In pieno anno elettorale il governo del socialdemocratico Victor Ponta perde i pezzi ma non la maggioranza. Si sfalda l'alleanza con i liberali, che hanno ritirato in questi giorni i propri ministri. Pronto ad entrare l'UDMR della minoranza ungherese

27/02/2014 -  Mihaela Iordache

In pieno anno elettorale - nel 2014 sono previste infatti sia le europee che le presidenziali - i partiti romeni sentono forte l'esigenza di riposizionarsi sulla scena politica nazionale. E dopo un’alleanza di tre anni con i social-democratici del premier Victor Ponta, i liberali hanno ora deciso di uscire dal governo.

Le ragioni di un'alleanza

L’Unione Social Liberale (l’USL), di cui erano parte, alle elezioni politiche del dicembre 2012 aveva ottenuto una vittoria schiacciante raccogliendo il 70% dei consensi ed una maggioranza parlamentare più che confortevole. Una vittoria che nel medio periodo non è bastata a tenere unite le diverse anime della coalizione.

Definita da alcuni un'unione “contro natura” tra la dottrina di destra dei liberali e quella di sinistra dei social-democratici, l’USL ha avuto come principale collante la lotta contro la “dittatura”del presidente Traian Băsescu. E la sospensione dalla carica di Băsescu era uno degli obiettivi dichiarati. Ci si è provato nell'estate del 2012 con un referendum di impeachment, fallendo. Băsescu è rimasto in carica e così anche uno dei motivi alla base dell'unione.

Inoltre la collaborazione tra i due partiti, il PNL - partito storico romeno, i cui membri in passato hanno pagato con la vita o la galera la loro dissidenza durante il periodo comunista – e il PSD – un partito dove si sono spesso ritrovati vecchi membri della nomenclatura – si basava su un accordo: i liberali avrebbero sostenuto il premier social-democratico Victor Ponta, in cambio i socialdemocratici avrebbero sostenuto per la presidenza del paese il liberale Crin Antonescu.

Antonescu presidente? Anche no...

Ma nel tempo Antonescu si è reso conto che i socialdemocratici, il più grande partito della Romania, non avrebbe mai rinunciato alla carica più alta dello stato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso – o, vedendola da un altro punto di vista, il pretesto per uscirsene dal governo – è stato il mancato accordo tra Ponta e Antonescu sulla richiesta liberale di avere un proprio uomo al ministero degli Interni e che quest'ultimo ricoprisse anche la carica di vicepremier.

Che ci fosse aria di crisi era già chiaro ad inizio mese quando il PNL aveva chiesto un rimpasto di governo e la modifica principale della compagine governativa avrebbe riguardato la nomina del sindaco di Sibiu, Klaus Iohannis al ministero degli Interni, un ministero che tra l'altro si occuperà anche dell’organizzazione dei due momenti elettorali previsti per il 2014. Ma soprattutto, Antonescu aveva chiesto che Iohannis venisse nominato vicepremier, ponendo su questa questione un ultimatum sull'appoggio dei liberali al governo.

Dal canto suo Ponta si è dichiarato pronto ad accettare la candidatura di Iohannis al ministero degli Interni ma non alla carica di vicepremier, invocando per quest'ultimo diniego ragioni legate agli equilibri nella struttura di governo, problemi che secondo Antonesu si sarebbero potuti risolvere in 5 minuti con un passaggio parlamentare.

Scaduto l'ultimatum, nonostante le chiamate e gli appelli di Ponta affinché i liberali continuassero a fare squadra di governo, martedì sera il PNL ha deciso di ritirare i propri ministri. Inoltre i liberali hanno chiesto le dimissioni di Victor Ponta, in quanto avrebbe “ricevuto un mandato elettorale a premier in qualità di leader dell'USL, che ora non esiste più”.

Antonesu ha minacciato che se le dimissioni non arrivassero i liberali sono pronti ad andare all'opposizione e a proporre anche una mozione di sfiducia. Il leader dei liberali ha inoltre aggiunto che il PNL non ha disertato i suoi obblighi di governo: “Non scappiamo da questa responsabilità, ma non possiamo più appoggiare un governo che da molti punti di vista ha violato, tramite la persona e le decisioni del primo ministro, il programma di governo, le regole interne di coalizione, i termini fondamentali dell'intesa politica costitutiva dell'USL”.

La fine di un matrimonio di interesse

Finisce così il matrimonio d'interesse tra i social-democratici e i liberali: “Mi è sembrato onesto non prolungare questo festival dell'ipocrisia e avere il coraggio di affermare che L'Unione social-liberale non esiste più”.

Non tutti all'interno del partito hanno approvato questa decisione. Tra questi anche Calin Popescu Tăriceanu, ex premier liberale, che ha annunciato la sua uscita dal partito e la fondazione di una nuova compagine politica che si presenterà alle presidenziali. Ora però non è chiaro quanti, tra i liberali, sono pronti a seguirlo.

La decisione dei liberali di abbandonare il carro dell’esecutivo è stata inoltre criticata da molti analisti che hanno parlato sulle pagine della stampa romena di irresponsabilità e di scelte legate ad interessi e orgoglio personali, anteposti all'interesse del paese.

Secondo altri analisti invece l'aspetto positivo della vicenda è rappresentato dal fatto che il governo non godrà più di una maggioranza schiacciante e così la voce dell’opposizione si farà sentire di più, prerequisito per ogni società democratica.

Anche la destra, che attualmente risulta molto divisa, potrà forse recuperare dalla vicenda nuovo vigore per coalizzarsi.

Dal canto suo Ponta, che non ha nessuna intenzione di dare le dimissioni, si troverà a governare con una maggioranza abbastanza fragile, dove la presenza in parlamento di ciascuno dei suoi deputati o senatori sarà decisiva, cosa difficile da gestire dato che ora i politici sono più preoccupati di fare campagna elettorale che non presenziare ai lavori parlamentari.

Chi va, chi entra

Intanto il giovane primo ministro Ponta (41 anni) va avanti. In questi giorni non è stato con le mani in mano ed ha avviato negoziati con l’Unione Democratica dei Magiari (l’UDMR), sempre storicamente pronta a fare parte del governo di Bucarest, a prescindere dal colore politico dei suoi potenziali partner.

All’UDMR andranno probabilmente due ministeri. Il resto si dividerà fra i social-democratici, i conservatori e i rappresentanti dell’UNPR (l’Unione nazionale per il Progresso della Romania), guidata da Gabriel Oprea, attuale vicepremier.

Ponta ha annunciato che la prossima settimana presenterà in parlamento la sua nuova squadra e la Romania avrà un nuovo governo, sottolineando che si deve andare avanti, soprattutto ora che il paese registra la più alta crescita economica dell’Unione europea.


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