del SAA sta seguendo strade del tutto peculiari dato che alcuni stati Ue - Spagna, Grecia, Slovacchia, Romania e Cipro - non ne riconoscono ancora l'indipendenza.

Il vice-ministro all'Integrazione europea, Ramadan Ilazi, in una dichiarazione per OBC, riconosce che il Kosovo non ha subito lo stesso trattamento di altri paesi per quanto riguarda l'adozione del SAA. “Vi è una procedura particolare applicata tra Ue e Kosovo, sufficiente ad accontentare tutti i paesi membri Ue e permetterci di fare passi avanti. Questo è un grande passo nella giusta direzione, risultato degli sviluppi Ue avvenuti grazie al Trattato di Lisbona, che permette all'Ue di raggiungere accordi con stati terzi in nome degli stati membri”, spiega.

Augustin Palokaj, esperto di questioni europee, sottolinea che l'accordo tra Ue e Kosovo verrà ratificato dalle istituzioni europee e non dai 28 stati membri. A suo avviso lo stesso modello è stato applicato per gli accordi commerciali e di cooperazione intercorsi con “entità che non erano stati sovrani” come Hong Kong, Taiwan, Makao e l'Autorità palestinese. Se non si fosse fatto così a suo avviso sarebbe stato impossibile adottare un SAA con il Kosovo.

Palokaj avverte però che quest'accordo non apre il cammino del Kosovo verso l'integrazione europea: “Senza essere riconosciuto da tutti gli stati membri il Kosovo non potrà mai far parte formalmente del processo di allargamento. Ed è per questo che nel SAA proposto al Kosovo non vi è alcuna promessa o impegni formali per l'integrazione del Kosovo nell'Ue”.

Quando il SAA entrerà in vigore, il successivo passo per le autorità kosovare sarà quello di consegnare domanda formale di ammissione all'Ue.

L'adozione del SAA da parte della Commissione europea è stata ben accolta a Pristina. “Con il SAA rendiamo possibile la liberalizzazione del mercato tra il Kosovo e i paesi Ue e questo aumenterà la competitività delle nostre aziende. Come risultato avremo prodotti a più basso prezzo e servizi migliori forniti ai nostri cittadini”, ha sottolineato ad OBC il vice-ministro Ilazi.

L'accordo prevede la possibilità per tutti i prodotti agricoli ed industriali del Kosovo (tranne carne e zucchero) di essere esportati nell'Ue senza dazi doganali. Al Kosovo verrà invece concessa la possibilità di adottare misure a parziale difesa dei propri prodotti industriali e agricoli nel prossimo decennio.

Naim Gashi, economista di Pristina, sottolinea che una volta che il SAA entrerà in vigore sarà più facile per il Kosovo di prendere parte alle iniziative Ue nella regione: “Ottenendo un accesso illimitato al mercato Ue il Kosovo sarà più attraente per investimenti esteri e verrà rispettato maggiormente da possibili partner commerciali ed economici. L'immagine politica del Kosovo ne uscirà rafforzata perché con quest'accordo dimostrerà l'impegno delle sue istituzioni nell'implementare accordi internazionali”. A suo avviso inoltre, quando il SAA entrerà in vigore, i prodotti europei sul mercato kosovaro costeranno il 10% in meno dell'attuale.

L'Ue è inoltre impegnata nel preparare gli attori economici kosovari a reggere l'urto della concorrenza dei prodotti Ue. “L'Ue sta implementando in Kosovo un progetto IPA II che ci si aspetta sostenga il Kosovo con circa 600 milioni di euro. Saranno investimenti per incrementare la capacità dell'economia kosovara di competere con quelle dei paesi Ue”, ricorda Gashi.

Le negoziazioni per arrivare all'adozione del SAA sono partite a Pristina nell'ottobre del 2013, dopo che la Commissione europea aveva sottolineato che il Kosovo aveva fatto passi rilevanti nelle riforme e nella normalizzazione dei propri rapporti con la Serbia. “E' chiaro che il SAA prevede molti impegni da parte delle istituzioni kosovare in svariati campi, che vanno dalla lotta al crimine organizzato alla protezione ambientale. Solo quando ottempereremo ai criteri posti dall'Ue potremmo fare domanda per lo status di candidati”, sottolinea ad OBC il vice-ministro per l'Integrazione europea Ilazi.

Assieme all'impegno di adeguarsi ai criteri sanciti nel SAA il Kosovo sta lavorando anche per adempiere a tutte le condizioni poste per la liberalizzazione dei visti. Ai cittadini di Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia e Macedonia è già stata garantita la possibilità di viaggiare senza visti nell'Ue, il Kosovo è l'unico paese dei Balcani ancora tagliato fuori da questa possibilità.

Secondo gli esperti del settore al Kosovo sarebbero stati applicati criteri più rigidi per la liberalizzazione dei visti di quelli applicati agli altri paesi della regione. E sono in molti a sottolineare che gli stati membri Ue possono essere discordi sul riconoscimento o meno dello status di indipendenza del Kosovo ma non debbono lasciare i cittadini kosovari rinchiusi in un ghetto. A giugno ci si aspetta che funzionari dell'Ue si rechino in Kosovo per valutare i progressi realizzati dal paese nell'ottemperare ai criteri posti per l'abolizione dei visti.


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