A 21 anni dalla sua creazione una rassegna sul Tribunale penale per l'ex Jugoslavia. Una tesi di laurea. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

13/06/2014 -  Roberta Ottonello

Tutti ricordiamo quel giorno di marzo del 2006 quando, alla tv e sui giornali, ci è stata data la notizia della morte di Milošević, ma, soprattutto, tutti ricordiamo chi era e ricordiamo gli avvenimenti tragici di cui fu protagonista la Jugoslavia nei primi anni '90. Quello che non tutti conoscono è, invece, il Tribunale penale per l'ex Jugoslavia. Questo, creato nel 1993 con la Risoluzione 827 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, rappresenta la volontà di giustizia della Comunità Internazionale, decisa a punire tutti i crimini commessi nel territorio jugoslavo a partire dal 1991.

L'importanza di questo Tribunale è cruciale. Non è stato il primo, Norimberga e Tokyo lo anticipano di quasi cinquant'anni, ma rappresenta al tempo stesso uno spartiacque all'interno dell'universo, semi-sconosciuto e decisamente nuovo, del diritto penale internazionale. Non è stato nemmeno l'ultimo e, proprio questo, gli conferisce gran parte della rilevanza che gli spetta. L'ICTY (acronimo dell'inglese International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia) è stato seguito dal Tribunale per il Rwanda, dalla Corte Penale internazionale e dalle Corti ibride. In ognuna di queste istituzioni, c'era un po' di Jugoslavia. In effetti, l'ICTY è stato un precursore sotto molti punti di vista: ha affrontato la questione della legalità riguardo la creazione dei Tribunali ad hoc, attraverso il caso Tadić; ha superato, creando dei precedenti, le difficili questioni poste da Milošević, che volle a tutti i costi difendersi da solo e ha combattuto, infine, contro scandali di non facile soluzione, come il caso Harhoff.

Sotto questi punti di vista, l'ICTY rappresenta certamente un successo, se non altro perché ha posto le basi per la creazione di una giustizia internazionale senza “scadenza”. Ovviamente, però, come tutte le istituzioni giuridiche, occorre chiedersi quale sia stato l'effettivo successo e, soprattutto, quanto lo sia stato.

Questa tesi si propone di rispondere a tutti questi quesiti, analizzando l'azione del Tribunale e dei suoi effetti senza limitare lo sguardo al solo lato giuridico: più che la Jugoslavia in quanto Stato, vittima dei crimini commessi è stata la popolazione stessa ed è questa, dunque, la dimensione che più di altre va presa in considerazione. La giustizia del Tribunale è stata davvero sentita dai popoli reduci dalla guerra? Il Tribunale è sito all'Aja, molto lontano dai luoghi di compimento dei massacri e delle pulizie etniche, il solo canale televisivo/giornalistico, è stato ed è sufficiente a generare la coscienza necessaria per capire e rendersi conto di quello che si è e si sta compiendo in quelle aule piene di giudici e, soprattutto, di imputati?

Attraverso la ricostruzione storica dello sviluppo della giustizia internazionale, oltre che degli eventi bellicosi, è possibile capire i successi e, i limiti, di un'istituzione che deve ancora compiere il suo cammino evolutivo, ma a cui l'ICTY ha dato un vero e proprio slancio.

Ventuno (lunghi) anni dopo la sua creazione, il Tribunale sta volgendo al termine della sua attività e, nonostante che molti bilanci siano già stati fatti, studiarne l'attività adesso diventa ancora più importante per capire l'effettiva eredità che, questo, ha lasciato al mondo.


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