La disputa di Atene - Raffaello (foto  aurelio candido)

La disputa di Atene - Raffaello (foto aurelio candido )

Banche riaperte, rimpasto di governo e un nuovo prestito. La Grecia dopo il referendum riparte molto cambiata rispetto a qualche settimana fa, compreso il partito di governo Syriza che si prepara ad una nuova tornata elettorale

21/07/2015 -  Francesco De Palo

Mentre riaprono le banche dopo tre settimane di apnea, la Grecia si ritrova con un governo nuovo per tre quarti, con un memorandum ancora più feroce del cosiddetto piano Juncker e soprattutto con la consapevolezza che, dal referendum in poi, molto è cambiato in Syriza e nel paese.

Rimpasto

Sono stati sette giorni di fuoco per il premier Alexis Tsipras e per la Grecia, ma se possibile i prossimi non saranno da meno. Lo scorso fine settimana ha giurato il nuovo esecutivo, con nove volti nuovi e in tutto dodici cambiamenti nella squadra di governo, dopo appena sei mesi dalle elezioni, ma con l’ombra di nuove urne in autunno se non già a settembre. Troppo forte lo strappo consumatosi all’interno di Syriza, con la Piattaforma di Sinistra guidata dall’ex ministro dell’Energia Panaghiotis Lafazanis che non ha votato in Aula il nuovo piano lacrime e sangue imposto dalla troika (e accettato da Tsipras) propedeutico allo sblocco di 86 miliardi di prestito ponte. Per cui via i ministri dell’ala più integralista di Syriza, come lo stesso Lafazanis, e dentro moderati più filo europeisti, come Panos Skourletis proprio al delicato dicastero della Produzione e l'energia, o Olga Gerovasili, nuova speaker al posto di Gabriel Sakellaridis (vicepresidente della Camera) e primo volto femminile nella compagine del governo, passando per l’attore Pavlos Chaichalis alla Protezione civile che sta suscitando tanta ironia in rete. Non è stato facile per Tsipras chiudere il cerchio della squadra: secondo fonti interne al partito non sono state molte le candidature giunte al settimo piano di Koummoundourou, a testimoniare un passaggio difficile nonostante i sondaggi diano il 42% dei consensi a Syriza, nel frattempo spostatasi su posizioni più centriste.

Strappi

Soprattutto pesano le defezioni. Dopo il defenestramento del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, accusato dai creditori internazionali di essere stato “il ministro delle Finanze più costoso della storia Ue” (le cui posizioni sull’haircut del debito sono però oggi sostenute anche dalla numero uno del Fmi, Christine Lagarde), è la sostituzione della presidente della Camera Zoì Kostantopoulou a fare rumore. Figlia di uno dei fondatori storici del partito di sinistra ellenico, già avvocato di grido specializzata nel diritto penale per “i senza voce”, la Kostantopoulou è stata syrizea prima di Tsipras, partecipando alla nascita del movimento, oltre ad essere amica personale del premier. La rottura politica passa infatti anche da una rottura personale, così come con Nadia Valavani (viceministro delle Finanze) altra dimissionaria in polemica per il voto al piano, ma su cui pende la spada di Damocle di uno scandalo finanziario. Infatti pochi giorni prima dell’attivazione del capital control in Grecia, sua madre ha ritirato dal conto in banca ben 200mila euro, come ammesso in queste ore dalla stessa signora.

Uno strappo che, in caso di nuove elezioni, dovrebbe portare alla nascita di una fazione di scissionisti guidato proprio dalla Kostantopoulou, ma senza trascurare Varoufakis. “Siamo stati il primo governo di sinistra della storia ellenica e non abbiamo realizzato nulla del programma di Salonicco – è la vulgata che circola tra i capannelli degli scissionisti – anzi, abbiamo riportato la troika ad Atene”. È la ragione per cui, al netto di numeri ballerini in Aula e di valutazioni emozionali tutte interne al Paese e all’elettorato syrizeo, l’ombra di nuove elezioni non si allontana. Ad oggi, senza i voti della piattaforma di sinistra, il governo può contare su 123 voti certi, mentre ne servono 151 su 300 per la maggioranza e per far passare i provvedimenti.  Il prossimo mercoledì rappresenterà infatti già il primo banco di prova per il nuovo esecutivo, dal momento che saranno portati in Aula la seconda e la terza tranche di riforme contenute nel nuovo memorandum.

In Aula

Si tratta, nello specifico, del nuovo regime di tassazione degli agricoltori (con eliminazione di esenzioni fiscali e contemporaneo aumento delle aliquote fiscali); della riforma che abolisce le baby pensioni con la variazione delle condizioni di rivendicazione della titolarità, più il graduale aumento dei limiti di età (67 anni entro il 2019); della riforma del codice di procedura civile, che include cambiamenti radicali nella professione di avvocato; del consolidamento degli istituti di credito. Stando così le cose, due le strade per Tsipras: o cercare di volta in volta i voti in Aula chiedendo soccorso ai cento e più voti delle opposizioni, o in caso già di primo incidente parlamentare domani, ecco la ricerca (imposta dal Capo dello Stato Procopios Pavlopoulos) di una figura terza che sia premier di larghe intese in grado di far convogliare i voti per fare passare tutti i connessi del memorandum e conduca al più presto ad elezioni anticipate.

Elezioni anticipate

Il nodo, al momento, resta sia politico che economico. Sul nuovo prestito ad Atene e sullo scontro tutto europeo sulla riduzione del debito ecco le parole del ministro tedesco Schäuble, che è arrivato a minacciare le sue dimissioni dalle colonne del Der Spiegel. Non si fida del nuovo governo e continua, tramite endorsement ad hoc pubblicati dalla Bild, a chiedere il Grexit a tempo (cinque anni).

In Grecia da oggi ecco i nuovi effetti del piano: aumento dell'iva dal 13% al 23% per bus e metro, alimenti confezionati, ristoranti e bar. Mentre dal primo ottobre ci saranno gli aumenti dal 6,5% al 13% per gli alberghi e l'abolizione dell'iva agevolata per le isole. È questo il quadro in cui si inserisce il rischio (diventato ormai certezza) di elezioni anticipate. Un sondaggio pubblicato dal quotidiano Efimerida Ton Syntakton conferisce a Syriza senza gli scissionisti il 42,5% dei consensi e, quindi, la maggioranza assoluta dei seggi: 164 su 300. Il doppio dei conservatori di Nea Dimokratia (21,5%), seguiti dai centristi di Potami e dalla pattuglia di Alba dorata. Il ministro dell’Interno Voutsis, all’indomani del voto in aula del memorandum, ha spazzato via ogni dubbio, lasciando aperta solo la finestra del quando: se settembre o novembre. Nel primo caso la campagna elettorale si aprirebbe di fatto già domani, ma con il potere nelle mani di Tsipras di decidere in autonomia completa le liste di Syriza, depurate dagli integralisti. Nel secondo caso il gruppo di Kostantopoulou avrebbe qualche settimana in più per riorganizzarsi con una lista autonoma. E soprattutto di convincere Varoufakis a fare il grande passo. Con un frontman come l’ex ministro delle Finanze (impegnato nella stesura del suo nuovo libro “La crisi pagata sempre dai poveri”) l’appeal dei nuovi syrizei 2.0 sarebbe senza dubbio maggiore.


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