La via della nazione, Albania - foto di Marjola Rukaj

La via della nazione, Albania - foto di Marjola Rukaj

Il 23 giugno gli albanesi sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo governo dell'Albania. Un appuntamento importante sia per il percorso europeo che per la stabilità interna del paese. I punti nodali della campagna elettorale dei due maggiori sfidanti, Edi Rama e Sali Berisha. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

17/06/2013 -  Leonardo Calabrese

Il 23 giugno prossimo i cittadini albanesi sono chiamati a scegliere il governo per i prossimi quattro anni. I due principali contendenti sono i politici più in vista del paese, Sali Berisha a capo del Partito democratico (PD) e Edi Rama, leader dei Socialisti (PS). Se l'integrazione europea è l'obiettivo finale di entrambi i contendenti, i piani per arrivarci si differenziano.

La campagna elettorale del Partito democratico si è focalizzata sui successi del passato come l'ingresso nella Nato e la liberalizzazione dei visti con l'Unione europea. Berisha sostiene una politica economica che si basa sulla riduzione delle tasse per le attività produttive e il miglioramento delle infrastrutture. Il governo a guida PD si è in effetti focalizzato sulla costruzione di vie di trasporto che si integrassero con quelle regionali, quale importante passo verso l'UE. Inoltre circa metà della popolazione albanese vive ancora in zone rurali dove, anche a causa delle infrastrutture del paese, si è penalizzati in termini di opportunità d'occupazione e imprenditoriali.

Da sottolineare comunque come i progetti infrastrutturali continuano ad essere caratterizzati da clientelismo nelle gare d'appalto e da scandali di corruzione.

Se i progetti infrastrutturali sono il cuore dei progetti economici di Berisha, Rama sta conducendo una campagna elettorale che si basa su una piattaforma economica del tutto differente. Il leader del Partito socialista collega il futuro economico dell'Albania alle riforme sullo stato di diritto per “europeizzare” il paesaggio istituzionale del paese. Elementi centrali del suo piano sono l'adozione di un sistema fiscale progressivo e una maggiore enfasi sulle politiche di welfare per migliorare la qualità dei servizi destinati ai cittadini albanesi con reddito medio e basso.

La campagna elettorale ha visto una polarizzazione crescente tra i due schieramenti. Le Ong locali e le organizzazioni internazionali hanno espresso crescente preoccupazione per il clima politico creatisi nell'avvicinarsi alle elezioni. Il rischio è che l'escalation porti a nuove proteste di strada come quelle scoppiate nel 2011, quando negli scontri morirono quattro persone.

Ciononostante, per le strade della capitale Tirana, la politica non sembra essere l'argomento che più interessa agli albanesi. Secondo un recente sondaggio il 60% dei cittadini albanesi ha dichiarato che non ha nessun interesse per le elezioni. Ciò che invece è al centro delle attenzioni sono le precarie condizioni dell'economia. Il rallentamento della crescita del PIL da un 6,1% del 2008 all'1,8% previsto per il 2013 ha dato un severo colpo alle prospettive di impiego nel paese. Inoltre la crisi dell'euro ha duramente colpito i principali paesi di emigrazione degli albanesi – Grecia e Italia – causando una diminuzione delle rimesse il che ha reso ancora più vulnerabili i nuclei familiari più poveri.

In quest'ottica, l'avvicinarsi delle elezioni non sta aiutando l'Albania. Tra le priorità del paese vi è il consolidamento fiscale e una gestione migliorata della spesa pubblica. Su nessuno di questi aspetti sono stati fatti miglioramenti in questi mesi di avvicinamento al voto. Al contrario, il governo si è astenuto dall'adottare misure impopolari ed ha avviato una campagna di lavori pubblici, che ha avuto un impatto sostanziale sul deficit statale. Secondo gli ultimi dati forniti dal ministero delle Finanze, nella corsa alle nuove elezioni il governo ha aumentato le spese del 10% se si fanno paragoni col primo quadrimestre del 2012, aumento trascinato dagli investimenti pubblici che, nel primo quadrimestre 2013 sono triplicati rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Allo stesso tempo l'appuntamento elettorale sta rappresentando oggetto di preoccupazione per gli investitori internazionali potenzialmente interessati all'Albania. In un sistema fortemente dominato dal clientelismo investire in un progetto approvato dall'amministrazione attuale potrebbe causare la frustrazione di vederlo affossato da un eventuale governo di maggioranza diversa.

La prossima tornata elettorale in Albania sarà fondamentale per il futuro del paese: un chiaro risultato alle urne potrebbe dare al prossimo governo una forte legittimazione e la capacità di affrontare con passo sicuro il rilancio dell'economia e le riforme, rallentate a partire dal 2008. Al contrario un risultato ambiguo e contestato potrebbe generare ulteriore malcontento sociale e colpire severamente la crescita, gli investimenti esteri e le prospettive di integrazione nell'UE. Gli albanesi meritano più di questo.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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